Privacy, cellulari e dati rubati attraverso i movimenti e il tocco della dita

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Privacy, cellulari e dati rubati attrave

Il profilo utente con i movimenti smartphone

La variabile tempo è decisiva: una sola app per un'ora fornisce sufficienti informazioni da distinguere un utente da un miliardo di altri.

Ogni piccolo gesto compiuto con lo smartphone è in grado di rivelare le nostre abitudine e preferenze. Non solo i siti web visitati rivelano i nostri interessi, particolarmente appetibile dalle aziende ai fini della pubblicità mirata, ma addirittura anche il modo di impugnare il device, di toccare il display con la punta della dita e i movimenti tra un'app e l'altra. Ogni azione rappresenta una spia preziosa della personalità. A rivelare quella che potrebbe aprire nuove frontiere ai fini pubblicitarie, ma gettando un'ombra sulla privacy degli utenti, è stata questa volta una ricerca della divisione Data61 del Consiglio Nazionale delle Ricerche Csiro.

Il profilo utente con i movimenti smartphone

La ricerca mette allora in luce come i movimenti sullo schermo dei terminali, dal tap allo swipe, possono essere catturati da sviluppatori di app intenzionata ad appropriarsi dei dati degli utenti. La ricerca dimostra l'esistenza di un congegno capace di tracciare i gesti degli utenti. Più precisamente estrae dati dalle digitazioni, tra cui la velocità e l'accelerazione dei movimenti. La variabile tempo è decisiva: una sola app per un'ora fornisce sufficienti informazioni da distinguere un utente da un miliardo di altri. E c'è poi un dettaglio che viene messo in luce. nulla nel sistema operativo di smarthone e tablet è in grado di impedire alle applicazioni di usare questi dati.

Dal punto di vista tecnico - si legge nello studio - il tracking basato sul tocco può seguire e distinguere utenti multipli dello stesso dispositivo. Non solo: può anche identificare gli utenti attraverso più dispositivi, costruendo un profilo dell'utente che può risultare utile a operatori pubblicitari o altre terze parti. Ma i fini possono essere anche di segno positivo perché la tecnologia peraltro può essere usata per impedire ai minori di accedere a contenuti adulti su congegni condivisi oppure può identificare e bloccare utenti non conosciuti dal dispositivo.

Lo studio curato da esperto cybersicurezza

Come spiegato in occasione dell'illustrazione dei risultati di questa ricerca dal professor Mohamed Dali Kaafar, direttore per la sicurezza e la privacy di Data61 e docente di cybersicurezza all'Università Macquarie di Sydney, il tracciamento comportamentale basato sul tocco è una maniera furtiva per seguirci. Non richiede permessi e la maggior parte delle persone la può ritenere completamente innocua o irrilevante. Ma secondo il ricercatore le cose non stanno proprio così e la realtà è ben diversa perché si tratterebbe di una maniera davvero potente per raccogliere dati degli utenti e dovremmo veramente cercare di evitare i pericoli potenziali che possono causare alla nostra privacy.