I due grandi flop sulle pensioni e le attese per novità migliori a marzo e settembre: cosa prevedono ultime notizie su questione previdenziale
Quali sono i due grandi flop sulle pensioni al momento in attesa del rilancio a marzo e settembre? La ministra del lavoro Calderone ha anticipato nuove misure per novità pensioni 2024, la premier Meloni ha parlato del 2023 come l'anno delle grandi riforme che l'Italia aspetta da tempo ma che nessuno ha avuto il coraggio di fare, a partire dalla riforma delle pensioni di cui da anni si parla senza mai arrivare a compimento ma solo definendo misure cosiddette ponte.
Nell’attesa di capire cosa si farà davvero quest’anno per rivedere in maniera strutturale l’attuale legge sulle pensioni, ci sono due grandi flop pensioni che stanno creando non poco malcontento.
Con la rivalutazione pensionistica al 7,3% ci si aspettava importanti aumenti mensili in più nei cedolini di pensione, aumenti che, al contrario, non ci sono stati, così come non c’è stato proprio ancora il ricalcolo delle pensioni con nuova rivalutazione se non per le pensioni più basse da rivalutare del 100%.
Le attese sono per il mese di marzo quando, come annunciato dall’Inps, i pensionati riceveranno le pensioni rivalutate secondo quanto spettante, compresi gli arretrati di gennaio e febbraio, ma che si prospettano pur sempre inferiori alle aspettative. E i motivi sono principalmente due: rivalutazione ridotta rispetto all’indice stabilito del 7,3% e aumento delle tasse locali, addizionali Irpef comunali e regionali.
Per la rivalutazione delle pensioni al 7,3% si devono calcolare sia gli acconti che i pensionati con assegni fino a 2.692 euro lordi al mese hanno percepito da ottobre a dicembre 2022 per effetto della rivalutazione anticipata al 2%, e sia le percentuali rivalutative stabilite dal governo Meloni e che sono:
Ciò significa che le pensioni saranno rivalutate in maniera meno vantaggiosa con aumenti inferiori alle aspettative e ad aggravare tale malcontento si sono gli aumenti delle addizionali Irpef regionali e comunali che sono già state fissate da molti Comuni e regioni.
Gli aumenti delle addizionali locali da pagare incidono chiaramente sugli aumenti delle pensioni ricevuti per la rivalutazione, riducendone gli importi reali, perché per effetto della rivalutazione non piena, gli aumenti risultano più bassi delle aspettative e a da tali aumenti devono essere sottratte tasse, invece, più alte da pagare.
Il secondo flop per le pensioni è quello relativo alle novità pensioni approvate con la Manovra Finanziaria 2023, tra nuova quota 103 al posto di quota 102 per andare in pensione a 62 anni di età e con 41 anni di contributi e opzione donna modificata.
Stando a quanto riportano le ultime notizie, si tratta di forme di uscita anticipata che non stanno riscuotendo particolare successo, anche se, forse, per capire come andranno effettivamente bisognerà aspettare ancora un po' di tempo.
In ogni caso, se quota 102 e opzione donna non avevano fatto già ‘sognare’ granchè, risultati peggiori si attendono per quota 103 e opzione donna modificata e si spera in un prossimo rilancio, rapido, delle novità per le pensioni prima a marzo, con la nuova riforma del fisco, che con una revisione ulteriore delle aliquote Irpef potrebbe aumentare le pensioni, e poi a settembre, quando si inizieranno a delineare effettivamente i contorni reali di una vera e propria riforma delle pensioni che possa rivedere l’attuale Legge Fornero ed entrare in vigore a partire dal primo gennaio 2024.
L’obiettivo del governo è, infatti, quello di arrivare ad una riforma delle pensioni strutturale anche per eliminare definitivamente le misure momentanee e non sostenibili che continuano ad essere rinnovate ogni anno.
Inoltre, la spesa per pensioni ha ricominciato a correre e lo stesso Inps prevede di chiudere l'esercizio 2023 con un risultato negativo di quasi 10 miliardi. La spesa per le pensioni, secondo le ultime previsioni, dovrebbe salire dai 297,3 miliardi del 2022, a ben 320,8 miliardi alla del 2023 fino ad arrivare a 349,7 miliardi nel 2025 e si tratta di costi che non sembrano essere favorevoli per la definizione di una vera e propria riforma delle pensioni, tanto più che i conti Inps non sono affatto incoraggianti e positivi.
Il bilancio preventivo per il 2023 dell’Inps riporta un risultato economico negativo di oltre 9,7 miliardi a fine anno, mentre l'esercizio 2022 si è chiuso con un attivo di 1,8 miliardi. Si tratta di un peggioramento certamente dovuto all’andamento di economia e inflazione ma che, senza nuovi interventi, non si risanerà, anzi, la situazione patrimoniale dell'Istituto tenderebbe a peggiorare non aprendo a possibili ulteriori interventi sulle pensioni. Tutto, dunque, è in divenire da definire con accuratezza e attenzione.