L’amministrazione di sostegno rappresenta una delle principali forme di tutela per le persone che, a causa di un’infermità o di una menomazione fisica o psichica, non sono in grado di provvedere in modo autonomo ai propri interessi.
L’attività dell’amministratore di sostegno (ADS) assume particolare rilievo nella gestione sia degli aspetti patrimoniali che personali dell’amministrato, affiancandolo nei momenti decisionali in modo proporzionato alle reali necessità senza sostituirsi completamente alla sua volontà.
L’Amministratore di sostegno riverse un ruolo complesso, vigilato costantemente dal giudice tutelare per garantire una gestione conforme agli interessi della persona amministrata. I compiti principali dell’amministratore sono i seguenti:
Uno dei principali doveri dell'amministratore di sostegno è quello di predisporre un rendiconto annuale esaustivo, periodico e documentato delle attività compiute, delle spese sostenute e delle somme incassate per conto dell’amministrato.
Il rendiconto annuale ha un ruolo cardine poiché garantisce la trasparenza della gestione e permette un controllo costante sia da parte del giudice tutelare sia degli eventuali eredi o aventi causa. Si deve, dunque, valutare:
Attività | Responsabilità |
Redazione rendiconto | Obbligo formale verso il giudice |
Documentazione delle spese | Prova della correttezza gestionale |
Rispetto dei termini previsti | Prevenzione di contestazioni e responsabilità |
Se l'amministratore di sostegno predispone un rendiconto spese falso corre rischi rilevanti in ambito civilistico e può anche dover risarcire i beneficiari.
Il danneggiato, di solito la persona amministrata o i suoi eredi, può rivolgersi al giudice per chiedere il risarcimento per i danni subiti in conseguenza della mala gestio o dell’utilizzo improprio dei beni, anche quando l’ADS abbia agito con una formale copertura giudiziaria ma in contrasto con gli interessi dell’amministrato.
Per riassumere, quindi:
L'amministratore di sostegno, come pubblico ufficiale, se fa un falso rendiconto spese rischia di incorrere nel reato di falso ideologico, che viene punito con la reclusione da uno a sei anni.
Tale reato può concorrere anche con quello di peculato, se l’amministratore di sostegno, per appropriarsi del denaro del soggetto bisognoso di assistenza, falsifica il rendiconto annuale della gestione.
La legge prevede che se l’ADS che sbaglia senza dolo, dimostrando l’assenza di intenzionalità, non incorre in responsabilità penale ma resta comunque civilmente responsabile qualora dal suo comportamento derivino danni.
Oltre all’aspetto sanzionatorio, la violazione degli obblighi comporta ulteriori rischi per l’ADS: può essere rimosso dal proprio incarico, essere interdetto da futuri incarichi e condannato al risarcimento dei danni eventualmente prodotti.
Sul piano economico, la persona che accetta l’incarico di amministratore di sostegno si assume potenziali responsabilità patrimoniali dirette.
Queste comprendono la copertura degli eventuali danni causati al beneficiario o a terzi, con l’obbligo di rimborsare somme illecitamente spese o non rendicontate in modo corretto, come:
La stipula della polizza di assicurazione riduce notevolmente il rischio pecuniario, ma non elimina la responsabilità soggettiva personale per gli atti dolosi o colposi penalmente rilevanti. In ambito penale, infatti, la responsabilità resta sempre personale e non può essere coperta da polizze assicurative.