Se non ci sarà riforma pensioni, cosa accadrà nel 2023 per uscite anticipate e importi

di Marianna Quatraro pubblicato il
Se non ci sarà riforma pensioni, cosa ac

Cosa accadrà nel 2023 sia per le pensioni anticipate che per gli importi delle pensioni se non ci sarà nessun intervento del Governo.

Sembrano svanire le possibilità di definizione di una riforma delle pensioni 2023: nessun riferimento a novità pensioni è stato fatto nel Def già approvato, nessun nuovo incontro ufficiale è stato programmato tra sindacati e governo a breve e l’Ue ha velatamente ma chiaramente fatto capire che le condizioni economiche attuali non permettono di mettere mani ad una riforma pensioni come quella attuale in Italia che, seppur rigida, riesce comunque a garantire sostenibilità.


Nessuna speranza, dunque, di nuova uscita anticipata, incerti gli aumenti delle pensioni annunciati. Ma qualcosa si spera cambi nei prossimi mesi, per imposizione dei partiti, per reperimento di nuove risorse, anche se al momento sembra improbabile. Fino al prossimo ottobre, però, quando il Def arriverà sul tavolo europeo per essere esaminato, c’è ancora tempo e magari qualcosa si potrebbe ancora fare. Ma cosa accadrà nel 2023 per pensioni anticipate e importi senza una riforma delle pensioni?

  • Cosa cambia nel 2023 per pensioni anticipate senza riforma pensioni?
  • Cosa succede a importi pensioni 2023 senza riforma pensioni

Cosa cambia nel 2023 per pensioni anticipate senza riforma pensioni?

Stando a quanto riportano le ultime notizie, difficilmente, a causa del quadro generale economico-finanziario, nonché politico, sarà approvata una riforma delle pensioni strutturali così come ci si aspettava e augurava e anche quest’anno si chiuderà molto probabilmente con un nulla di fatto in merito.

Se non ci sarà alcuna riforma delle pensioni 2023, con la definizione di uscite anticipate per tutti pur con penalizzazioni eventuali e ricalcoli contributivi, allora torneranno a pieno regime e senza deroghe tutte le misure pensionistiche previste dalla Legge Fornero.

Si esaurirà la quota 102 che permette di andare quest’anno in pensione a 64 anni di età e con 38 anni almeno di contributi, forse resteranno opzione donna, per permettere solo alle lavoratrici, sia dipendenti che private, di anticipare l’uscita, e ape social, sempre e soltanto per determinate categorie di persone considerate svantaggiate, ma sono incerte, e si tornerà ad andare in pensione solo con pensione di vecchiaia e pensione anticipata ordinaria.

I requisiti per andare in pensione di vecchiaia, però, come confermato da una circolare Inps dello scorso febbraio, non cambieranno dal primo gennaio 2023 adeguandosi alle aspettative di vita. Già lo scorso gennaio 2021 non è stato previsto alcun adeguamento dei requisiti pensionistici alla speranza di vita e dal primo gennaio 2023 resteranno ancora bloccati.

Ciò significa che si andrà ancora in pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi. Ricordiamo che la riforma Fornero prevede un aumento di 3-4 mesi ogni due anni dei requisiti per la pensione di vecchiaia proprio per adeguamento all’aumentare dell’aspettativa di vita ma si tratta di un meccanismo che ancora per il prossimo anno sarà bloccato.

I requisiti per andare, invece, in pensione anticipata ordinaria restano fermi a:

  • 42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini a prescindere dall’età;
  • 41 anni e dieci mesi di contributi per le donne a prescindere dall’età.

 
Cosa succede a importi pensioni 2023 senza riforma pensioni

Tra le novità che avrebbero dovuto essere approvate con la nuova riforma pensioni 2023 figuravano anche aumenti degli importi delle pensioni che, stando alle ultime notizie, e senza adeguate risorse economiche, difficilmente avverranno.

In mancanza di effettivi aumenti delle pensioni, il prossimo anno ci sarà comunque un incremento delle pensioni dovuto alla rivalutazione ad un tasso definitivo più alto dell’attuale provvisorio. La rivalutazione delle pensioni è un sistema che ogni anno prevede l’adeguamento dei trattamenti pensionistici ai valori Istat per dare potere di acquisto ai pensionati.

Per la rivalutazione delle pensioni di quest’anno 2022 è stato, infatti, calcolato il tasso provvisorio definito dal Mef all’1,7%. Per il 2023, invece, si parla di un tasso definitivo fissato dall'Istat più alto, all'1,9%. Ciò significa che le pensioni nel 2023 aumenteranno ancora e anche per effetto dei conguagli per gli arretrati, ricalcolando le pensioni di quest’anno con tasso all'1,9% invece che all'1,7%.