La sicurezza dei propri risparmi pensionistici è una preoccupazione comune per molti lavoratori italiani, soprattutto quando si parla di fondi pensione e del loro possibile fallimento. In questo articolo analizzeremo il quadro normativo che regola i fondi pensione in Italia, le tutele previste dalla legge e cosa accade realmente in caso di difficoltà finanziarie di un fondo pensione.
Secondo la normativa vigente in Italia, i fondi pensione non possono fallire. Questa è una certezza giuridica sancita dall'articolo 15, comma 5, del Decreto Legislativo 252/05, che stabilisce esplicitamente: "Ai fondi pensione si applica esclusivamente la disciplina dell'amministrazione straordinaria e della liquidazione coatta amministrativa, con esclusione del fallimento."
Questa protezione non è casuale, ma si basa su principi strutturali che caratterizzano il funzionamento dei fondi pensione italiani:
Questa certezza non esenta tuttavia il risparmiatore dall'effettuare la scelta del fondo pensione con estrema attenzione. È fondamentale verificare le proposte di investimento dei contributi, i rischi finanziari, le garanzie e i tipi di prestazioni, anche aggiuntive rispetto alla pensione.
Il sistema italiano prevede una rigorosa rete di controlli e protezioni per i fondi pensione, che contribuisce ulteriormente alla loro solidità:
I fondi pensione sono soggetti alla vigilanza di diverse autorità indipendenti:
Il denaro investito è quindi sottoposto a vigilanza in ogni suo passaggio, dalla raccolta alla gestione.
Ogni fondo pensione deve garantire un sistema di gestione e controllo interno che include:
Inoltre, ogni fondo deve nominare un advisor esterno che vigila sulle iniziative di investimento prese dal fondo stesso.
Gli investimenti dei fondi pensione sono regolamentati dal D.M. 166/2014, che definisce nel dettaglio modalità di investimento e limiti imposti, soprattutto per quanto riguarda impieghi particolarmente rischiosi o con finalità speculative.
Sebbene i fondi pensione non possano fallire, possono essere soggetti a liquidazione coatta amministrativa che porta alla cessazione dell'attività. È importante comprendere cosa succede al fondo pensione sottoscritto in questo caso.
La liquidazione non riguarda le posizioni individuali degli iscritti, ma la gestione dell'attività dei fondi pensione. Il fondo si finanzia attraverso le commissioni e le quote associative versate dai lavoratori e dalle aziende associate, quindi il rischio di liquidazione si presenta solo se le entrate non dovessero risultare sufficienti a coprire le uscite.
In caso di liquidazione coatta amministrativa:
È importante sottolineare che la liquidazione di un fondo pensione è un evento estremamente raro in Italia, e anche quando si verifica, ci sono procedure specifiche per proteggere il capitale degli iscritti.
Le tutele contro il fallimento si applicano a tutte le tipologie di fondi pensione presenti nel mercato italiano:
Istituiti dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell'ambito della contrattazione nazionale, di settore o aziendale. Rientrano in questa categoria anche i fondi pensione territoriali, istituiti in base ad accordi tra datori di lavoro e lavoratori appartenenti a un territorio o area geografica.
Istituiti da banche, imprese di assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM). Anche in questo caso non è ammesso il fallimento.
Forme pensionistiche complementari istituite dalle imprese di assicurazione, seguono le stesse regole di protezione degli altri fondi pensione.
Forme pensionistiche istituite prima della riforma della previdenza complementare, godono delle medesime tutele normative.
Per garantire ulteriore tranquillità agli aderenti, i fondi pensione hanno specifici obblighi informativi:
Queste informazioni permettono di controllare la regolarità dei versamenti e l'adeguatezza del percorso previdenziale. Contestualmente, il risparmiatore può modificare le proprie scelte aumentando i contributi o destinando altrove il proprio investimento in caso di insoddisfazione.
La legge di bilancio 2025 ha introdotto alcune novità significative nel settore della previdenza complementare, progettate per incentivare l'adesione ai fondi pensione e rafforzare il secondo pilastro previdenziale italiano.
Una delle principali innovazioni riguarda la possibilità, per i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996 (sistema contributivo puro), di utilizzare la rendita derivante dal fondo pensione per raggiungere gli importi necessari per la pensione di vecchiaia o anticipata. Questa opzione è valida solo se almeno il 50% della posizione maturata presso il fondo viene convertita in rendita pensionistica.
Questa misura crea una maggiore sinergia tra i due livelli pensionistici e rappresenta un incentivo concreto all'adesione ai fondi pensione, soprattutto per i lavoratori più giovani che avranno pensioni pubbliche meno generose.
È importante sottolineare che, per chi sceglie di utilizzare la rendita del fondo pensione per accedere alla pensione anticipata, esistono alcune limitazioni. In particolare, fino al raggiungimento dell'età per la pensione di vecchiaia, non è possibile cumulare la pensione con redditi da lavoro dipendente o autonomo, salvo nel limite di 5.000 euro lordi annui.
Dal 1° gennaio 2025, chi è iscritto all'AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria), alle forme sostitutive ed esclusive della stessa e alla Gestione separata, può aumentare il proprio montante contributivo versando una quota aggiuntiva fino a 2 punti percentuali. Questi contributi aggiuntivi sono parzialmente deducibili dal reddito (50% dell'importo versato), anche se non possono essere conteggiati per raggiungere i requisiti minimi per la pensione.
Durante le crisi finanziarie, è normale osservare oscillazioni nei rendimenti dei fondi pensione. In questi momenti, è essenziale adottare un approccio razionale e di lungo periodo:
L'esperienza degli ultimi anni ha dimostrato la resilienza dei fondi pensione italiani. Nel corso del decennio 2011-2021, nonostante la crisi del debito sovrano e la pandemia, i fondi pensione negoziali hanno registrato un rendimento medio annuo del 4,1%. Nel 2023 sono state recuperate tutte le perdite sostenute nel 2025, con risultati in alcuni casi anche in doppia cifra.
Un'ulteriore protezione per i lavoratori che aderiscono alla previdenza complementare è rappresentata dal Fondo di Garanzia della posizione previdenziale complementare, istituito presso l'INPS. Questo fondo interviene in caso di inadempienza del datore di lavoro nel versamento dei contributi al fondo pensione.
Per richiedere l'intervento del Fondo di Garanzia, devono sussistere alcune condizioni:
A differenza di chi richiede l'intervento del Fondo di Garanzia avendo lasciato il TFR in azienda, chi ha aderito alla previdenza complementare vedrà il proprio TFR versato direttamente nel fondo pensione. Oltre al TFR, il Fondo di Garanzia garantisce anche i contributi datoriali non versati e i contributi volontari trattenuti dalla busta paga ma non versati al fondo pensione.