Riforma pensioni 2023, si moltiplicano proposte e richieste politici, INPS, UE, tecnici

di Marianna Quatraro pubblicato il
Riforma pensioni 2023, si moltiplicano p

Quali sono le tante posizioni attuali di più parti. Incertezze e nuove proposte per pensioni anticipate e aumento importo pensioni 2023.

Tra pensioni anticipate e aumento dell’importo delle pensioni finali 2023, la questione previdenziale continua a tenere banco. Il prossimo mese di settembre dovrà essere definita la nuova Legge di Bilancio e, con l’esaurimento della quota 102 al 31 dicembre 2022, si attende ancora di sapere se ci sarà una nuova misura che eviterà il pieno ritorno alla Legge Fornero per andare in pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi.

Le posizioni ad oggi sono ancora molto controverse ma negli ultimi giorni si sono susseguite affermazioni, prese di posizione, richieste e proposte da diversi fronti politici, INPS, Ue e tecnici. Vediamo allora quali sono le nuove proposte e richieste per la riforma pensioni 2023. 

  • Riforma pensioni 2023 posizioni e proposte Lega
  • Presidente Tridico Inps e posizione su riforma pensioni 2023 
  • Blocco dall’Ue a riforma pensioni 2023
  • Nuove richieste da tecnici e sindacati su riforma pensioni 2023 


Riforma pensioni 2023 posizioni e proposte Lega

Torna a rilanciare sulla necessità di una riforma pensioni 2023 la Lega che, ancora una volta, punta sulla quota 41 per tutti, vale a dire sulla possibilità per tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi e a prescindere dal requisito anagrafico e sin dall’inizio del prossimo anno, vale a dire da quando la quota 102 oggi ancora in vigore si esaurirà.

Presidente Tridico Inps e posizione su riforma pensioni 2023

Dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, arriva un relativo pessimismo sulla possibilità di lavorare su una effettiva riforma delle pensioni 2023 che possa introdurre concrete nuove misure di uscita flessibile dal prossimo anno e probabilmente, per il presidente dell’Inps, come del resto accaduto in questi ultimi anni, anche quest’anno si chiuderà con un nulla di fatto per le pensioni. 

Tridico ha, però, rilanciato la sua proposta di uscita anticipata a 63-64 anni di età con la cosiddetta pensione in due tempi.

Si tratta di un sistema di pensione per garantire una maggiore flessibilità in uscita e permettere a chi lo desiderasse di andare in pensione prima dei 67 anni di età, ricevendo una parte della pensione, quella contributiva, prima dei 67 anni, e una parte della pensione, quella retributiva, una volta maturati i normali requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni di età e almeno 20 anni di contributi). 

Solo una volta maturati comunque i requisiti pensionistici normalmente richiesti si riceverebbe così la propria pensione piena. Inoltre, per andare in pensione a due tempi bisognerà raggiungere almeno 63 o 64 anni di età, aver maturato almeno 20 anni di contributi versati allo Stato e una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l'assegno sociale. 

Blocco dall’Ue a riforma pensioni 2023

Il pessimismo espresso dal presidente dell’Inps Tridico trova una sorta di conferma nella posizione dell’Ue. Dopo aver 'silenziosamente' fatto capire che non ci sono margini di intervento sulle pensioni, con modifiche della legge Fornero e nuove pensioni anticipate, l'Ue torna a farsi sentire sulle pensioni italiane, bocciando totalmente la quota 102 (che permette quest'anno di andare in pensione prima a 64 anni di età e con almeno 38 anni di contributi) così come aveva fatto con la precedente con la quota 100, trattandosi anche in questo caso di una misura che mette a rischio la spesa previdenziale. 

Secondo Bruxelles, le numerose deroghe alla legge Fornero introdotte negli ultimi anni, da quota 100, a quota 102, come anche opzione donna e le pensioni anticipate per i lavoratori vulnerabili, non sono particolarmente sostenibili e vantaggio da un punto di vista finanziario e il pieno ritorno alla legge Fornero sulle pensioni sarebbe l’unica strada effettivamente in grado di assicurare sostenibilità finanziaria.

Nuove richieste da tecnici e sindacati su riforma pensioni 2023 

Se l’Ue, dal canto suo, ritiene che una riforma delle pensioni 2023 per definire piani di pensioni anticipate per tutti non sia al momento ancora fattibile, di tutt’altro avviso sono i sindacati che spingono ancora verso una ripresa dei tavoli con il governo.

Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, ha chiaramente spiegato che un pieno ritorno alla legge Fornero dal primo gennaio 2023 non è possibile e che serve piuttosto definire un sistema di pensioni equo e sostenibile e in grado di garantire sostenibilità sociale e inclusività, soprattutto per giovani e donne, e una maggiore flessibilità in uscita, permettendo a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi o raggiunti i 62 anni di età.

E rilancia le pensioni di garanzia per i giovani, sconti contributivi per le donne e le madri, rendere struttura l’ape sociale, con allargamento della platea ai lavori usuranti e pesanti, nonchè valorizzazione dei fondi pensione.

Secondo il segretario nazionale della Uil Pensionati, Carmelo Barbagallo, una ulteriore misura che dovrebbe aggiungersi alle eventuali pensioni anticipate è quella della definizione di un aumento strutturale delle pensioni, con la proposta di rendere strutturale il bonus da 200 euro definito dal governo Draghi oggi una tantum. 

E si tratta, per Barbagallo, di una misura fondamentale per garantire a tutti i pensionati non solo più potere d’acquisto ma anche la possibilità di vivere sempre più dignitosamente perché, ha spiegato, una pensione di mille euro e che serve per pagare mutuo o affitto, spesa, aiutare figli, ecc, non permette certo una vita più che dignitosa dopo una vita di impegno e sacrifici a lavoro. 

Da tecnici e consulenti del lavoro arriva, invece, una nuova proposta per una maggiore flessibilità in uscita con tra quota 100 o quota 102 veramente flessibile, che combini anzianità contributiva e requisito anagrafico in maniera, appunto flessibile, oscillando, in generale, tra i 61 e i 66 anni di età, in modo da sostenere il mercato del lavoro e favorire il ricambio generazionale. 

E per evitare che la flessibilità di una quota 100 o una quota 102 possa incidere particolarmente sui conti pubblici, gli stessi consulenti del lavoro hanno proposto un parziale ricalcolo contributivo per i beneficiari di quote retributive di pensione o una riduzione percentuale proporzionale in base all’anno di anticipo di uscita dal lavoro.