L'attenzione dell'Agenzia delle Entrate nei confronti dei contribuenti si mantiene costantemente elevata, specialmente quando si tratta di monitorare i conti correnti e le attività finanziarie. Questo è particolarmente vero per i capitali detenuti all'estero, che sono oggetto di specifici obblighi dichiarativi. Conoscere approfonditamente le regole relative alla dichiarazione di conti esteri e attività di trading internazionale è fondamentale per evitare pesanti sanzioni e conseguenze legali. Analizziamo nel dettaglio gli obblighi, i rischi e le possibili sanzioni.
Tra gli aspetti a cui prestare particolare attenzione vi sono i capitali depositati sui conti correnti esteri e le attività di trading internazionale. Nella dichiarazione annuale dei redditi, è necessario riportare dati e informazioni che rappresentano accuratamente la situazione economica e patrimoniale del contribuente, incluse le attività finanziarie detenute oltre i confini nazionali.
I soggetti fiscalmente residenti in Italia (persone fisiche, enti non commerciali e società semplici) sono tenuti a compilare il quadro RW della dichiarazione dei redditi per monitorare le attività estere di natura finanziaria. Questo obbligo si applica ai titolari di conti correnti, depositi, investimenti in azioni, obbligazioni o altre attività finanziarie detenute all'estero.
La compilazione del quadro RW è obbligatoria non solo per i titolari formali delle attività estere, ma anche per i soggetti che ne hanno l'effettiva disponibilità o possono eseguirne la movimentazione, anche tramite interposta persona. Questo principio, confermato dalla Corte di Cassazione in diverse sentenze, si applica anche quando il conto estero è formalmente intestato a entità come trust, fiduciarie o fondazioni, ma le somme depositate sono nella disponibilità effettiva del contribuente italiano.
Non tutti i conti esteri devono essere necessariamente dichiarati. La normativa prevede alcune soglie di esenzione che è importante conoscere:
Si possono quindi verificare due situazioni:
Per le piattaforme di trading online, che spesso sono gestite da intermediari esteri, si applicano le stesse regole: è necessario dichiarare sia il conto di trading che eventuali redditi generati (plusvalenze, dividendi, interessi) secondo le normative italiane.
Se non si dichiara un conto corrente estero nonostante l'obbligo, le conseguenze possono essere significative. Le sanzioni amministrative variano in base alla localizzazione del conto:
Nel caso di presentazione tardiva del quadro RW entro 90 giorni dalla scadenza, si applica una sanzione fissa di 250 euro invece delle percentuali sopra indicate.
Inoltre, per i conti detenuti in Paesi black list, opera anche una presunzione legale secondo cui le somme non dichiarate si considerano costituite con redditi sottratti a tassazione in Italia. In questo caso, oltre alle sanzioni per l'omessa compilazione del quadro RW, l'Agenzia delle Entrate può recuperare anche le imposte presumibilmente evase.
I conti aperti in Paesi considerati paradisi fiscali comportano sanzioni raddoppiate e ulteriori presunzioni sfavorevoli. Tra questi Paesi rientrano:
Aruba, Bahamas, Bahrein, Barbados, Belize, Bermuda, Brunei, Costa Rica, Dominica, Emirati Arabi Uniti, Ecuador, Filippine, Gibilterra, Gibuti, Grenada, Guernsey, Hong Kong, Isola di Man, Isole Cayman, Isole Cook, Isole Marshall, Isole Vergini Britanniche, Jersey, Libano, Liberia, Liechtenstein, Macao, Malaysia, Maldive, Mauritius, Monserrat, Nauru, Niue, Oman, Panama, Polinesia Francese, Principato di Monaco, Sark, Seychelles, Singapore, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Svizzera, Taiwan, Tonga, Turks e Caicos, Tuvalu, Uruguay, Vanuatu, Samoa.
È importante notare che alcuni di questi Paesi hanno stipulato accordi di scambio di informazioni con l'Italia negli ultimi anni, modificando il loro status. Ad esempio, la Svizzera, il Principato di Monaco e San Marino non sono più considerati paradisi fiscali a tutti gli effetti, grazie agli accordi bilaterali e all'adesione al Common Reporting Standard (CRS).
Per quanto riguarda specificamente i conti di trading all'estero non dichiarati, le conseguenze possono essere molteplici:
Va sottolineato che attraverso gli accordi internazionali di scambio di informazioni fiscali, l'amministrazione finanziaria italiana è in grado di ottenere dati sui conti esteri dei contribuenti italiani. Questo rende sempre più difficile occultare attività finanziarie all'estero.
Negli ultimi anni, gli strumenti a disposizione dell'Agenzia delle Entrate per individuare i conti esteri non dichiarati si sono notevolmente potenziati. Questo grazie all'implementazione di accordi internazionali per lo scambio automatico di informazioni fiscali:
Grazie a questi accordi, l'Agenzia delle Entrate riceve periodicamente dati relativi ai conti bancari, ai depositi e ad altre attività finanziarie detenute all'estero da contribuenti italiani. Le informazioni includono il saldo del conto, gli interessi percepiti, i dividendi e altre forme di reddito.
La Sezione Analisi e Strategie per il Contrasto agli Illeciti Fiscali Internazionali dell'Agenzia delle Entrate utilizza questi dati per identificare possibili casi di evasione fiscale internazionale. I controlli automatici contro evasione fiscale si concentrano in particolare su:
Quando l'Agenzia delle Entrate identifica possibili irregolarità relative a conti esteri non dichiarati, generalmente procede secondo un approccio graduale:
La lettera di compliance contiene informazioni dettagliate come:
Ricevuta una lettera di compliance, il contribuente ha due opzioni principali:
Per i contribuenti che si rendono conto di non aver dichiarato correttamente i propri conti esteri, è possibile regolarizzare la propria posizione attraverso il ravvedimento operoso. Questo strumento consente di beneficiare di una significativa riduzione delle sanzioni.
Il ravvedimento operoso per il quadro RW prevede:
La riduzione delle sanzioni varia in base al tempo trascorso dalla violazione:
È importante ricordare che il ravvedimento operoso è possibile solo se la violazione non è già stata constatata e non sono iniziati accessi, ispezioni o verifiche. Inoltre, è possibile effettuare il ravvedimento anche dopo aver ricevuto una lettera di compliance, purché non sia stato notificato un avviso di accertamento.