Riforma Pensioni 2023 Ue silenzio posizione netta
Seppur in silenzio, o perlomeno indirettamente, l'Unione Europea ha preso posizione su pensioni anticipate e aumento importi pensioni in essere
La riforma delle pensioni 2023 continua ad essere tra i temi più discussi non solo in questo momento ma degli ultimi anni. Nulla, però, in tutto questo tempo è stato realmente fatto, se non soluzioni tampone che di Legge di bilancio in Legge di bilancio si sono susseguite, e nulla (forse) si farà anche quest’anno.
A scatenare nuovo pessimismo sul probabile nulla di fatto anche quest’anno di concreto per le novità pensioni 2023 è l’Unione europea che in silenzio sembra aver preso una netta posizione su uscite anticipate e aumento degli importi delle pensioni in Italia. Vediamo quale.
In questi ultimi giorni, all’indomani del forte aumento dell’inflazione e dei repentini cambiamenti della situazione economica globale dovuta al conflitto ucraino, con particolare riferimento alla condizione italiana, l’Ue ha ribadito la necessità nonché l’urgenza per il nostro Paese di ridurre un debito pubblico che è diventato molto elevato.
Secondo quanto precisato dall’Ue, il rapporto tra debito pubblico e Pil dell’Italia dovrebbe scendere al 143,5% nel 2024 e al 141,4% nel 2025 e per il momento la stessa Ue chiede all’Italia interventi importanti anche sul catasto, andando oltre la riforma su cui è stato già trovato accordo, e sul cuneo fiscale.
Diversi devono essere impegni e sacrifici da parte dell’Italia e pensare di lavorare ora su una riforma pensioni 2023 che possa garantire maggiore flessibilità in uscita per tutti costerebbe troppo a fronte delle effettive disponibilità e nuovi obiettivi indicati da Bruxelles.
L'Ue non ha esperessamente fatto riferimento alla riforma pensioni 2023 nè al dover mantenere quanto previsto dalla Legge Fornero ma, in base a quanto annunciato e richiesto da Bruxelles, ha silenzionamente fatto capire che una riforma delle pensioni non sarebbe ben vista.
Non è la prima volta in quest’ultimo periodo che l’Ue fa implicitamente capire al nostro Paese che non è il momento di cambiare la legge Fornero sulle pensioni, che creerebbe ulteriore debito perché già nelle raccomandazioni per il Ricovery Fund la stessa Ue aveva chiesto la piena applicazione della riforma pensioni Fornero, a 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi.
Ciò significa che sembrano essere stati cancellati i margini di intervento sulle pensioni (o seppur ci saranno, saranno davvero minimi) per:
Del resto, lo stesso Def già approvato non riporta alcun riferimento ad alcuna novità per le pensioni 2023, né in riferimento a misure di uscita flessibile né in riferimento a possibile eventuale proroga di misure già in vigore, ricordando che la quota 102 per andare in pensione a 64 anni di età e con 38 anni di contributi si esaurirà al termine del 2022, né sono stati programmati nuovi incontri tra governo e sindacati per tornare realmente a discutere di riforma pensioni.
Alla luce di quanto dichiarato dall’Ue, sembra dunque che anche quest’anno si chiuderà con un nulla di fatto concreto sulla riforma pensioni 2023. Senza un intervento deciso da parte del governo nulla si farà con il ritorno a pieno regime della legge Fornero dal primo gennaio 2023.
L’unica speranza per novità pensioni 2023 è la forza dei partiti, alcuni dei quali puntano non solo a definire nuovi sistemi di pensione anticipata per tutti, seppur con penalizzazioni e ricalcoli contributivi, ma a superare del tutto l’attuale legge sulle pensioni Fornero.
Senza interventi, però, le regole pensionistiche resteranno quelle ordinarie previste di pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi e di pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno, 41 anni e 10 mesi di contributi, per le donne e indipendentemente dal requisito anagrafico.