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Accomodamento ragionevole per disabili e invalidi sul lavoro: che cos'č, esempi pratici, chi puņ fare domanda, regole e limiti

L'accomodamento ragionevole nel lavoro č una tutela fondamentale per disabili e invalidi: dalla normativa agli esempi pratici, dai requisiti alle collaborazioni tra lavoratore e datore.

Autore: Marcello Tansini
pubblicato il
Accomodamento ragionevole per disabili e

Nel contesto professionale italiano ed europeo, il concetto di accomodamento ragionevole è divenuto un pilastro nell'attuazione dei principi di parità e di non discriminazione. Questa misura trova la sua ragion d'essere nella volontà di assicurare che nessuna barriera, organizzativa, ambientale o tecnologica, impedisca a un lavoratore con disabilità o invalidità di accedere, permanere e sviluppare le proprie competenze all'interno di un ambiente di lavoro inclusivo e sicuro.

Le novità normative, tra cui il d.lgs. 62/2024, hanno contribuito a chiarire la definizione, le modalità applicative e le tutele giuridiche a disposizione, segnando un significativo avanzamento nella tutela dei diritti dei lavoratori con fragilità fisiche, psichiche o sensoriali.

Definizione normativa e principi fondamentali dell'accomodamento ragionevole

Sotto il profilo giuridico, l'accomodamento ragionevole viene definito principalmente dalla normativa internazionale, come l'art. 2 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (legge 18/2009) e dalla Direttiva 2000/78/CE. Nell'ordinamento italiano, il d.lgs. 216/2003, art. 3, co. 3-bis, e la recente integrazione alla legge 104/1992 costituiscono i riferimenti chiave.

L'accomodamento ragionevole consiste nell'insieme di modifiche e adattamenti, appropriati e necessari, che non impongano un onere sproporzionato al datore di lavoro e sono adottati nei singoli casi per garantire ai lavoratori disabili la piena ed effettiva partecipazione, su base di uguaglianza con gli altri. La normativa sottolinea la necessità di un'analisi personalizzata della situazione individuale, ribadendo che la soluzione deve tener conto della natura della disabilità, del contesto lavorativo e delle esigenze oggettive della persona:

  • Il principio di proporzionalità: le misure devono essere adeguate alle necessità, ma proporzionate alle capacità organizzative ed economiche dell'azienda.

  • Rilevanza dell'esperienza individuale: ognuno è portatore di bisogni diversi.

  • Funzione antidiscriminatoria: la mancata adozione può comportare una discriminazione sia diretta che indiretta, con conseguenze sanzionatorie.

L'approccio bio-psico-sociale della recente normativa italiana rafforza il concetto di disabilità come interazione tra condizioni psico-fisiche e fattori ambientali, richiedendo interventi adattati caso per caso.

Chi può richiedere un accomodamento ragionevole: requisiti e procedura

Il diritto a presentare una richiesta di accomodamento ragionevole è riconosciuto a tutte le persone con disabilità, secondo la definizione adottata dalla Convenzione ONU e dalla legislazione italiana. Ne sono titolari coloro che presentano compromissioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali durature, che in interazione con barriere esterne ostacolano la piena partecipazione lavorativa.

La procedura è strutturata come segue:

  • Presentazione di istanza scritta al datore di lavoro o all'ente pubblico/privato (come previsto dal d.lgs. 62/2024).

  • Valutazione condivisa: la persona con disabilità partecipa attivamente all'individuazione della soluzione insieme alle figure aziendali responsabili e, se necessario, al medico competente.

  • L'azienda deve avviare un processo interno di valutazione della fattibilità, tenendo conto sia delle esigenze espresse che dei limiti oggettivi organizzativi o economici.

  • Nel caso di rifiuto, la decisione deve essere motivata e può essere oggetto di ricorso, sia davanti al giudice sia all'Autorità Garante dei diritti delle persone con disabilità.

Il sistema di accertamento, soprattutto dopo le riforme introdotte, è stato semplificato e reso più inclusivo.

Esempi pratici di accomodamento ragionevole: smart working, adattamenti organizzativi e ambientali

Le soluzioni applicabili sono molteplici e dipendono dalle specificità della posizione e della disabilità. Alcuni esempi tratti dalla giurisprudenza e dalla prassi possono essere raccolti nella seguente tabella:

Soluzione

Descrizione

Smart working

Permettere la prestazione lavorativa da remoto, specie per chi ha difficoltà di spostamento o patologie che rendono rischioso il lavoro in presenza. La Corte di Cassazione (sent. 605/2025) lo riconosce come accomodamento ragionevole, salvo oneri sproporzionati per l'azienda.

Adattamento orario

Flessibilità nell'orario di entrata e uscita, riduzione dell'orario o turnazione personalizzata.

Modifica delle mansioni

Attribuzione di compiti compatibili con le condizioni di salute, senza peggioramento economico o professionale, anche tramite job rotation.

Adattamento della postazione

Interventi sull'ambiente fisico: scrivanie regolabili, sedie ergonomiche, ausili tecnologici, strumentazione assistiva.

Trasferimento di sede

Assegnazione alla sede più vicina all'abitazione, ove possibile e non eccessivamente oneroso.

Supporti tecnologici e assistenziali

Installazione di software per ipovedenti, dispositivi acustici, interprete LIS, presenza di un Disability Manager.

Tutte queste misure sono esemplificative e devono essere proporzionate, mirate e condivise tra lavoratore e azienda. Non esiste una lista chiusa di accomodamenti ragionevoli: la soluzione va calibrata sulle necessità individuali e sulle possibilità oggettive del contesto.

Regole, limiti e criteri di proporzionalità: obblighi, oneri e sostenibilità per il datore di lavoro

Il dovere di adottare accomodamenti ragionevoli è previsto da fonti sovranazionali e nazionali come obbligo giuridico, ma incontra alcuni limiti, volti a bilanciare i diritti della persona con le esigenze organizzative ed economiche dell'azienda:

  • L'onere non dev'essere sproporzionato: la valutazione tiene conto delle risorse finanziarie dell'impresa, dimensioni, natura e costi degli interventi, disponibilità di fondi pubblici o incentivi.

  • Il principio di personalizzazione: la misura deve essere specifica rispetto alle concrete esigenze della persona e del contesto lavorativo.

  • Valutazione medica e tecnica: il parere del medico competente diventa indispensabile per interventi sulla sicurezza e sulla salute.

  • Alternativa meno onerosa: il datore di lavoro può proporre un'accomodamento diverso, purché idoneo, se la soluzione richiesta comporta oneri eccessivi.

  • Equilibrio tra interessi: non devono essere sacrificati in modo ingiustificato diritti di altri lavoratori.

Circostanze quali la sopravvenuta inidoneità, assenze prolungate per malattia e necessità legate alla patologia devono essere affrontate evitando discriminazioni attraverso soluzioni condivise. La mancata adozione di accomodamenti ragionevoli - ove non vi siano comprovati limiti oggettivi - può comportare conseguenze legali e sanzioni per l'azienda.

Tutela giuridica contro la discriminazione e ruolo dell'autorità garante

Il quadro delle tutele in caso di mancata concessione dell'accomodamento ragionevole è stato rafforzato attraverso strumenti processuali e nuovi organi di garanzia. Nell'ordinamento italiano, infatti, il rifiuto ingiustificato di adottare soluzioni ragionevoli integra una discriminazione diretta, sanzionata ai sensi della legge 67/2006.

La persona con disabilità, oltre a rivolgersi al giudice, può segnalare il caso all'Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, recentemente istituita. L'Autorità può:

  • Valutare le istanze e proporre interventi o misure provvisorie

  • Sollecitare la revisione di atti amministrativi discriminatori

  • Vigilare sulla corretta applicazione delle normative antidiscriminatorie in ambito lavorativo

Il datore di lavoro, qualora non ottemperi, può essere chiamato a rispondere sia civilmente che amministrativamente.

Una delle direttrici più innovative delle ultime riforme riguarda la centralità della collaborazione tra il lavoratore disabile e l'azienda nell'individuare la soluzione più idonea. Il coinvolgimento attivo della persona è ritenuto essenziale:

  • La persona con disabilità può proporre soluzioni e partecipare a tutti i passaggi della valutazione e implementazione dell'accomodamento.

  • Un approccio di ascolto e dialogo crea le condizioni per interventi più efficaci e sostenibili.

  • La comunicazione trasparente garantisce che le esigenze vengano comprese correttamente e rispettate anche nell'ottica della privacy.

La personalizzazione della risposta aziendale - anche secondo il modello partecipato del progetto di vita - contribuisce ad aumentare la coesione e prevenire conflitti, favorendo reali percorsi di inclusione e produttività.