Permessi smart working congedo maternita paternita novita
Come cambiano le norme di conciliazione lavoro e vita familiare con la nuova legge approvata dal governo: quali sono novità al via
Cambiano le norme di conciliazione di vita familiare e lavoro: il governo ha dato, infatti, il via libera alla nuova legge per il riordino delle modalità di conciliazione tra vita familiare e lavoro, sia per chi ha figli e sia per chi deve assistere genitori, figli o altri parenti anziani. Vediamo allora cosa cambia nel 2022 per lavoratori dipendenti e autonomi per permessi, smart working, congedo di maternità e paternità.
Stando a quanto stabilito dalle nuove norme, il lavoratore dipendente, pubblico o privato, ha diritto a fruire di tre giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa, per assistere una persona con disabilità in situazione di gravità, non ricoverata a tempo pieno, che sia coniuge, parte di un’unione civile, convivente di fatto o parente o affine entro il secondo grado.
Altra novità approvata riguarda la priorità di poter fare smart working, se e quando possibile, per genitori. In particolare, la nuova legge stabilisce che i datori di lavoro pubblici e privati che prevedono la possibilità di effettuare prestazione di lavoro in smart working debbano dare priorità alle richieste in tal senso presentatre dalle lavoratrici e dai lavoratori con figli fino a 12 anni di età o senza alcun limite di età nel caso di figli disabili.
La stessa priorità deve essere riconosciuta alle richieste dei lavoratori che si occupano di assistenza ad un genitore o altro familiare in condizioni di disabilità, previa, chiaramente, certificazione di disabilità e condizione di cargiver del lavoratore.
Per ogni lavoratore o lavoratrice dipende che chiede di essere in smart working non possono essere mai previsti demansionamenti, trasferimenti, licenziamenti, o altre conseguenze negative sul lavoro. Nel caso in cui tali conseguenze dovessero verificarsi sarebbero comunque nulle per legge.
Cambiano anche le norme per usufruire di congedo di maternità e paternità nel 2022 sia per genitori lavoratori dipendenti che autonomi con partita Iva. La nuova norma prevede innanzitutto un aumento da 6 a 9 mesi del congedo di maternità indennizzato al 30% con contestuale aumento dai 6 ai 12 anni dell’età del figlio per il limite massimo entro il quale si può usufruire della maternità.
Aumenta, inoltre, di un mese, passando da 10 a 11 mesi, la durata complessiva del diritto al congedo parentale spettante al genitore solo, per garantire maggiore tutela ai nuclei familiari monoparentali.
Precisiamo che i periodi di congedo parentale di lavoratori e lavoratrici dipendenti vengono sempre calcolati ai fini dell’anzianità di servizio e non comportano riduzione di ferie, riposi, tredicesima mensilità o gratifica natalizia, ad eccezione degli emolumenti accessori connessi all’effettiva presenza in servizio, salvo quanto diversamente previsto dalla contrattazione collettiva.
Viene, inoltre, il diritto all’indennità di maternità anche alle lavoratrici autonome e libere professioniste, anche per gli eventuali periodi di astensione anticipata per gravidanza a rischio.
Per riassumere, dunque, la nuova norma prevede aumenti da:
Passando al congedo di paternità, diventa obbligatorio e della durata di 10 giorni lavorativi, fruibile dal padre lavoratore nel periodo che va dai 2 mesi precedenti ai 5 successivi al parto, sia in caso di nascita sia di morte perinatale del bambino.
In caso di parto plurimo (gemellare), la durata del congedo di paternità sale a venti giorni lavorativi e tale congedo è fruibile dal padre anche durante il congedo di maternità della madre lavoratrice e vale anche al padre adottivo o affidatario.
Per poter usufruire del congedo di paternità, il padre deve obbligatoriamente comunicare in forma scritta al datore di lavoro i giorni in cui intende fruire del congedo, con un anticipo di almeno cinque giorni, se possibile in base al momento della nascita, o alla data presunta del parto.
Sono previste sanzioni per i datori di lavoro che ostacolano la fruizione del congedo di paternità obbligatorio. Prevista, inoltre, l'impossibilità, da parte dei datori di lavoro che ostacolano i diritti e le agevolazioni in favore della genitorialità, di ottenere la certificazione della parità di genere se hanno adottato tali condotte nei due anni precedenti la richiesta della certificazione stessa