Effettuando un confronto tra i diversi contratti collettivi nazionali di lavoro nel 2025, emerge un panorama retributivo estremamente variegato che riflette le specificità dei diversi settori economici italiani. La conoscenza di quali siano i contratti nazionali più remunerativi rappresenta un'informazione preziosa per chi è alla ricerca di un'occupazione o intende cambiare settore professionale, permettendo scelte consapevoli basate non solo sulle proprie aspirazioni, ma anche su considerazioni economiche concrete.
Secondo i dati più recenti, tra i contratti nazionali che garantiscono le retribuzioni più elevate nel 2025 troviamo:
A prescindere dall'inquadramento specifico, gli stipendi del settore bancario risultano mediamente i più elevati, rendendo queste posizioni particolarmente ambite. Seguono, in termini di retribuzioni competitive, il settore farmaceutico, quello delle biotecnologie e quello energetico.
Entrando nel dettaglio delle retribuzioni medie annue lorde per settore, troviamo:
All'estremo opposto, tra i settori con retribuzioni mediamente più basse, si collocano:
Questi differenziali retributivi riflettono vari fattori, tra cui la specializzazione richiesta, il valore aggiunto prodotto e la struttura economica dei diversi settori.
Analizzando i contratti più remunerativi in base all'inquadramento professionale, emergono interessanti differenze tra le varie qualifiche.
Per quanto riguarda gli impiegati, le retribuzioni più elevate si riscontrano nei seguenti settori:
Per i quadri, le retribuzioni medie annue superano generalmente i 54.000 euro, con picchi nei seguenti settori:
I dirigenti possono vantare retribuzioni che superano spesso i 100.000 euro annui, con i valori più elevati nei seguenti settori:
Questi dati evidenziano come, oltre al settore di appartenenza, il livello di inquadramento rappresenti un fattore determinante nella definizione delle retribuzioni.
Il 2025 vede numerosi rinnovi contrattuali che comportano significativi adeguamenti salariali in diversi settori. Tra i più rilevanti:
Il rinnovo del CCNL Commercio, Terziario, Distribuzione e Servizi, firmato nel marzo 2024, ha previsto aumenti retributivi scaglionati che interessano anche il 2025. A marzo 2025 è prevista una nuova tranche di aumenti dei minimi tabellari, con incrementi variabili in base al livello di inquadramento, che vanno da 23 euro lordi mensili per il 1° livello fino a 52 euro per il 7° livello.
Gli aumenti retributivi programmati continueranno anche nei mesi successivi, con ulteriori incrementi previsti per novembre 2025, novembre 2026 e febbraio 2027, portando a un aumento complessivo significativo delle retribuzioni nel settore.
Il rinnovo del CCNL per i lavoratori del settore elettrico introduce aumenti retributivi a partire da aprile 2025, con incrementi medi nel triennio di 290 euro per il parametro 179,76 e 220 euro per il parametro medio 134,19. Gli aumenti variano in base alla tipologia di attività svolta, distinguendo tra personale che opera nella produzione e distribuzione di energia e chi si occupa di efficienza energetica e assistenza clienti.
Il nuovo contratto prevede anche un premio di produttività nazionale, subordinato al raggiungimento di specifici obiettivi qualitativi, e un incremento delle quote destinate al welfare aziendale.
Per il settore edilizio, l'intesa firmata a gennaio 2025 stabilisce un aumento complessivo di 180 euro per gli operai con parametro 100, suddiviso in tre tranches: 80 euro dal febbraio 2025, 50 euro da marzo 2026 e ulteriori 50 euro da marzo 2027.
L'accordo, che scadrà a giugno 2028, prevede anche una revisione degli aspetti normativi relativi alla sorveglianza sanitaria, ai premi di produzione, alla regolamentazione delle trasferte nazionali e al rafforzamento della previdenza complementare.
Il contratto dei metalmeccanici, scaduto a giugno 2024, è attualmente in fase di rinnovo, con importanti divergenze tra le parti. I sindacati chiedono un aumento salariale di 280 euro lordi sui minimi contrattuali, mentre le associazioni datoriali propongono formule alternative basate su flexible benefit e adeguamenti indicizzati all'inflazione.
La situazione è ancora in evoluzione, con mobilitazioni sindacali che puntano a sbloccare le trattative per garantire adeguamenti retributivi in un settore strategico per l'economia italiana.
Le significative differenze retributive tra i diversi contratti collettivi sono determinate da molteplici fattori:
I settori che richiedono competenze tecniche avanzate o altamente specializzate, come quello bancario, farmaceutico o delle telecomunicazioni, tendono ad offrire stipendi più elevati per attrarre e trattenere professionalità qualificate.
I settori caratterizzati da elevata produttività e margini di profitto significativi hanno generalmente maggiori risorse da destinare alle retribuzioni. Questo spiega in parte perché settori come quello bancario, energetico o farmaceutico offrano stipendi mediamente più alti.
La capacità delle organizzazioni sindacali di negoziare condizioni favorevoli influenza significativamente i livelli retributivi. Settori con una forte tradizione sindacale o con un'elevata sindacalizzazione tendono a garantire migliori condizioni economiche.
I settori caratterizzati dalla presenza di grandi aziende, spesso multinazionali, tendono a offrire retribuzioni più elevate rispetto a quelli frammentati in piccole imprese. Questo si riflette, ad esempio, nelle differenze tra il settore bancario o energetico rispetto a quello turistico o agricolo.
Secondo i dati dell'ISTAT relativi al primo trimestre 2025, la retribuzione oraria media è cresciuta del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. L'indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo 2025 ha registrato un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 4,0% rispetto a marzo 2024.
Gli incrementi più significativi si sono verificati nel settore alimentare (+7,8%), metalmeccanico (+6,3%) e commercio (+6,1%), mentre risultano nulli per farmacie private, telecomunicazioni e alcuni comparti della pubblica amministrazione.
Alla fine di marzo 2025, circa il 52,7% dei dipendenti è coperto da contratti collettivi in vigore per la parte economica, mentre il 47,3% (circa 6,2 milioni di lavoratori) attende ancora il rinnovo del proprio contratto.