Tecnologie green, i droni galleggianti che studiano oceani a energia solare

di Chiara Compagnucci pubblicato il
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Il compito dei droni galleggianti a energia solare è aiutare i ricercatori a raccogliere dati sugli oceani di tutto il mondo, anche perché resta ancora molto da scoprire.

Ci sono due tecnologie che si uniscono e che promettono meraviglie. Da una parte c'è quella dei droni, il cui impiego si sta progressivamente allargando ben oltre i campi tradizionali e naturalmente al di là dell'aspetto ludico. Dall'altra c'è quella delle energie alternative, come quelle solari, sempre più indispensabili in un contesto i cui il livello di inquinamento ha superato le soglie di emergenze. Ecco allora che i droni galleggianti a energia solare rappresentano una perfetta sintesi si tecnologie green con un obiettivo ben preciso: studiare gli oceani. Il punto di forza e di distinzione rispetto ad altre soluzioni, indipendentemente dal tipo di alimentazione, è anche un altro: la possibilità dei droni galleggianti a energia solare di restare in mare aperto anche per un anno di tempo.

Siamo allora davanti a un progetto green a tutti gli effetti che è stato formalmente lanciato negli Stati Uniti. L'obiettivo è ben preciso e non si tratta di una sperimentazione fine a se stessa per testare nuove tecnologie. Il compito dei droni galleggianti a energia solare è aiutare i ricercatori a raccogliere dati sugli oceani di tutto il mondo, anche perché resta ancora molto da scoprire. Dal punto di vista estetico, la somiglianza con le tavole da surf - se non altro per la presenza delle acque dell'oceano - è evidente. Da quello procedurale, sono chiamati a occuparsi di lavori di analisi che fino a questo momento sono stati riservati alle navi da ricerca. Possono essere controllati da remoto e l'impegno di spesa necessario ammonta al 5% di quanto si sborserebbe per un equipaggio vero. Senza contare la nullità dell'impatto ambientale.

L'origine dei droni è stata italiana

l settore dei droni cresce fortemente, ma è interessante notare come il primo drone che si, può dire è stato realizzato e costruito in Italia. Cerchiamo di edere allora il presente, con un occhio al futuro dei droni, ma anche al curioso e interessante passato.

Il tanto celebrato drone, almeno il più delle volte, ha un antenato di prestigio. Un antenato che prese il volo, per la prima volta esattamente cento anni fa. Certo, in quel caso, si trattava di un vero e proprio aereo impegnato nelle operazioni della prima guerra mondiale. Ma la caratteristica comune è quella di volare senza un pilota a bordo. Le celebrazioni di questo velivolo, chiamato “Torpedine Aerea” la cui realizzazione costituì davvero una svolta per l’aviazione italiana di quei tempi, si terranno a Roma, nell'ambito del Roma Drone Campus, in programma i prossimi 21 e 22 febbraio.

Grazie ai documenti che sono stati ritrovati è stato possibile scoprire che vennero realizzate quattro versioni diverse dell’aereo sperimentate in segreto nella base militare di Furbara fra il maggio e il settembre del 1918. L’esordio nei cieli per “Torpedine Aerea” è datato 14 settembre 1918 quando il velivolo prese il volo dalla base di Furbara.

Il suo funzionamento consisteva nella classica spinta del motore che aiutava il velivolo a sospendersi da terra dopo essere stato posizionato su un binario dove scorreva sospinto da un carrello. Una volta libratosi in aria entravano in funzione i giroscopi che si trovavano a bordo e controllavano la posizione degli alettoni.

Drone Maxi

Il progetto è fattibile, scommettono in Airbus, e come spiegato da Rodin Lyasoff, responsabile di un team per l'innovazione della A3, società di Airbus con sede nella Silicon Valley, in meno di 10 anni si potranno avere sul mercato prodotti che rivoluzioneranno gli spostamenti urbani per milioni di persone. Solo il tempo fornirà le risposte cercate.

Continua a essere in forte ascesa il comparto dei droni. Le premesse incoraggianti degli scorsi anni sono rispettate perché le opportunità di utilizzo sono sterminate e vanno al di là dell'uso domestico per fini ludici di breve durata. Lo sa anche un colosso come Boeing che ha realizzato un drone gigante. Siamo ancora nella fase del prototipo e molto resta ancora da sistemare. Tuttavia non si può che rimanere stupiti dinanzi alla capacità di carico di 225 chilogrammi, sicuramente tra le più competitive del settore. L'utilità è allora presto detta, quella dell'impiego dei settori della logisitica e del trasporto merci, ma anche militare nelle zone di conflitti e per testare tecnologie per i futuri veicoli aerospaziali.

Anche perché, come dimostrato dalle intenzioni manifestate dai principali player del comparto delle vendite, il futuro passa anche dalle consegne dei prodotti con i droni, così da abbattere i tempi di recapito. Il prototipo potrebbe essere il precursore di futuri velivoli autonomi.

Anche per il drone gigante di Boeing - denominato Cav, acronimo di Cargo air vehicle - le prospettive sono luminose e indicano un nuovo sentiero di business. Dalla sua c'è la facilità di utilizzo e le caratteristiche molto simili a quelle dei droni comunemente noti ovvero alimentato elettricamente e con decollo e atterraggio verticale. Naturalmente resta ancora tanto da mettere a punto, a iniziare dagli aspetti legati alla sicurezza. Tuttavia la rotta è stata già tracciata e i lavori sono evidentemente a buon punto.

Lo stesso direttore tecnico di Boeing, Greg Hyslop, non ha avuto alcun timore a utilizzare termini trionfalistici per raccontare il traguardo ottenuto, senza nascondere l'ambizione della sua società di dare una svolta al trasporto e ai viaggi aerei. E anche in tempi brevi, ottenimento delle licenze a parte. Storicamente è proprio questo uno degli aspetti burocratici che in molti Paesi rappresenta un freno alle migliori intenzioni.

A sorprendere è anche un altro aspetto. Gli ingegneri di Boeing, che hanno lavorato in collaborazione con quelli di Aurora Flight Sciences, hanno avuto bisogno di soli tre mesi per la realizzazione del super drone e per farlo volare a pieno carico presso il Boeing Research & Technology's Collaborative Autonomous Systems Laboratory in Missouri. Dal punto di vista tecnico siamo davanti a un mezzo elettrico delle dimensioni pari a 4,57 metri in lunghezza e 5,49 in larghezza, alto 1,2 metri e dal peso complessivo di 339 chilogrammi.

Balza allora subito all'occhio come il drone sia piuttosto grande (e d'altronde come non poteva esserlo?) che lo allontano dall'immaginario comune. A muoverlo ci pensano 8 rotori abbinati in 4 coppie in cui ciascuno ruota nel senso opposto all'altro. La soluzione è presto spiegata: in questo modo riescono a svolgere sia la funzione di motore e sia di stabilizzatore. Sono invece tutti da scoprire i due valori chiave di autonomia e velocità.

Drone volante per portare persone a bordo

Il suo velivolo è completamento elettrico ed è in grado di decollare e atterrare in maniera verticale. E naturalmente, non che fosse scontato, è dotato di autopilota. Si tratta di Vahana, il drone taxi di Airbus a guida autonoma che ha già completato con successo il primo volo. Nulla di particolarmente sconvolgente perché è rimasto in aria per 53 secondi a 5 metri di altezza. Più esattamente, il collaudo è stato completato alle 8.52 del fuso orario della costa del Pacifico presso il campo di volo Pendleton UAS Range a Pendleton, Oregon. Un secondo volo è stato portato a termine con successo il giorno dopo e altri ne seguiranno a stretto giro.

Ma si tratta di un primo importante assaggio dello sviluppo di una tecnologia che, in un periodo imprecisato, porterà alla realizzazione di un taxi volante, così cme annunciato da Airbus davanti allo stupore generale. La denominazione di taxi volante è un po' una forzatura perché si tratta di velivoli di tipo eVTOL (verticale take-off and landing), ma danno l'idea di cosa aspettarsi con una efficace sintesi. Costruito da Airbus, il drone taxi Alpha One pesa 745 chilogrammi ed è in grado di ospitare un singolo passeggero. La tecnologia è pulita poiché il velivolo si solleverà con la potenza erogata da 4 rotori a energia elettrica. Insomma, sembra che ci siano le condizioni e le tecnologie per creare taxi volanti

Resta naturalmente tutta da verificare la tempistica. Le auto senza pilota stanno facendo molta fatica a entrare nel circolo della mobilità e di conseguenza viene da credere che i tempi possano essere ancora più lunghi nel caso dei mezzi volanti. I primi test sono infatti stati effettuati con un prototipo e di conseguenza seguiranno altri test per coprire distanze ben più grandi. Appare evidente come Airbus dovrà migliorare la sua tecnologia prima di lanciare un servizio di trasporto su larga scala. Lo scopo finale è la creazione di una rete di taxi volanti per il trasporto privato da un punto all'altro delle città e nel minor tempo possibile. Convincere le persone a salire a bordo sarà un'altra sfida, ma questa è un'altra storia.