Tra governo e sindacati si lavora alla definizione di una vera e propria riforma delle pensioni 2023: quali sono le misure sul tavolo e nuove possibilità
Tra nuova riforma del Fisco pronta a marzo e nuova riforma del Lavoro, che va sempre più definendosi, si continua, immancabilmente, a parlare anche di prossima riforma delle pensioni, novità su cui si sta concentrando il governo e confermate anche dalla ministra del Lavoro Calderone, e che dovrebbero essere definite entro la fine dell’anno con la nuova Manovra finanziaria per poi prendere il via dal 2024, sostituendo finalmente la tanto discussa legge Fornero sulle pensioni. Ma vediamo quali sono le nuove indicazioni sulla prossima riforma delle pensioni 2023 che trapelano da esponenti di governo e sindacati.
Si parla, infatti, molto della possibilità di introdurre una quota 41 per tutti, per permettere a tutti, uomini e donne, di andare in pensione con 41 anni di contributi e a prescindere dal requisito anagrafico, equiparando così i requisiti di accesso alla pensione che ora sono diversi, considerando che per andare in pensione anticipata ordinaria gli uomini devono maturare 42 anni e 10 mesi di contributi e le donne 41 anni e 10 mesi di contributi, in entrambe in casi indipendentemente dall’età anagrafica.
Obiettivo del governo sarebbe quello di arrivare ad una quota 41 per tutti entro la fine dell’anno, obiettivo condiviso anche dai sindacati ma per cui si lavorare sulla sostenibilità economica. L’uscita con quota 41 costerebbe allo Stato, da una parte, ma implicherebbe anche tagli degli assegni per i lavoratori, stimati introno al 9% per le donne e fino al 12% per gli uomini.
Altra novità pensioni su cui si starebbe lavorando, come confermano anche dalla ministra del Lavoro Calderone, è la modifica di opzione donna per rendere più agevole l’uscita delle donne dal lavoro. Infine, la ministra del Lavoro ha annunciato novità per le pensioni anche per i lavoratori fragili la Calderone, assicurando che per loro entro il primo gennaio 2024 arriverà un nuovo strumento di tutela più aderente alle loro esigenze.
Per i sindacati, la vera e propria riforma delle pensioni 2023 sarà definita solo quando si abbasserrano per tutti i requisiti per andare in pensione, oggi troppo alti, fissati dalla Legge Fornero a 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi.
Secondo Domenico Proietti, segretario confederale Uil, con un lavoro ben fatto, si può abbassare l'età pensionabile per tutti in Italia, riducendola magari a 63 anni rispetto agli attuali 67 anni, così come in Francia si sta discutendo di stabilire l'età per andare in pensione a 64 anni.
Le richieste dei sindacati per una nuova riforma delle pensioni puntano non solo all'abbassamento generalizzato dell'età per uscire dal lavoro ma anche ad una revisione di opzione donna, con ritorno alla versione precedente, cioè permettendo alle lavoratrici di andare in pensione a 58-59 anni, a seconda che si tratti di lavoratrici dipendenti o autonome e senza vincoli di figli, così come su misure ad hoc per giovani con carriere discontinue.
Secondo i sindacati, inoltre, si devono valorizzare per le donne i periodi di lavoro di cura della faiglia e dei figli nella contribuzione previdenziale, prevedendo uno sconto di un anno di anticipo pensionistico. E’ anche necessario puntare l’attenzione sui fondi pensione, decisamente importanti per la costituzione di una pensione integrativa.
E’ intanto fissato per domani, mercoledì 8 febbraio, il nuovo incontro fra Governo e sindacati sulla nuova riforma pensioni 2023-2024.