Nuova rivalutazione, opzione donna strutturale, ricalcolo contributivo e quota 41: quali sono le novità possibili per riforma pensioni 2023
La riforma pensioni 2023 di nuovo al centro del dibattito politico: nonostante i grandi problemi economici-finanziari che il nostro Paese sta affrontando, tra conseguenze della pandemia dovuta al Covid-19 e della crisi in Ucraina, si torna a parlare di previdenza e di necessità di revisione del sistema pensionistico, con novità già sicure e misure ancora in via di definizione. Vediamo allora quali sono novità pensioni già sicure e altre con buone probabilità di passare per riforma pensioni 2023.
La rivalutazione delle pensioni, che scatta ogni anno, segue un preciso meccanismo e si basa sulla variazione dei pressi.
Per sapere quanto effettivamente i prezzi variano nel corso dell'ultimo anno si aspettano dati aggiornati Istat e nel frattempo l'Inps procede con un doppio calcolo:
Oltre la nuova rivalutazione delle pensioni 2023 che sarà certa il prossimo anno, ci sono in ballo altre possibili novità pensioni che probabilmente passeranno ma su cui non c’è al momento alcuna certezza perché, pur portando avanti sindacati ed esponenti politici le discussioni sulle pensioni, non è stato ancora definito un nuovo incontro tra governo e sindacati per stabilire effettivamente su quali novità pensioni puntare per il prossimo anno.
Tra le ipotesi che potrebbero passare per una riforma delle pensioni 2023 ci sono quota 41, per permettere a tutti di andare in pensione a condizione di aver maturato almeno 41 anni di contributi, di cui uno maturato prima del compimento dei 19 anni di età, e prescindere dal requisito anagrafico.
Con questa proposta, su cui tornano sempre a rilanciare i sindacati, dunque, si andrebbe in pensione senza dover necessariamente raggiungere una età specifica da associare ai 41 anni di contributi e sarebbe conveniente sia per la platea di persone interessate, che finalmente potrebbero collocarsi a risposo considerando che in tanti lavorano sin da giovanissimi, sia per il governo stesso, considerando che coloro che potrebbero accedere alla pensione con quota 41 non sarebbero tantissimi, per cui si potrebbe risparmiare sui soldi.
Altra proposta in ballo per la riforma pensioni 2023 che potrebbe passare è quella di una ipotesi di uscita anticipata con una qualche forma ricalcolo contributivo, che in ogni caso implicherebbe risparmi, anche elevati.
Il ricalcolo contributivo potrebbe valere, per esempio, per chi decide di andare in pensione qualche anno prima, per esempio a 64 anni, per gli anni di uscita anticipata prima dei 67 oggi richiesti per la pensione di vecchiaia (unitamente a 20 anni di contributi) per poi ricevere parte della pensione, quella retributiva, solo una volta maturati i normali requisiti per la pensione di vecchiaia.
Ciò significa che solo quando si raggiungono i normali requisiti pensionistici allora si può ricevere la propria pensione in maniera piena.
Si tratta della cosiddetta pensione in due tempi, che sarebbero, appunto, uno con calcolo contributivo e uno con calcolo retributivo, ma accessibile, come annunciato, solo raggiungendo almeno i 63 o 64 anni di età e avendo maturato almeno 20 anni di contributi versati allo Stato e una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l'assegno sociale.
Altra novità pensioni che si prepara probabilmente a passare per la nuova riforma delle pensioni 2023 è quella dell’opzione donna che dal prossimo anno potrebbe diventare misura strutturale e non essere più sperimentale e prorogata di anno e anno permettendo comunque sia a lavoratrici dipendenti (sia pubbliche che private) e sia a lavoratici autonome di andare in pensione prima, rispettivamente a 58 e a 59 anni di età avendo maturato 35 anni di contributi.
Il calcolo della pensione finale con opzione donna sarà sempre contributivo e i contributi validi ai fini del raggiungimento dei 35 anni richiesti saranno sempre i seguenti: