Auto elettrica, ricarica tre volte in modo rivoluzionario

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Auto elettrica, ricarica tre volte in mo

Auto elettrica, batterie a stato solido

La batteria è fondamentale per le auto elettriche e dopo quella che si sta studiando basata sul ferro arrivano le batterie a celle prismatiche una estensione delle batterie degli smartphone. Vantaggi e rischi.

La batteria è il punto debole delle auto elettriche, non è l'unico ma al momento è uno dei più significativi e risolverlo è fondamentale per il lancio su vasca scala delle auto elettriche. E tutti stanno lavorando sulle batterie con soluzioni differenti come quella del ferro che avrebbe tre benefici fondamentali dal costo miniore alle dimensioni e all'inquinamento ridotto. Ma ci sono altre soluzioni come quelle viste sotto. Altro elemento fondamentale indubbiamente sono le colonnine e la loro diffusione, dove si sta lavorando anche in Italia con Eni ed Enel, ma sono molto delicate anche in Norvegai nonostante una vasta adozione dei veicoli elettrici. 

Il problema per eccellenza dell'auto elettrica? La sua autonomia ovvero la durata della batteria. Per come viene percepita, non è sufficiente per far dormire sonni tranquilli agli automobilisti. E non tanto per i chilometri da percorrere con un pieno di energia. In molti casi è superiore rispetto ai mezzi alimentati con i tradizionali carburanti. Quanto per l'assenza di un numero adeguato di stazioni di rifornimento ovvero di colonnine per la ricarica. A provare a spazzare via tutte le preoccupazione di provano adesso due big di settore, Toyota da una parte Panasonic dall'altra. L'accordo tra le due multinazionale asiatiche prevede infatti la produzione di quelle batterie a stato solido in grado di triplicare l'autonomia da far salire a bordo delle auto elettriche di nuova generazione a firma Toyota.

Il concetto è chiaro e lo ripetiamo da tempo: per far decollare la mobilità elettrica e la sua complessità occorrono partnership tra i player di più settori potenzialmente interessanti. E l'accordo Toyota-Panasonic va perfettamente in questa direzione mostrando tutte le sue potenzialità. Se dalle buone intenzioni si passerà ai fatti concreti non resta che aspettare.

Batterie a celle prismatiche

Più esattamente, quelle su cui sta lavorando Panasonic sono batterie a celle prismatiche, destinate a prendere il posto delle batterie a celle cilindriche ovvero quelle utilizzate dalla maggior parte de produttori di auto elettriche come Tesla. Va da sé che non si tratta di un accordo esclusivo. Anche se i veicoli Toyota avranno presumibilmente la priorità nell'impiego di questa nuova soluzione, non saranno gli unici a poter godere i vantaggi offerti. Dietro alla complicata (solo apparentemente) definizione di batterie a celle prismatiche non c'è altro che una estensione delle batterie degli smartphone. Il passaggio non è così immediato perché se è pur vero che l'efficienza è maggiore, occorre mettere in conto la maggiore facilità al surriscaldamento, la delicatezza e naturalmente un maggior costo. Sono tutte componenti su cui Panasonic e Toyota stanno collaborando per la riuscita finale.

Autonomia di 700 km? Possibile

Che la questione del miglioramento dell'autonomia delle auto elettriche sia costantemente al centro dell'attenzione è dimostrato anche dall'impegno di un gruppo di studiosi della University of Waterloo. A loro dire è possibile realizzare modelli capaci di garantire fino a 700 chilometri di percorrenza. Si tratterrebbe di una svolta per il settore, ma è indispensabile non compiere il passo più lungo della gamba. Lo spiegano nello studio "An In Vivo Formed Solid Electrolyte Surface Layer Enables Stable Plating of Li Metal" pubblicata sulla rivista scientifica Joule.

La chiave del successo? L'utilizzo di anodi realizzati in litio - gli elettrodi negativi. Il vantaggio in questo caso sarebbe addirittura triplice. Ci sarebbe quello dell'efficienza, ma anche quelli della sicurezza e dell'economicità. La soluzione impatterebbe in misura inferiore rispetto alle tecnologie attuali sulle casse dei produttori e quindi sulle tasche degli automobilisti.