Conseguenze per chi è lento sul lavoro
Spetta al datore di lavoro dimostrare la lentezza del dipendente ed eventualmente a un giudice pronunciare la parola finale. Rischi e conseguenze per il dipendente.
La lentezza sul lavoro può essere un problema per il capo ovvero per la produttività dell'azienda. Per un datore di lavoro può essere un problema gestire dipendenti che non sono produttivi e in linea con il resto dell'ufficio.
Certo, ci sono mansioni e mansioni e occorre capire in quale anello della catena produttiva si colloca il lavoratore lento. Ma in ogni caso fare le cose troppo lentamente può essere un problema e comportare conseguenze. Alcune volte può bastare poco per dare una scossa, ad esempio stabilire le scadenze.
I dipendenti sono a volte lenti solo perché non dispongono di informazioni rigorose sulle tempistiche da seguire. Di conseguenza informa i lavoratori in modo chiaro e diretto sulle aspettative e sulla tabella di marcia nella fase di assegnazione di un progetto può essere una formidabile.
Ma non sempre si rivela sufficiente e allora è meglio capire quali sono le conseguenze e se per troppa lentezza si può essere licenziati.
Vai più veloce, fai di più, spingi: sono parole sempre più comuni nel mondo del lavoro. E che trovano nei social media pieni di influencer, imprenditori e guru che propagandano le virtù della rapidità a tutti i costi un grande alleato.
Eppure, per quanto alcuni lavoratori si impegnino nell'eseguire con velocità o nei tempi richiesti le mansioni per cui sono pagati, i risultati raggiunti sono considerati insufficienti.
Dal punto di vista psicologico le conseguenze possono essere difficili da gestire perché si viene messi da parte nell'ambiente lavoratori, mentre da quello pratico si vive nell'incubo del licenziamento. Il primo aspetto da tenere conto per comprendere se questo rischio è reale o meno è quello della colpa.
Per intenderci, il datore di lavoro non può addossare responsabilità di lentezza a chi ha difficoltà evidenti e dichiarate dal punto di vista fisico o mentale. Pensiamo ad esempio a chi ha problemi di deambulazione: come chiedergli di correre da una stanza all'altra dell'ufficio?
Ben diverso è invece il caso in cui c'è di mezzo la colpa ovvero la negligenza del lavoratore nell'eseguire con celerità i compiti assegnati. In questo caso la lentezza si traduce in scarso rendimento e la conseguenza è il licenziamento per giustificato motivo soggettivo.
Ricordiamo che anche se il datore di lavoro non può controllare i dipendenti con sistemi appositamente installati, può comunque verificare la performance sulla base dei risultati. In ogni caso occorre valutare con molta attenzione perché possono essere tante le circostanze che portano il lavoratore a non raggiungere il livello di produttività richiesto, come ritmi di lavoro usuranti o fattori socio-ambientali.
Spetta al datore di lavoro dimostrare la lentezza del dipendente ed eventualmente a un giudice pronunciare la parola finale.
A tal proposito si ricorda una recentissima pronuncia della Corte di cassazione, secondo cui occorre valutare l'attività del dipendente compiuta sulla base del confronto tra gli obiettivi fissati dai programmi di produzione e quanto realizzato nel periodo di riferimento, tenuto anche conto dei risultati degli altri dipendenti. E non conta, precisano i giudici, il conseguimento da parte del soggetto inadempiente di una soglia minima di produzione.