Con l'inserimento esplicito della voce fornitura e organizzazione di servizi sessuali, il fisco italiano riconosce ufficialmente l'esistenza di una realtà professionale che, finora, si muoveva in una zona grigia. Questo non significa che la prostituzione sia diventata legale nel senso più ampio del termine, ma che chi esercita in modo autonomo e volontario, senza sfruttamento da parte di terzi, ha oggi la possibilità e l'obbligo di dichiarare i propri redditi.
Per molte lavoratrici e lavoratori del sesso, tra cui escort e accompagnatrici, si apre così una nuova fase. Se in passato chi voleva operare in regola era costretto ad aprire partite Iva sotto codici ambigui, come servizi alla persona o benessere psicofisico, oggi può scegliere un codice che descrive con chiarezza l'attività svolta.
Ma attenzione: la possibilità di registrarsi non equivale a una legalizzazione generalizzata. La legge Merlin del 1958 resta in vigore e vieta ogni forma di favoreggiamento, intermediazione o organizzazione della prostituzione. Quindi il nuovo codice non sdogana l'apertura di bordelli o agenzie di accompagnamento gestite da terzi. Approfondiamo quindi e facciamo chiarezza:
La prostituzione in Italia è lecita, ma non è libera
Cosa cambia per escort e accompagnatrici
Per comprendere la portata del cambiamento, occorre distinguere tra due piani: quello giuridico e quello fiscale. Dal punto di vista giuridico, la prostituzione non è un reato in Italia. La legge non punisce chi decide di offrire prestazioni sessuali a pagamento, purché lo faccia in modo autonomo, senza coercizione, e abbia compiuto la maggiore età. Questo principio, più volte ribadito dalla giurisprudenza, si fonda sul diritto dell'individuo di disporre del proprio corpo, anche a fini economici.
Il problema nasce quando l'attività assume una dimensione organizzata. È qui che interviene la legge Merlin, che vieta tutte le forme di gestione della prostituzione da parte di soggetti terzi. Bordelli, case chiuse, agenzie di escort che trattengono una percentuale: tutte queste realtà sono considerate illecite, perché rientrano nella fattispecie del favoreggiamento della prostituzione. Di conseguenza, anche con il nuovo codice Ateco, non è possibile costituire imprese collettive o società che gestiscano l'attività sessuale altrui. La legge distingue tra l'autonomia personale e lo sfruttamento.
Tornando all'aspetto fiscale, la Corte di Cassazione ha stabilito da tempo che i proventi derivanti dalla prostituzione, se esercitata legalmente, sono tassabili. Non solo: in alcune sentenze si è riconosciuto il diritto e il dovere di aprire partita Iva. Il nuovo codice Ateco rende questo passaggio più lineare, anche se non obbliga nessuno ad aprirla. Ma se si percepiscono redditi da attività continuativa e autonoma, il fisco ha il diritto di pretendere imposte e contributi, esattamente come per ogni altra attività professionale.
Per chi lavora nel settore dei servizi sessuali autonomi, il nuovo codice Ateco è un cambio di prospettiva. Escort e accompagnatrici che scelgono di operare in maniera indipendente possono presentarsi al fisco senza dover mascherare la propria attività. Questo ha ricadute importanti non solo sul piano della trasparenza fiscale, ma anche su quello della dignità professionale. Chi lavora in questo settore potrà pagare le tasse, versare contributi e accedere a forme di tutela previdenziale e sanitaria, almeno nei limiti consentiti dalla legge.
Non si tratta però di una sanatoria né di una depenalizzazione generalizzata. La prostituzione in Italia rimane legale solo a condizione che sia esercitata in forma individuale. Qualsiasi attività riconducibile a un'organizzazione, promozione o sfruttamento da parte di altri è perseguita penalmente. Il codice Ateco 2025, in sé, non modifica nulla sotto questo aspetto: serve solo ad allineare la classificazione fiscale alla realtà dei fatti.
Chi decide di lavorare come escort dovrà comunque affrontare l'assenza di una cornice normativa chiara, la difficoltà a ottenere strumenti bancari o previdenziali, lo stigma sociale e il rischio di abusi o ricatti.