Tfr 2023 come funziona liquidazione. Leggi e contratti nazionali su trattamento fine rapporto in vigore

di Chiara Compagnucci pubblicato il
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Tfr 2023 come funziona liquidazione. Leggi e contratti nazionali su trattamento fine rapporto in vigore

Si chiama Tfr, acronimo di Trattamento di fine rapporto, ed è quella parte dello stipendio trattenuta tutti i mesi dal datore di lavoro e messa da parte per poi essere restituita al dipendente alla fine del rapporto di lavoro, sia essa per licenziamento o per dimissioni.

Si tratta di quella che è molto più comunemente definita liquidazione ed è normata anche dal Codice civile. In termini pratici equivale a una mensilità per ogni anno di servizio, ma soprattutto questo importo è oggetto di una rivalutazione annua dell'1,5% oltre al 75% del tasso d'inflazione.

Ma sono naturalmente numerosi gli aspetti da approfondire nel dettaglio sul funzionamento di questa forma di liquidazione. Al netto delle particolarità contenute nei singoli contratti collettivi nazionali di lavoro, esiste infatti un impianto normativo di base dal quale è impossibile staccarsi. Vediamo in questo articolo

  • Come funziona Tfr 2023 e liquidazione
  • Tfr 2023 e liquidazione, leggi e contratti nazionali

Come funziona Tfr 2023 e liquidazione

Il lavoratore dipendente può decidere di lasciare il Trattamento di fine rapporto in azienda dove continua a essere gestito secondo la vecchia normativa oppure girarlo a un fondo pensione.

La scelta va effettuata entro sei mesi dall'assunzione. In caso di mancata decisione, vale la regola del silenzio-assenso e il Tfr viene conferito alla forma di previdenza complementare prevista dagli accordi o dai contratti collettivi nazionali di lavoro.

A tal proposito si ricorda l'esistenza dei vari Dirigenti Settore Privato, Agricoltura e Allevamento, Edilizia e Legno, Marittimi, Alimentari, Chimica, Trasporti, Enti Pubblici, Enti e Istituzioni Private, Poligrafici e Spettacolo, Tessili, Terziario e Servizi, Credito ed Assicurazioni, Turismo, Meccanici. Ma perché scegliere la destinazione di un fondo pensione?

Semplicemente perché quando andrà in pensione godrà di una tassazione agevolata con aliquota pari al 15% riducibile fino al 9%. Se la futura liquidazione rimane ferma in azienda o presso il fondo di tesoreria dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, la tassazione è pari ad almeno il 23%.

Tfr 2023 e liquidazione, leggi e contratti nazionali

Nel caso di esistenza di più fondi di riferimento, il Tfr viene destinato al fondo pensione con maggiori adesioni da parte dei lavoratori dell'azienda.

E se assente, va in quello costituito presso l'Inps. Ciascun fondo pensione prevede comunque una periodicità al quale i versamenti devono corrispondere. Occorre segnalare che una volta effettuata la scelta di conferire il Tfr a un fondo pensione non è più revocabile.

Ma è possibile cambiare la scelta di non conferire il Trattamento di fine rapporto a una forma previdenziale complementare. Resta valida la regola che il lavoratore può destinare il Tfr a una qualsiasi forma di previdenza complementare, tranne i fondi negoziali dedicati a specifiche categorie.

Il punto di partenza è quindi il codice civile nella parte in cui stabilisce che in ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto a un trattamento di fine rapporto.

Tale trattamento si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l'anno stesso divisa per 13,5.

Sempre secondo il codice civile, la quota è proporzionalmente ridotta per le frazioni di anno, computandosi come mese intero le frazioni di mese uguali o superiori a quindici giorni.

E infine: salvo diversa previsione dei contratti collettivi la retribuzione annua comprende tutte le somme, compreso l'equivalente delle prestazioni in natura, corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro, a titolo non occasionale e con esclusione di quanto è corrisposto a titolo di rimborso spese.

Le regole sulla liquidazione riguardano tutte i lavoratori e più precisamente nelle aziende con almeno 50 dipendenti, il dipendente sceglie se destinare il proprio Tfr a un fondo pensione o lasciarlo in azienda con conseguente trasferimento al fondo di tesoreria presso l'Inps.

In tutte le altre ovvero quelle con meno di 50 dipendenti, il lavoratore può destinare il Tfr a un fondo pensione e se non lo fa resta in azienda. In termini pratici per il lavoratore non cambia nulla perché muta solamente il soggetto che gestisce la la liquidazione.

In buona sostanza, se viene versato all'Inps, per richiedere il Tfr alla cessazione del rapporto professionale o per una anticipazione deve rivolgersi al datore di lavoro che si occupa degli adempimenti per conto del dipendente. La tassazione del Tfr non cambia a seconda se si decide di lasciarlo in un'azienda con meno di 50 dipendenti o che l'impresa ne abbia più di 49.

Occorre quindi segnalare che con il conferimento della futura liquidazione a un fondo pensione, il lavoratore può versare contributi aggiuntivi volontari.

Il lavoratore può comunque chiedere un anticipo del Tfr a determinate condizioni, ad esempio per spese sanitarie, per acquisto o ristrutturazione di prima casa, ma solo dopo 8 anni.