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Bonus Mamme 2025 lavoratrici, guida su chi ne ha diritto, requisiti, importi, come fare domanda, regole e tempistiche

La guida completa sul Bonus Mamme lavoratrici 2025: destinatari, requisiti, importi, esclusioni, calcolo, modalità di domanda, tempistiche, controlli, casi pratici e novità, con attenzione alle regole aggiornate e differenze rispetto al passato

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
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Il panorama dei sostegni alle famiglie per il 2025 si arricchisce di una nuova misura specificamente pensata per le madri lavoratrici. Si tratta di una prestazione finalizzata a fornire un supporto economico diretto a chi si trova a conciliare attività professionale e responsabilità genitoriali, assecondando l’indirizzo normativo che valorizza la partecipazione femminile al mercato del lavoro e la natalità. La misura, aggiornata dalla recente Legge di Bilancio e dalla successiva circolare attuativa INPS, si distingue per regole, importi e modalità di accesso semplificate rispetto alle agevolazioni degli anni precedenti. 

Cos'è il Bonus Mamme 2025: origini, obiettivi e norme di riferimento

La misura disciplinata dal decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95 (convertito con modificazioni nella legge 8 agosto 2025, n. 118) nasce in risposta alla sospensione temporanea dell’esonero contributivo per le lavoratrici madri, originariamente previsto per il 2025 dalla Legge di Bilancio. L’articolo 6 del decreto introduce così il Bonus mamme lavoratrici per l’anno in corso come integrazione al reddito rivolta a madri con due o più figli. Il provvedimento è operativo a seguito della circolare INPS n. 139 del 28 ottobre 2025, che dettaglia l’applicazione pratica e le modalità di accesso.

L’obiettivo principale consiste nel sostenere economicamente le madri lavoratrici che non beneficiano dell’esonero contributivo, fornendo un contributo diretto, mensile, proporzionale ai periodi lavorativi effettivi, da corrispondere in una soluzione unica. La norma riconosce il valore sociale delle funzioni di cura e la centralità della famiglia come nucleo della società, promuovendo la partecipazione attiva delle donne nel mercato del lavoro e sostenendo chi si trova in condizioni di maggiore carico familiare. L’articolato della legge pone particolare attenzione sia agli aspetti anagrafici (numero ed età dei figli), sia a quelli reddituali e di tipologia occupazionale, in un’ottica di equità e selettività delle risorse pubbliche disponibili.

Questa misura si inserisce nel procedimento di riforma dei sostegni alla genitorialità, anticipando un sistema più strutturato dal 2026, con la pianificata nuova decontribuzione previdenziale.

Destinatarie: chi ha diritto al Bonus Mamme 2025

L'integrazione è destinata esclusivamente alle madri lavoratrici che rispettano alcune condizioni specifiche. Rientrano tra le potenziali beneficiarie:

  • Lavoratrici dipendenti, sia del settore pubblico che privato, escluse però le lavoratrici con rapporto di lavoro domestico;
  • Lavoratrici autonome iscritte a una gestione previdenziale obbligatoria (INPS, casse professionali, Gestione Separata);
  • Lavoratrici in somministrazione, intermittenti, o a chiamata, purché sussista un rapporto attivo nel mese di riferimento.

Il beneficio spetta:

  • alle madri con almeno due figli, se il secondogenito non ha ancora compiuto dieci anni;
  • alle madri con tre o più figli, se il figlio più piccolo ha meno di 18 anni, limitatamente ai periodi in cui non risulti in essere un contratto di lavoro a tempo indeterminato (in questa situazione si accede infatti a una diversa agevolazione contributiva). Il numero dei figli ha rilievo anche nel caso di adozione o affidamento preadottivo, ove si considera il minore in entrata nella famiglia.

Il sostegno si configura quindi come una soluzione temporanea e alternativa all’esonero totale dei contributi IVS previsto per alcune madri con tre o più figli e contratto a tempo indeterminato.

Requisiti essenziali per ottenere il Bonus Mamme lavoratrici 2025

L’accesso al contributo richiede la sussistenza contestuale dei seguenti requisiti:

  • Figli a carico: due figli, col minore under 10, oppure almeno tre figli di cui il minore under 18; il criterio vale per figli naturali, adottivi o in affidamento preadottivo
  • Rapporto di lavoro: deve essere attivo nel mese di riferimento; per gli autonomi è richiesto il versamento contributivo, per le dipendenti la presenza di contratto (sono inclusi contratti a termine, escluso il lavoro domestico)
  • Reddito annuo da lavoro: deve essere pari o inferiore a 40.000 euro lordi, facendo riferimento esclusivamente ai redditi da lavoro prodotti nel 2025; sono quindi esclusi altri redditi, come quelli da fabbricati, pensioni o investimenti
  • Tempistica del requisito figli: la condizione numerica e di età deve essere presente al 1° gennaio 2025 o perfezionarsi entro il 31 dicembre 2025; il diritto al contributo matura dal mese di realizzazione del requisito

Per le lavoratrici autonome, il contributo decorre dal mese di iscrizione alla gestione previdenziale e per la Gestione Separata dai mesi di effettiva attività lavorativa accertata.

Le esclusioni: chi è escluso dal Bonus Mamme 2025

Nonostante la platea ampia, alcuni profili restano esclusi:

  • Madri con tre o più figli e contratto a tempo indeterminato: queste possono beneficiare dell’esonero contributivo IVS già introdotto dalla normativa 2024, che rappresenta un’agevolazione più vantaggiosa rispetto al bonus monetario.
  • Lavoratrici domestiche: escluse in ogni caso dal contributo, anche se titolari di altri rapporti di lavoro ammissibili.
  • Titolari solo di cariche sociali e imprenditrici non soggette a contribuzione obbligatoria.
  • Chi non svolge attività lavorativa nel mese di riferimento: il riconoscimento è legato alla presenza effettiva dell’attività lavorativa o di iscrizione previdenziale per ogni periodo richiesto.

Restano inoltre escluse coloro che hanno già percepito l’esonero contributivo nei mesi del 2025, evitando una duplicazione dei benefici pubblici.

Calcolo e periodo di spettanza: mesi, limiti di età e casistiche particolari

L’integrazione viene riconosciuta in relazione ai mesi di effettiva attività lavorativa o di iscrizione previdenziale nel 2025, per un massimo di dodici mensilità. Occorre valutare con attenzione il momento in cui si perfeziona il requisito:

  • Se al 1° gennaio 2025 la madre possiede già due o più figli e il più piccolo rispetta il limite di età previsto, il bonus si applica dall’inizio dell’anno
  • Nel caso di nascita, adozione o ingresso in affidamento del secondo/terzo figlio entro il 31 dicembre 2025, il diritto si cristallizza dal mese di realizzazione del requisito fino al suo venir meno (compimento dell’età limite o cessazione della responsabilità genitoriale)
  • Per i lavoratori a termine, il beneficio si interrompe nei mesi di assenza di rapporto attivo
  • Anche la cessazione del rapporto per apprendistato (equiparato al tempo indeterminato), determina la fine del diritto, se la madre passa dalla situazione di lavoro autonomo o tempo determinato a tempo indeterminato con tre o più figli

La prestazione decade in ogni caso al compimento delle età limite (10 o 18 anni) del figlio più piccolo, senza necessità di restituire importi precedentemente percepiti qualora il requisito si sia perfezionato anche solo per una parte dell’anno.

Importo del Bonus Mamme 2025: cifra, tassazione e incidenza su ISEE

L’entità della misura è fissata a 40 euro mensili, fino a un massimo di 480 euro per il 2025 (12 mensilità), salvo cessazioni anticipate del requisito. L’assegnazione dell’importo segue criteri di proporzionalità in caso di mesi parziali o ingresso nel diritto durante l’anno.

  • L’importo di 40 euro non è soggetto a tassazione, in quanto escluso dalla formazione del reddito imponibile IRPEF.
  • Non viene conteggiato neppure ai fini dell’ISEE familiare, rendendo il beneficio cumulabile con altre prestazioni che utilizzano tale indicatore per l’accesso.

Il trattamento fiscale agevolato e la liquidazione unica a fine anno agevolano la percezione netta e immediata del contributo, riducendo la burocrazia legata agli adempimenti fiscali.

Modalità di erogazione: pagamenti, tempistiche e un'unica soluzione

Il contributo sarà corrisposto con pagamento unico differenziato in base alla data di presentazione della domanda e alla tempistica di maturazione dei requisiti:

  • Le istanze presentate entro la scadenza ordinaria del 9 dicembre 2025 consentono di ricevere il saldo in dicembre, comprensivo di tutte le mensilità spettanti nell’anno
  • Le domande inviate entro il 31 gennaio 2026 (per requisiti maturati successivamente o istanze tardive) beneficeranno di pagamento entro febbraio dell’anno seguente
  • La liquidazione avviene tramite accredito su conto corrente (indicazione obbligatoria dell’IBAN), oppure tramite bonifico domiciliato su richiesta specifica, anche all’estero nell’area SEPA mediante modulo INPS

A differenza del precedente regime di decontribuzione, la gestione è esternalizzata dall’azienda e affidata all’Istituto, eliminando il passaggio in busta paga e agevolando gestione e controlli centralizzati.

Come presentare la domanda: canali, tempi e documentazione necessaria

La domanda, elemento imprescindibile per l’ottenimento del sostegno, deve essere presentata in modalità telematica attraverso uno dei seguenti canali:

  • Portale INPS con credenziali SPID almeno di livello 2, CIE 3.0, CNS o eIDAS
  • Contact Center INPS al numero verde 803.164 (fisso) o 06 164.164 (mobile)
  • Patronati, che offrono assistenza nella compilazione e nell’invio della richiesta

Le informazioni richieste si estendono a:

  • Dati anagrafici e codici fiscali dei figli interessati (o documentazione sostitutiva in caso di dati non ancora disponibili)
  • Dichiarazione sostitutiva attestante la sussistenza di tutte le condizioni di legge
  • Tipologia di rapporto di lavoro e assenza di contratto a tempo indeterminato, se con tre o più figli
  • Reddito da lavoro annuo non superiore a 40.000 euro per il 2025
  • IBAN o richiesta specifica per bonifico domiciliato

Le domande prive di requisiti o documentazione saranno respinte d’ufficio. Si ricorda che le dichiarazioni hanno valore di autocertificazione secondo il D.P.R. 445/2000 e sono soggette a successiva verifica.

Tempistiche ufficiali per l’invio delle domande e scadenze fondamentali

Le scadenze per la presentazione delle richieste sono così articolate:

  • Informazione principale: istanze entro 40 giorni dalla pubblicazione della circolare INPS n. 139, con scadenza fissata al 9 dicembre 2025
  • Eccezione per chi matura i requisiti dopo tale data ma entro il 31 dicembre 2025: domanda possibile entro il 31 gennaio 2026

L’erogazione avviene generalmente a dicembre o, in caso di domanda tardiva, entro il febbraio successivo. L’invio oltre i termini comporta la decadenza del diritto relativamente ai mesi in cui il requisito era perfezionato, senza possibilità di rimborso retroattivo.

I tempi di lavorazione da parte dell’INPS sono inquadrati dalla legge 241/1990 e si attestano solitamente entro 30 giorni dall’invio, compatibilmente con il numero di istanze e le tempistiche di verifica.

Controlli, responsabilità e sanzioni per dichiarazioni mendaci

La normativa prevede precisi meccanismi di controllo su tutte le domande presentate. In particolare:

  • Le informazioni rese in autocertificazione possono essere oggetto di ispezioni e verifiche a campione o puntuali, sia da parte dell’INPS che di altri enti coinvolti
  • Le dichiarazioni false o mendaci comportano la perdita del beneficio, la revoca delle somme già percepite e l’applicazione delle sanzioni amministrative e penali previste dal D.P.R. 445/2000
  • È responsabilità del richiedente mantenere la veridicità delle informazioni fornite, aggiornando tempestivamente eventuali variazioni che possano influire sul diritto

La trasparenza nella compilazione della domanda rafforza l’affidabilità dell’intervento pubblico e tutela le risorse collettive, assicurando equità nell’accesso.

Differenze tra Bonus Mamme 2025, esonero contributivo e novità dal 2026

Il sostegno del 2025 rappresenta una misura temporanea a favore delle madri lavoratrici, in attesa del perfezionamento della riforma degli sgravi contributivi prevista dalla normativa successiva. Rispetto all’esonero contributivo programmato:

  • Il Bonus mamme lavoratrici consiste in una somma diretta, monetaria, non in una riduzione della quota contributiva in busta paga
  • Dal 2026, salvo ulteriori interventi, il sostegno assumerà la forma di agevolazione contributiva strutturale, con importi potenziati (si prevede un passaggio da 40 a 60 euro mensili per la misura temporanea, fino a 3.000 euro per l’esonero pieno per specifiche categorie)
  • La decontribuzione rimarrà in vigore esclusivamente per le madri con contratti a tempo indeterminato e tre o più figli (esonero totale IVS), mentre per le altre la prestazione potrà essere rivalutata o aggiornata in base alle disponibilità di bilancio

La novità consiste anche nella facilitazione delle procedure di domanda e gestione, nonché nell’esclusione delle prestazioni da obblighi fiscali e dalla rilevanza ai fini ISEE.

Domande frequenti e criticità rilevate sul Bonus Mamme lavoratrici

  • È necessario essere già madre di due o tre figli al 1° gennaio 2025? No, il requisito può perfezionarsi entro il 31 dicembre 2025 e il diritto matura dal mese di realizzazione.
  • Cosa succede se il secondo figlio compie 10 anni dopo alcuni mesi? Il diritto si esaurisce dal mese del compleanno; il bonus spetta solo per i mesi antecedenti.
  • Madri con contratto di apprendistato rientrano? Il rapporto di apprendistato è assimilato al tempo indeterminato, quindi in caso di tre o più figli si accede all’esonero IVS e non al bonus monetario.
  • L’importo si cumula con altri aiuti? Il bonus non fa reddito, non incide sull’ISEE e risulta cumulabile con altre prestazioni sociali a sostegno della maternità e della genitorialità.
  • Esistono rischi in caso di dichiarazioni non corrette? Sì. La revoca del beneficio ed eventuali sanzioni amministrative e penali si applicano in caso di errori, omissioni o dichiarazioni mendaci.
  • Criticità? Alcuni osservatori segnalano la natura temporanea del sostegno e la limitata incidenza sull’economia globale delle famiglie, in attesa di misure più strutturali e progressive.

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