La scelta tra il licenziamento e le dimissioni volontarie implica una decisione importante con significativi risvolti economici e professionali. Sebbene entrambe le opzioni conducano alla cessazione del rapporto lavorativo, le conseguenze che ne derivano possono essere sostanzialmente diverse, soprattutto in termini di tutele e benefici economici.
La distinzione fondamentale tra licenziamento e dimissioni risiede nell'iniziativa della cessazione del rapporto di lavoro. Nel licenziamento, è il datore di lavoro che decide di interrompere il contratto, mentre nelle dimissioni è il dipendente che sceglie di concludere il rapporto professionale.
Questa differenza di base comporta conseguenze rilevanti sotto vari aspetti:
Un elemento comune a entrambi gli strumenti è l'obbligo della comunicazione formale scritta. Il licenziamento diventa efficace al termine del periodo di preavviso contrattuale, mentre le dimissioni hanno effetto immediato dalla data di comunicazione al datore di lavoro, salvo diversi accordi sul preavviso.
Sia in caso di licenziamento che di dimissioni, la normativa prevede un periodo di preavviso, la cui durata è specificata nei Contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL). I termini variano in base a diversi fattori:
Per le dimissioni volontarie, i periodi di preavviso nel 2025 generalmente si attestano su queste tempistiche:
È importante notare che questi termini possono variare significativamente in base al CCNL applicato. Nel 2025, alcuni contratti collettivi hanno aggiornato queste tempistiche, quindi è sempre consigliabile verificare le disposizioni specifiche del proprio settore.
Esistono situazioni in cui è possibile essere esentati dall'obbligo di preavviso, sia per il licenziamento che per le dimissioni:
Nel caso specifico delle dimissioni, si può recedere senza preavviso anche nei seguenti casi:
È possibile dimettersi senza rispettare il preavviso anche in altre circostanze, ma in questi casi il lavoratore sarà tenuto a corrispondere un'indennità sostitutiva al datore di lavoro, calcolata sulla base della retribuzione che avrebbe percepito durante il periodo di preavviso non lavorato.
Le procedure per formalizzare sia il licenziamento che le dimissioni sono rigorosamente regolamentate e, nel 2025, richiedono specifici adempimenti.
Dal 2016, e confermato anche per il 2025, le dimissioni devono essere presentate esclusivamente in via telematica attraverso:
La procedura prevede:
Un aspetto importante da considerare è la possibilità di revocare le dimissioni entro 7 giorni dalla data di trasmissione, utilizzando la stessa procedura telematica. Questa opzione rappresenta una tutela importante per il lavoratore che potrebbe ripensare alla propria decisione.
Il licenziamento richiede una comunicazione formale scritta che deve indicare in modo chiaro:
Nel 2025, la normativa prevede che il datore di lavoro debba anche effettuare la comunicazione obbligatoria ai centri per l'impiego entro 5 giorni dalla cessazione effettiva del rapporto di lavoro.
La valutazione economica è spesso determinante nella scelta tra licenziamento e dimissioni. Esaminiamo i principali aspetti da considerare.
Una delle differenze più significative riguarda l'accesso ai sussidi di disoccupazione. Nel 2025, la NASpI viene riconosciuta automaticamente in caso di:
Al contrario, non spetta alcun sussidio in caso di dimissioni volontarie senza giusta causa, rappresentando questo uno degli svantaggi più rilevanti delle dimissioni.
Per il 2025, l'importo della NASpI è calcolato sulla media delle retribuzioni degli ultimi quattro anni e può arrivare fino a un massimo di 1.380,25 euro mensili, con una durata pari alla metà delle settimane contributive degli ultimi quattro anni.
In caso di licenziamento senza preavviso, il lavoratore ha diritto a un'indennità sostitutiva pari alla retribuzione che avrebbe percepito durante il periodo di preavviso non lavorato.
Al contrario, se il lavoratore si dimette senza rispettare il preavviso, sarà lui a dover corrispondere al datore di lavoro un'indennità equivalente, salvo nei casi di esenzione precedentemente elencati.
Nel calcolo dell'indennità non vengono considerati i giorni di:
Il TFR spetta al lavoratore sia in caso di licenziamento che di dimissioni. Nel 2025, i tempi di erogazione previsti sono:
È importante sottolineare che eventuali ritardi nell'erogazione del TFR comportano il diritto a interessi di mora a favore del lavoratore.
Nel 2025, gli accordi di risoluzione consensuale rappresentano una valida alternativa sia al licenziamento che alle dimissioni. Si tratta di un accordo bilaterale in cui entrambe le parti concordano sulla cessazione del rapporto di lavoro.
I principali vantaggi di questa soluzione sono:
Nel corso del 2025, molte aziende in fase di ristrutturazione propongono piani di esodo incentivato che possono includere:
Questa opzione può risultare particolarmente conveniente quando si desidera interrompere il rapporto di lavoro in modo concordato, evitando contenziosi e mantenendo buoni rapporti professionali.
Oltre agli aspetti economici immediati, è importante considerare anche le potenziali ripercussioni a lungo termine sulla propria carriera.
Un licenziamento può avere un impatto negativo percepito dai futuri datori di lavoro, soprattutto se avvenuto per motivi disciplinari. Tuttavia, nel 2025 si osserva una maggiore flessibilità nelle valutazioni dei percorsi professionali, con molte aziende che considerano con più attenzione le circostanze specifiche.
Se il licenziamento è avvenuto per:
L'impatto sulla reputazione professionale sarà generalmente inferiore rispetto a un licenziamento per motivi disciplinari.
Le dimissioni volontarie vengono generalmente percepite in modo più positivo, in quanto dimostrano:
Nel 2025, con un mercato del lavoro sempre più dinamico, i cambiamenti di impiego sono considerati normali e talvolta positivi, purché adeguatamente giustificati durante i colloqui di selezione.
Una pratica che merita particolare attenzione è quella del cosiddetto "licenziamento concordato", in cui lavoratore e datore di lavoro si accordano informalmente per un licenziamento che permetta al dipendente di accedere alla NASpI.
È fondamentale sottolineare che questa pratica, se configurata come simulazione di un licenziamento al solo scopo di ottenere indebitamente l'indennità di disoccupazione, è illegale e può comportare:
Nel 2025, gli organi di vigilanza hanno intensificato i controlli su queste pratiche, con verifiche incrociate più accurate e strumenti di analisi avanzati per identificare schemi sospetti.
La strada legittima per ottenere un risultato simile è quella della risoluzione consensuale in sede protetta, che garantisce l'accesso alla NASpI senza rischi legali.