Se le pause sul lavoro eccedono quelle previste dal contratto si rischia una sanzione disciplinare, anche la più grave ovvero il licenziamento. Si tratta comunque del provvedimento più estremo poiché i gradi precedenti sono il rimprovero verbale, l'ammonizione scritta, la multa, la sospensione e il trasferimento.
Ci sono leggi e contratti nazionali 2022 sul lavoro a stabilire in maniera netta e chiara che nessun lavoratore può essere impiegato in maniera continuativa per tutta la giornata. In realtà è per tutti i lavoratori fisiologico che di tanto in tanto occorre recuperare le energie fisiche e mentali.
Che poi si tratti di concedersi una pausa caffè o un pausa sigaretta cambia poco. La pausa pranzo deve essere invece stabilita in funzione della possibilità della consumazione del pasto. Ma cosa accade se le pause sono troppe ovvero in misura superiore rispetto a quanto previsto dal contratto? Quali sono i rischi?
La norma generale comune a tutti i Contratti collettivi nazionali di lavoro (terziario e servizi, edilizia e legno, alimentari, credito e assicurazioni, tessili, trasporti, meccanici, agricoltura e allevamento, enti e istituzioni private, chimica, poligrafici e spettacolo, marittimi, enti pubblici) prevede che se l'orario giornaliero abbia una durata maggiore a 6 ore, il dipendente deve fermarsi per recuperare le energie psico-fisiche, consumare il pasto, attenuare il lavoro ripetitivo e monotono.
I Ccnl entrano piuttosto in gioco al momento di fissare le modalità e la durata delle pause quotidiane. Scendendo ancora di più nel dettaglio, l'individuazione del momento in cui il dipendente può temporaneamente abbondare l'attività è lasciata al datore di lavoro d'intesa con gli interessati.
In linea di massima la pausa dal lavoro deve essere concessa indipendentemente dalla finalità tra l'inizio e la fine di ogni periodo di lavoro e in ogni caso la durata non può essere inferiore a 10 minuti consecutivi. Vediamo allora
Esiste un triplice livello di norme che disciplinano le pause sul lavoro. Ci sono quelle generali, quelle del Contratto collettivo nazionale di lavoro e quelli interne all'azienda. A tal proposito, il datore di lavoro deve sempre precisare che se l'orario di lavoro supera il limite delle 6 ore giornaliere scatta il diritto alla pausa ovvero un intervallo non inferiore a 10 minuti.
Ma lo deve fare anche e soprattutto precisando i modi e i termini per la fruizione della pausa. Sulla materia sono più volte intervenuti il Tribunale del lavoro e la Corte di Cassazione poiché sono stati numerosi i casi portatati all'attenzione della giustizia.
La conclusione è comune: se le pause sul lavoro eccedono quelle previste dal contratto si rischia una sanzione disciplinare, anche la più grave ovvero il licenziamento. Si tratta comunque del provvedimento più estremo poiché i gradi precedenti sono il rimprovero verbale, l'ammonizione scritta, la multa, la sospensione e il trasferimento.
Una storica sentenza della Cassazione ha riguardato un cassiere che troppo spesso si alzava dal suo posto. A detta degli Ermellini, la presenza di una pluralità di casse, delle quali non è detto se tutte in funzione, non esclude che il venir meno di una cassa rallentava le operazioni delle altre sulle quali venivano dirottati i clienti in fila che comunque erano in numero cospicuo, né incide sulla valutazione della negligenza della negligenza del lavoratore espressa nella sentenza di secondo grado.
A norma di legge non sono pagati si riposi intermedi all'interno e all'esterno dell'azienda, il tempo impiegato per recarsi sul posto di lavoro e le soste di lavoro di durata non inferiore a 10 minuti e non superiori (nel conteggio totale) a 2 ore, tra l'inizio e la fine della giornata di lavoro.
Quando di mezzo c'è l'applicazione o meno del provvedimento estremo del licenziamento, per la Corte di Cassazione è comunque da escludere - come precisato in un'altra ben nota decisione che ha riguardato l'allontanamento di un dipendente - che la determinazione del tempo e della durata della pausa di riposo, da non confondere coi momenti di soddisfazione delle necessità fisiologiche, sia rimessa all'arbitrio del lavoratore.
Esiste un triplice livello di norme che disciplinano le pause sul lavoro. Ci sono quelle generali, quelle del Contratto collettivo nazionale di lavoro e quelli interne all'azienda.