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Infortunio sul lavoro 2025, durata massima e cosa succede se scade tempo concesso

Qual la durata massima riconosciuta per infortunio sul lavoro e cosa accade se il lavoratore supera il periodo concesso senza rientrare in servizio

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Infortunio sul lavoro 2025, durata massi

La durata massima dell'infortunio sul lavoro è di 180 giorni in un anno solare. Per l'intero periodo il dipendente è tutelato anche dal punto di vista retributivo. Una volta terminati i 180 giorni, il lavoratore ha comunque diritto a 120 giorni di aspettativa non retribuita. L'INAIL ricopre un ruolo cardine perché l'assicurazione obbligatoria copre ogni incidente avvenuto per causa violenta in occasione di lavoro dal quale conseguano l'inabilità permanente, l'inabilità assoluta temporanea per più di tre giorni o la morte.

Cosa si intende per infortunio sul lavoro

L'infortunio sul lavoro rappresenta l'evento per cui scatta in automatico la tutela assicurativa. Il ruolo centrale è ricoperto dell'INAIL, l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, che copre i casi di infortunio sul lavoro nel 2025 avvenuti per causa violenta, in occasione dello svolgimento dell'impiego e da cui sia derivata una lesione, la morte o l'inabilità permanente (sia assoluta e sia parziale) o temporanea assoluta che comporta l'impossibilità di lavorare per almeno tre giorni.

Proprio la variabile temporanea è di fondamentale importanza perché è prevista una durata massima di copertura così come è disciplinata la situazione successiva alla scadenza del tempo concesso. L'infortunio è collegato al lavoro se la lesione è avvenuta in occasione dello svolgimento dell'attività lavorativa.

A tal proposito, la lesione è ogni alterazione fisica o psichica dell'organismo del lavoratore da cui derivi:

  • Un'inabilità temporanea assoluta
  • Un'inabilità permanente assoluta o parziale
  • La morte

Infortunio in itinere: un caso particolare

Un caso particolare previsto dalla normativa 2025 è quello dell'infortunio in itinere che avviene durante il normale percorso di andata e ritorno tra il luogo di abitazione e quello di lavoro in orari coincidenti con l'inizio e la fine dell'orario di lavoro. Questo tipo di sinistro è equiparato a tutti gli effetti all'infortunio sul lavoro e gode delle stesse tutele e tempistiche di copertura.

Secondo le sentenze della Cassazione, l'infortunio in itinere è riconosciuto anche quando il lavoratore utilizza un mezzo proprio, purché l'uso di tale mezzo sia necessario per raggiungere il luogo di lavoro e non esistano valide alternative di trasporto pubblico.

Durata massima infortunio sul lavoro 2025, periodi e indennità

La durata massima dell'infortunio sul lavoro è di 180 giorni in un anno. Per l'intero periodo il dipendente è tutelato anche dal punto di vista retributivo. Più precisamente:

  • Il giorno dell'infortunio: 100% della retribuzione a carico del datore di lavoro e nulla dall'INAIL
  • Nei primi 3 giorni (periodo di carenza): 60% della retribuzione a carico del datore di lavoro, salvo miglior trattamento previsto dal contratto di lavoro (o regolamenti interni) e nulla dall'INAIL
  • Dal quarto al 90esimo giorno: integrazione se prevista dal contratto di lavoro, indennità giornaliera pari al 60% (a carico dell'INAIL) della retribuzione media percepita nei 15 giorni precedenti l'infortunio
  • Dal 91esimo giorno fino alla guarigione clinica: integrazione se prevista dal contratto di lavoro, indennità giornaliera pari al 75% (a carico dell'INAIL) della retribuzione media percepita nei 15 giorni precedenti l'infortunio

Se da una parte sono tutelati anche gli infortuni accaduti per colpa del lavoratore, ad esempio per via di imprudenza, negligenza e imperizia, dall'altra non sono coperti quelli che derivano da un comportamento estraneo al lavoro o da simulazioni.

Anticipazione dell'indennità da parte del datore di lavoro

Dal punto di vista procedurale, l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro può chiedere (anzi, obbligare) al datore di anticipare l'indennità temporanea, da restituire con cadenza mensile. Questo meccanismo è previsto per garantire continuità economica al lavoratore infortunato senza attendere i tempi di erogazione diretta dell'INAIL.

Il datore di lavoro può recuperare le somme anticipate tramite il sistema di conguaglio con i contributi dovuti all'Istituto, secondo quanto stabilito dalle procedure operative INAIL vigenti nel 2025.

Requisiti per il riconoscimento dell'infortunio sul lavoro nel 2025

Prima di poter catalogare il sinistro subito come infortunio professionale sono necessarie alcune condizioni specifiche previste dalla normativa 2025.

Sono 4 in particolare:

  1. L'evento traumatico da cui deriva una lesione alla salute del lavoratore o la sua morte
  2. Il collegamento tra l'episodio e lo svolgimento delle mansioni lavorative
  3. La durata dell'inabilità al lavoro di più di 3 giorni
  4. La cosiddetta causa violenta

In sintesi non basta che l'infortunio avvenga durante l'orario lavorativo ma è fondamentale che si verifichi a causa del lavoro. In pratica deve sussistere un rapporto di causa ed effetto tra l'attività lavorativa e l'incidente.

Cosa succede se scade il tempo concesso per l'infortunio sul lavoro nel 2025

Come spiegato, l'INAIL ricopre un ruolo centrale perché il risarcimento obbligatorio copre ogni incidente avvenuto per causa violenta in occasione di lavoro dal quale conseguano l'inabilità permanente, l'inabilità assoluta temporanea per più di tre giorni o la morte.

Caratteristica di fondo dell'infortunio sul lavoro che lo distingue dalla malattia e infortunio è la natura improvvisa e violenta. Una volta terminati i 180 giorni di infortunio, il lavoratore ha comunque diritto a 120 giorni di aspettativa non retribuita.

Questo periodo supplementare consente al dipendente di avere il tempo necessario per completare il recupero senza il rischio immediato di perdere il posto di lavoro. Durante l'aspettativa non retribuita:

  • Il contratto di lavoro rimane in vigore
  • Il dipendente mantiene il diritto alla conservazione del posto
  • Non viene percepita alcuna retribuzione
  • Il periodo non è utile ai fini dell'anzianità di servizio, salvo diverse disposizioni contrattuali

Cosa succede al termine del periodo di aspettativa

Al termine del periodo di aspettativa non retribuita (120 giorni), se il lavoratore non è ancora in grado di riprendere servizio, possono verificarsi diverse situazioni:

  1. Se il lavoratore è dichiarato permanentemente inidoneo alla mansione, il datore di lavoro deve verificare la possibilità di ricollocarlo in altre mansioni compatibili con il suo stato di salute
  2. In caso di impossibilità di ricollocamento, può essere avviata la procedura di licenziamento per giustificato motivo oggettivo
  3. Il lavoratore potrebbe avere diritto a prestazioni previdenziali per invalidità, se in possesso dei requisiti previsti dalla legge

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