Per chi e quando ci saranno aumenti stipendi ancora nel corso dell'anno dopo quelli di Agosto e Luglio

di Marianna Quatraro pubblicato il
Per chi e quando ci saranno aumenti stip

Come, perché e per chi sono ancora previsti aumenti degli importi degli stipendi fino a fine anno: ecco cosa aspettarsi

Per chi e quando ci saranno aumenti stipendi ancora nel corso dell'anno 2023 dopo quelli di Agosto e Luglio? I lavoratori dipendenti attendono ancora novità per gli stipendi, augurandosi anche che l’annuncio del governo di voler rendere strutturale con la nuova Manovra Finanziaria 2024 il taglio del cuneo fiscale al 7% possa effettivamente diventare realtà. Nel frattempo, alcune novità per gli stipendi si prospettano ancora fino alla fine dell’anno. 

  • Aumenti stipendi luglio e agosto 2023 
  • Per chi e quando ci saranno ancora aumenti di stipendi nel corso del 2023
  • Nuovo bonus per aumentare gli stipendi annunciato da governo entro l’anno


Aumenti stipendi luglio e agosto 2023 

Nei mesi di luglio e agosto sono aumentati gli stipendi dei lavoratori dipendenti soprattutto entro determinati limiti di reddito. A luglio è scattato, infatti, il ricalcolo degli stipendi con ulteriore taglio del cuneo fiscale al 7% per redditi fino a 25mila euro e al 6% per redditi tra 25mila e 35mila euro per dipendenti privati mentre ad agosto tocca agli stipendi dei dipendenti pubblici tale nuovo ricalcolo. 

Il governo ha, infatti, aumentato per tutti i dipendenti, pubblici e privati, il taglio del cuneo fiscale di ben 4 punti percentuali, portandolo dal 3% al 7% per chi percepisce redditi annui fino a 25mila euro, cioè per stipendi fino a 1.923 euro lordi mensili, e dal 2% al 6% per chi percepisce redditi annui lordi tra 25mila e 35mila euro, cioè per stipendi fino a 2.692 euro lordi mensili.

Dopo gli aumenti di luglio degli stipendi anche per la quattordicesima più alta per taglio del cuneo fiscale, ma quello deciso in Manovra Finanziaria 2023 al 3% per redditi fino a 35mila euro e al 2% per redditi tra 25mila e 35mila euro, aumentano ancora ad agosto di qualche decina di euro gli stipendi dei dipendenti pubblici per il calcolo della prima rata dell'una tantum decisa con la Manovra Finanziaria 2023, pari all'1,5% della retribuzione percepita e valida esclusivamente per i dipendenti della pubblica amministrazione

Cambiano ancora gli stipendi dei dipendenti privati ad agosto se assunti con i contratti nazionali di lavoro Ccnl che sono stati rinnovati con aumenti delle retribuzioni minime. Aumentano, per esempio, gli stipendi di lavoratori assunti con Ccnl Metalmeccanici, Ccnl Edile, Ccnl Abbigliamento, Ccnl calzaturiero, Ccnl agricoltura, Ccnl Metalmeccanici e Metalmeccanici industria, Ccnl Farmacia private, Ccnl Chimico-farmaceutico (industria), e non solo, mentre si va verso ulteriori accordi per altri rinnovi di Ccnl ancora in discussione. 

Inoltre, aumentano gli stipendi di agosto anche per effetto dei rimborsi del 730 2023, che possono essere di qualche centinaia di euro perché per rimborsi di importi superiori bisognerà attendere un po' di mesi e non vengono pagati ad agosto.

La data di pagamento dei rimborsi del 730 2023 cambia, infatti, non solo in base al tempo di presentazione della dichiarazione dei redditi ma anche in base all’importo del rimborso da ricevere:

  • per rimborsi di importo entro i mille euro, il pagamento viene effettuato tra il 15 e il 22 dicembre;
  • per rimborsi di importo compreso tra mille e 4mila euro, il rimborso viene effettuato tra gennaio e marzo;
  • per rimborsi di importo maggiore di 4mila euro di solito la dichiarazione viene verificata dall’Agenzia delle Entrate, allungando i tempi dai 4 ai 6 mesi.
Possono aumentare poi ad agosto gli stipendi dei lavoratori per effetto del riconoscimento dei nuovi fringe benefit: da agosto sale, infatti, la soglia esentasse fino a 3mila euro dei fringe benefit e l’Agenzia delle Entrate ha specificato tra i bonus che non concorrono a formare reddito di lavoro dipendente anche le somme erogate o rimborsate ai lavoratori per il pagamento delle utenze domestiche di energia elettrica, acqua e gas.

Rientrano dei fringe benefit inclusi nel Decreto Lavoro di maggio con soglia esentasse entro i 3mila euro, tra gli altri, buoni pasto, buoni carburante cellulari e computer aziendali, auto aziendali, borse di studio, alloggi dati in uso ai dipendenti, prestiti agevolati, polizze assicurative extraprofessionali, premi assicurativi extra professionali.

Per chi e quando ci saranno ancora aumenti di stipendi nel corso del 2023

Al di la degli aumenti di stipendi decisi e già scattati a luglio e agosto, ci saranno ancora aumenti di stipendi nel corso del 2023 per alcune categorie di lavoratori. Innanzitutto, come sopra accennato, se alcuni Ccnl sono già stati rinnovati, a breve si dovranno chiudere le trattative per il rinnovo di altri Ccnl, come quello dei bancari, per cui tutti i lavoratori assunti con specifiche tipologie di contratti di lavoro scatteranno nuovi aumenti di stipendi. 

Per altri lavoratori dipendenti ci saranno ulteriori aumenti di stipendi ancora nel corso del 2023 per i rimborsi 730. In particolare:

  • per le dichiarazioni dei redditi presentate entro il 15 luglio, il rimborso arriva a settembre;
  • per le dichiarazioni inviate entro il 31 agosto, i rimborsi arrivano ad ottobre o novembre;
  • per chi ha presentato la dichiarazione dei redditi entro il 2 ottobre 2023, i dovuti rimborsi arrivano a dicembre.
E i tempi possono ancora cambiare, come sopra spiegato, per gli importi dei rimborsi da riconoscere, arrivando anche al prossimo anno 2024 in alcuni casi.

Ulteriori motivi per cui potrebbero ancora aumentare gli stipendi nel corso del 2023 sono approvazione della riforma fiscale e nuovo bonus proposto dalla premier Meloni.

Partendo dalla nuova riforma fiscale (che però entrerà, salvo qualche eccezione, e pure in misura minima in vigore probabilmente dal 2024) , tra revisione delle aliquote Irpef e riordino delle detrazioni, certamente ci saranno cambiamenti per gli stipendi, e per tutti i lavoratori a prescindere dai redditi percepiti. In tali casi, gli aumenti cambieranno a seconda dei redditi percepiti ma si prospettano, in generale, per tutti.

L’obiettivo del governo con la nuova riforma fiscale è quello sia di modificare le attuali quattro aliquote Irpef di tassazione sui redditi, portandole a tre, cercando di agevolare tutte le fasce di reddito, prevedendo guadagni per tutte e meno tasse da pagare, e sono diverse le ipotesi di revisione al momento in discussione, e sia di rivedere le detrazioni, con nuovo sistema di riconoscimento di sconti in base ai redditi. 

Al momento per la revisione delle detrazioni si pensa ad uno schema di diverse percentuali di detrazioni in base ai redditi conseguiti e che potrebbero essere le seguenti:

  • detrazioni del 4% del reddito per lo scaglione fino a 15mila euro;
  • detrazioni del 3% del reddito per lo scaglione tra 15mila e 50mila euro;
  • detrazioni del 2% del reddito per lo scaglione tra 50mila e 100mila euro;
  • nessuna detrazione per redditi oltre i 100mila euro.
Per la revisione delle aliquote Irpef, le attuali in vigore sono le seguenti:
  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
La prima ipotesi di revisione Irpef in base agli scaglioni di reddito prevederebbe le seguenti aliquote: 
  • del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste nuove aliquote Irpef, non ci sarebbe alcuna novità per chi percepisce redditi più bassi fino a 15mila euro, per cui resterebbe confermata l’aliquota al 23% ma ci sarebbero vantaggi per chi ha redditi annui tra 28mila euro e 50mila euro perché l’aliquota di tassazione scenderebbe dal 35% al 27%, mentre sarebbero penalizzati coloro che hanno redditi annui sui 25mila euro. 

Altra ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti aliquote:

  • al 23% per redditi fino a 28.000 euro; 
  • al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
Con questa modifica Irpef, tutte le fasce di reddito sarebbero avvantaggiate, perchè tutti pagherebbero meno tasse.

Ulteriore ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti nuove aliquote:

  • del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro;
  • del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Con queste nuove aliquote Irpef, chi ha redditi più bassi tra i 15mila e i 28mila euro sarebbe paradossalmente penalizzato da un aumento delle tasse, mentre sarebbe avvantaggiato chi ha redditi più alti tra 50mila e 75mila.

Ultime ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti aliquote:

  • aliquota del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28mila euro;
  • aliquota del 35% per redditi da 28.001 euro a 50mila euro;
  • aliquota del 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, aumenterebbero i redditi tra i 15mila e i circa 30mila euro tra i circa 50-60 euro, fino a 800-1.000 euro per chi ha redditi più alti. E’, però, possibile, come anticipato dalla stessa premier Meloni, si possa modificare, abbassandola, la prima aliquota del 23% per redditi più bassi, in modo da agevolare chi percepisce meno. 

Nuovo bonus per aumentare gli stipendi annunciato da governo entro l’anno

A contribuire ad aumentare gli stipendi ancora nel corso dell’anno potrebbe esserci il nuovo bonus annunciato dalla stessa premier Meloni ma ancora da definire, perché sono diverse le ipotesi al momento in discussione: è, infatti, possibile che il nuovo bonus del governo Meloni venga strutturato come un bonus una tantum, sulla scia di quanto già fatto lo scorso anno con i bonus del governo Draghi di 200 e 150 euro di luglio e novembre e che hanno riscosso grande successo, o, ancora, basarsi sulla revisione della tassazione sulla tredicesima.

Il governo ha, infatti, già anticipato l’idea di detassare la tredicesima di dicembre per ridurne le tasse fino al 15% e la misura potrebbe essere strategica per una maggior consenso al governo, soprattutto in vista delle nuove elezioni europee in programma nel 2024. 

In ogni caso, il nuovo bonus una tantum per aumentare pensioni e stipendi contro l’inflazione ancora alta, non sarebbe riconosciuto a tutti ma probabilmente solo a chi soddisfa determinati requisiti e ha redditi entro determinati limiti, come già del resto fatto sia con i bonus una tantum dello scorso anno di 200 e 150 euro e sia per i nuovi tagli del cuneo fiscale, applicati solo a lavoratori con redditi entro i 35mila euro lordi annui.