I soggetti obbligati a sostenere chi versa in stato di bisogno sono definiti dalla legge: ecco chi sono e quando hanno l'obbligo di aiuto
Quando una persona si trova in condizioni di disagio economico, l’ordinamento italiano riconosce specifici obblighi legali che impongono l’assistenza da parte dei familiari. Tali obblighi non sono lasciati alla sola sensibilità o stile di vita delle persone, ma sono sanciti dalla normativa, in particolare dal Codice Civile e dalla Costituzione.
L’intento è quello di assicurare che chi versa in stato di bisogno, e non è in grado di sostenere autonomamente le necessità vitali, possa ricevere supporto, evitando situazioni di abbandono economico. L’obbligo giuridico coinvolge esclusivamente determinate categorie familiari e non si estende agli amici.
Il diritto a ricevere alimenti si fonda sul riscontro di uno stato di bisogno, che si verifica quando una persona non riesce a garantire con le proprie risorse il soddisfacimento delle esigenze essenziali della vita, come vitto, alloggio, cure mediche e abbigliamento. Non basta la mera difficoltà materiale o la disoccupazione: occorre che manchino concretamente i mezzi per la sopravvivenza.
In ambito giuridico e giurisprudenziale lo stato di bisogno deve essere oggettivo e non volontario, cioè il destinatario dell’assistenza non deve aver causato con dolo o colpa grave la propria condizione.
Solo in presenza di queste condizioni il soggetto può rivolgersi al tribunale per ottenere una somma proporzionata alle sue necessità, permettendogli così di sostenere le spese primarie e vivere con dignità. Inoltre, lo stato di bisogno deve essere attuale, non ipotetico, e può essere rivalutato qualora intervengano variazioni nella situazione personale o patrimoniale.
La normativa in vigore prevede un preciso elenco di soggetti che hanno l’obbligo alimentare. Sono, infatti, per legge, soggetti all'obbligo solo determinati componenti del nucleo familiare e gli ulteriori parenti elencati di seguito. Le persone obbligate sono:
Ciò significa che, per esempio, se il coniuge del bisognoso può corrispondere tutti gli alimenti, gli altri parenti in elenco non avranno alcun obbligo. Gli amici o altri conoscenti rimangono esclusi da qualsiasi responsabilità legale.
Quando si affronta il tema dell’assistenza tra fratelli e sorelle, è necessario distinguere nettamente la posizione giuridica rispetto a quella dei parenti collocati in precedenza nell’ordine degli obbligati.
Secondo la normativa in vigore, l’obbligo alimentare tra fratelli scatta solo se tutti i soggetti prioritari (coniuge, figli, genitori, generi, nuore, suocero, suocera) non sono esistenti o sono impossibilitati a fornire sostegno. In caso ciò si verifichi, l’assistenza può assumere due forme: economica o in natura (ad esempio, fornendo direttamente vitto, alloggio, medicinali), ma non può essere imposta una coabitazione contro la volontà delle parti e le condizioni da rispettare sono le seguenti:
L’obbligo alimentare è soggetto a precisi limiti disciplinati dal Codice Civile. Non è sempre automatico: scatta solo dopo l’accertamento giudiziario dello stato di bisogno e della situazione economica degli obbligati.
L’importo è stabilito in funzione delle esigenze di vita imprescindibili del beneficiario e delle possibilità di chi contribuisce. Il dovere decade se la persona in difficoltà recupera l’autosufficienza o se le condizioni patrimoniali mutano sostanzialmente. Ulteriori vincoli riguardano la proporzionalità tra obbligo e capacità contributiva.
L’importo degli alimenti destinati a fratelli o sorelle è definito dal tribunale previo accertamento delle condizioni di necessità e delle disponibilità economiche degli obbligati.
Il giudice stabilisce la quota spettante per ciascun fratello o sorella, prevedendo eventuali aggiornamenti sulla base di mutamenti nelle situazioni patrimoniali e personali. È possibile richiedere la revisione degli importi assegnati in caso di variazioni rilevanti, garantendo così elasticità al sistema e tutela dei diritti di tutte le parti coinvolte.