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Che cos'è la commissione di massimo scoperto (CMS) su un conto corrente, come funziona, regole e quanto si paga

La commissione di massimo scoperto è una voce nei conti correnti: cos'è, come funziona, quali regole ne disciplinano l'applicazione, i casi di illegittimità e il rapporto con i limiti antiusura.

Autore: Marcello Tansini
pubblicato il
Che cos'è la commissione di massimo scop

Nel panorama dei servizi bancari italiani, la voce relativa ai costi dei conti correnti presenta spesso elementi poco chiari e oggetto di dibattito. Tra questi rientra la commissione di massimo scoperto, storicamente conosciuta come uno degli oneri più discussi per chi dispone di un conto affidato o utilizza oltre la disponibilità delle proprie somme.

Questo costo si applicava nei casi in cui il saldo del conto andava in negativo, èndo una delle fonti di contestazione tra clienti e istituti di credito. La commissione di massimo scoperto (spesso abbreviata come CMS) è stata oggetto negli anni di numerose modifiche legislative e sentenze giudiziarie, riflettendo l'esigenza di garantire maggiore trasparenza e tutela per l'utente bancario. La sua storia recente risulta cruciale per chi desidera comprendere l'assetto attuale delle condizioni economiche applicate ai conti correnti e le tutele di legge disponibili contro i costi non giustificati.

Definizione e funzionamento della CMS su conto corrente

La CMS nasce come una remunerazione aggiuntiva a favore delle banche per il rischio e la gestione connessi a una situazione di scoperto sul conto. Tradizionalmente, questa commissione veniva calcolata applicando una percentuale sull'importo massimo di scoperto raggiunto dal correntista in un determinato periodo (tipicamente il trimestre). Ciò significa che, anche nel caso in cui il saldo negativo venisse raggiunto solo per pochi giorni, la base di calcolo restava l'ammontare massimo sforato nell'intervallo di riferimento. Il funzionamento della CMS rispondeva quindi a queste logiche:

  • Applicazione della commissione solo in presenza di un saldo negativo.

  • Calcolo percentuale sull'importo massimo raggiunto in scoperto, anche per un solo giorno del trimestre.

  • Periodicità di addebito nella maggior parte dei casi trimestrale, salvo diverse pattuizioni contrattuali.

Nel tempo, la crescente attenzione delle autorità di controllo finanziario e della giurisprudenza ha portato a una rivisitazione delle modalità di applicazione della CMS. Da un lato, le banche hanno iniziato a sostituire la CMS classica con altre voci – come la "commissione disponibilità fondi" – dall'altro, sono state introdotte limitazioni più stringenti sulle condizioni contrattuali per evitare prassi poco trasparenti e contestazioni legali da parte dei clienti bancari.

La legittimità della CMS secondo la normativa e la giurisprudenza italiana

Il dibattito sulla legittimità della commissione di massimo scoperto, e delle sue varianti, si basa essenzialmente su due principi: la necessità di determinatezza delle clausole contrattuali e il rispetto delle norme sulla trasparenza bancaria. L'articolo 117 del Testo Unico Bancario (Dlgs 1° settembre 1993, n. 385) sancisce l'obbligo di inserire tutte le condizioni economiche, incluse le commissioni, in modo chiaro e dettagliato nel contratto. La Corte di Cassazione ha più volte chiarito che solo le clausole che indicano in modo preciso gli importi, la base di calcolo, la periodicità e le modalità applicative possono essere considerate valide e opponibili al cliente:

  • Se la CMS viene prevista esplicitando una percentuale senza dettaglio della base di calcolo o della periodicità, tale clausola rischia la nullità per indeterminatezza, ai sensi degli artt. 1346 e 1418 del Codice Civile.

  • Le banche devono dimostrare la legittimità delle somme addebitate e la correttezza delle modalità di calcolo, in caso di contestazione da parte del correntista.

La giurisprudenza più recente indica la necessità della massima trasparenza e specificità: ogni elemento della voce CMS va descritto in modo dettagliato. Secondo la Cassazione, ad esempio, è nulla la clausola che si limiti a menzionare la percentuale della commissione, senza specificare su quale importo si calcoli o quando si applichi (Cass. sent. n. 19825/2022). L'applicazione retroattiva di tali principi consente ai correntisti di chiedere la restituzione delle somme versate per CMS ritenute non legittimamente pattuite.

Come viene calcolata la CMS e quanto si paga

Il calcolo della commissione di massimo scoperto segue criteri che devono essere espressamente previsti e dettagliati nel contratto di apertura di conto corrente. Generalmente, la CMS viene computata applicando una percentuale stabilita alla "punta massima" dello scoperto di conto corrente registrato in un certo periodo di riferimento (solitamente il trimestre). Vediamo un esempio pratico illustrato in tabella:

Periodo

Punta massima in rosso

CMS contrattuale

Importo CMS dovuta

1 gennaio - 31 marzo

€10.000

0,5% trimestrale

€50

Nell'esempio, se il cliente fosse risultato con un saldo negativo massimo di €10.000 anche per un solo giorno del trimestre, e la CMS contrattualmente pattuita fosse stata dello 0,5% trimestrale, la banca avrebbe addebitato €50 indipendentemente dalla durata dello scoperto:

  • Il tasso applicato deve essere comunicato nel documento di sintesi fornito dalla banca.

  • La periodicità (trimestrale, mensile, ecc.) deve essere sempre indicata esplicitamente.

Una precisazione importante riguarda la differenza tra la "vecchia" CMS e le nuove commissioni denominate diversamente: la legge limita la possibilità di far ricadere sotto nuove etichette costi che sostituiscono ciò che la CMS èva. Attualmente, la "Commissione Disponibilità Fondi" non può superare lo 0,50% per trimestre sull'affidamento accordato, come stabilito dalla legge 2/2009. Qualsiasi importo superiore o modalità non trasparente può essere oggetto di contestazione da parte del cliente.

Le principali controversie: quando la CMS è nulla o illegittima

La natura contestata della CMS trova riscontro in una ricca casistica giurisprudenziale. Le controversie più frequenti riguardano:

  • Indeterminatezza della clausola: la mancanza di elementi essenziali nella pattuizione causa la nullità della voce di costo secondo numerose decisioni dei tribunali.

  • Difetto di trasparenza nella comunicazione: se la banca non ha fornito adeguata informativa o non ha ricevuto accettazione esplicita delle modifiche da parte del cliente, l'addebito può essere ritenuto illegittimo.

  • Applicazioni retroattive di nuove condizioni: secondo l'Arbitro Bancario Finanziario le modifiche peggiorative, come il reintroduzione di una commissione simile alla CMS sotto altro nome, sono nulle se non adeguatamente comunicate e approvate.

La Corte di Cassazione ribadisce che l'onere di dimostrare la legittimità degli addebiti spetta all'istituto bancario e che la mancanza di determinazione nei criteri di calcolo comporta la nullità e la ripetizione di quanto eventualmente incassato (Cass. n. 19825/2022). Inoltre, diversi ABF hanno condannato le banche alla restituzione di CMS addebitate senza adeguata trasparenza contrattuale.

CMS e tasso soglia: usura e limiti di legge

Uno degli aspetti più delicati per chi gestisce un conto con affidamento riguarda il rispetto della normativa antiusura. La legge n. 108/1996 stabilisce il limite massimo dei tassi d'interesse e delle spese applicabili alle operazioni bancarie tra cui rientra anche la CMS. In particolare:

  • Per verificare il superamento della soglia di usura si deve considerare, oltre agli interessi praticati, anche la CMS eventualmente applicata.

  • La banca d'Italia pubblica trimestralmente i Tassi Effettivi Globali Medi (TEGM) e i relativi tassi soglia. Per i trimestri fino al quarto del 2009 veniva pubblicata anche la media delle CMS praticate agli affidamenti.

  • La Corte di Appello di Venezia (20 novembre 2024) ha specificato che il superamento della soglia di usura va valutato trimestralmente e considerando il margine residuo dell'interesse e della CMS rispetto al tasso limite.

Le banche non solo devono quindi rimanere sotto il limite stabilito per il TEG ma sono obbligate a confrontarsi anche con il limite massimo applicabile per la CMS. L'applicazione di spese superiori, anche parzialmente camuffate da nuove voci, può rilevare ai fini di una violazione della disciplina antiusura e dare diritto al correntista di ottenere la restituzione delle somme addebitate in eccesso e non dovute.