Riforma pensioni, un primo passaggio davvero decisivo su novità in manovra finanziaria questa settimana

di Marianna Quatraro pubblicato il
Riforma pensioni, un primo passaggio dav

Conclusi gli incontri dei tecnici sulle pensioni, ora il dossier si prepara ad arrivare sul tavolo della ministra del Lavoro: ecco cosa si potrebbe fare in Manovra per le pensioni

E’ in arrivo sul tavolo della ministra del Lavoro Calderone il nuovo dossier dell’Osservatorio sulla spesa previdenziale che inizierà ad indicare la strada da intraprendere per la definizione di eventuali novità pensioni da inserire nella prossima Manovra Finanziaria che sarà completata poi dopo la presentazione della Nadef del 27 settembre, Nota di aggiornamento al Def che permetterà di sapere quante risorse economiche saranno a disposizione proprio per l’attuazione di novità per le pensioni. Vediamo allora qual è e cosa prevede il primo passaggio davvero decisivo di questa settimana per novità pensioni in manovra finanziaria.

  • Riforma pensioni questa settimana un primo passaggio davvero decisivo su novità in manovra 
  • Nessun accenno su possibilità di aumento degli importi delle pensioni


Riforma pensioni questa settimana un primo passaggio davvero decisivo su novità in manovra 

Al termine dell'ultimo incontro tecnico sulle pensioni, è stato annunciato che tra giovedì e venerdì di questa settimana sarà presentato il nuovo dossier dell’Osservatorio sulla spesa previdenziale sul tavolo della ministra del Lavoro Calderone con indicazioni da parte dei tecnici per decidere quali novità e misure sulle pensioni si potranno fare nella prossima Legge di Bilancio.

Si tratta di un passaggio importante perché per la prima volta permetterà concretamente di capire come poter effettivamente lavorare sulle pensioni in vista della prossima Manovra e soprattutto sulla flessibilità in uscita, tanto richiesta e attesa. 

Quattro i macro temi affrontati nel dossier che si prepara ad arrivare alla ministra del Lavoro: pensione di garanzia per i giovani, flessibilità in uscita ed esodi, lavori gravosi e tutela delle donne, previdenza complementare.

Partendo dalla pensione di garanzia per i giovani, si punta ad istituire uno strumento che sia in grado di garantire pensioni dignitose a chi svolge oggi lavori precari e ha carriere discontinue e rischia di diventare il nuovo povero di domani. 

Per flessibilità in uscita ed esodi, si starebbe pensando a prorogare forme di uscita anticipata già in vigore come quota 103 e opzione donna, ma ripristinando i vecchi requisiti, vale a dire possibilità di andare in pensione a 58 anni per le lavoratrici dipendenti, sia pubbliche che private, e a 59 anni di età per lavoratrici autonome con 35 anni di contributi a prescindere dall’avere figli e dalla categoria di appartenenza, se disabili, cargiver o disoccupate come attualmente accade.

Per quanto riguarda il capitolo esodi, l’attenzione sarebbe puntata sul potenziamento dell’isopensione, con possibile definizione di un nuovo strumento unico per gli esodi incentivati contestuali a nuove assunzioni che permetterebbe di anticipare la pensione da 5-7. 

Il nuovo meccanismo potrebbe riunire gli attuali sistema di uscita anticipata di contratto di espansione, che permette di andare in pensione prima fino a 5 anni, isopensione, che permette di andare in pensione prima fino a 7 anni, e trattativa privata tra impresa e singolo lavoratore, permettendo di anticipare la pensione fino a 5-7 anni percependo un’indennità fino alla maturazione dei normali requisiti di pensione richiesti ma perdendo del tutto i contributi degli anni persi a lavoro per l’uscita anticipata, con il rischio di ricevere una pensione finale più bassa.

Altro nuovo sistema di esodo che potrebbe rientrare nella nuova Manovra Finanziaria, anticipato in questi ultimissimi giorni, dovrebbe invece prevedere una staffetta generazionale con uno scivolo pensionistico di due anni che permetterebbe al dipendente prossimo alla pensione di lavorare part time formando contestualmente un giovane da assumere.

Il nuovo sistema di uscita anticipata dovrebbe, dunque, prevedere per lavoratori a cui mancano due-tre anni al pensionamento la possibilità di ridurre l’orario di lavoro per permettere l’assunzione agevolata di un giovane, senza implicare alcun aumento dei costi per l’impresa.

In questo caso, il lavoratore che sceglie, su base volontaria, il passaggio al part time per agevolare nuove assunzioni dovrebbe ricevere il normale stipendio con una quota versata dall'Inps. 

Passando ai temi lavori gravosi e tutela delle donne e previdenza complementare, per i lavoratori gravosi potrebbe esserci un ampliamento dell’ape social per andare in pensione prima a 63 anni di età e con 36 anni di contributi con nuove categorie di lavori usuranti e gravosi da inserire, ma non dovrebbe esserci spazio per la quota 41 a causa della mancanza di risorse, mentre per la previdenza complementare, l’idea è quella di potenziare e differenziare i vantaggi fiscali per chi aderisce ai fondi pensione, per favorire l’adesione alla previdenza complementare anche nei confronti dei familiari.

Nessun accenno su possibilità di aumento degli importi delle pensioni

A parte le possibilità di nuove uscite anticipate seppur circoscritte a determinate categorie di persone e lavoratori, non c’è stato alcun accenno all’eventuale aumento degli importi delle pensioni. E il motivo è presto spiegato: la decisione di aumentare le pensioni non dipende, in realtà, dal Ministero del Lavoro ma dal Ministero dell’Economia. 

Spetta, infatti, al Mef, per esempio, decidere l’indice di rivalutazione delle pensioni su cui ricalcolare gli importi il prossimo anno e se la rivalutazione sarà minore del previsto, per la necessità di recuperare ulteriori risorse economiche, dipenderà dal Mef. Se ci fosse poi la possibilità di un ulteriore aumento delle pensioni, potrebbe derivare dalla revisione Irpef e sia in relazione alla estensione della no tax area e sia in relazione alla modifica Irpef per il primo scaglione di reddito. 

Si punta, infatti, ad ampliare la soglia di reddito del primo scaglione Irpef. Oggi il primo scaglione Irpef è per chi ha redditi fino a 15mila euro e prevede un’aliquota del 23%. L’intenzione del governo è ampliare il primo scaglione di reddito estendendolo da coloro che hanno redditi fino a 15mila euro a coloro con redditi fino a 28mila euro.