Nel sistema tributario italiano, la prescrizione rappresenta un diritto di estinzione dei debiti fiscali trascorso uno specifico periodo di tempo senza atti interruttivi validi da parte dell’autorità di riscossione. Chi, dunque, trovandosi con debiti fiscali inevasi, avrà la possibilitàn di non pagare le tasse per prescrizione nel 2025?
La prescrizione fiscale varia a seconda della natura del tributo o della sanzione iscritta a ruolo, trovando il proprio fondamento negli artt. 2946 e 2948 del Codice Civile nonché nella disciplina di settore (D.Lgs. 472/1997, D.P.R. 602/1973, L. 197/2025 ecc.).
Nel 2025, il quadro normativo prevede le seguenti scadenze:
La decorrenza della prescrizione parte dalla data in cui il tributo o la sanzione diventano esigibili o, per le cartelle esattoriali, dal termine ultimo per il pagamento. Ogni atto notificato dall’ente creditore – quale sollecito di pagamento, avviso di accertamento, preavviso di fermo, pignoramento – interrompe i termini di prescrizione, i quali ripartono da capo dal giorno successivo alla notifica.
Novità 2025: Con il D.Lgs. 87/2024 e la riforma della riscossione (D.Lgs. 110/2024), sono stati ridefiniti i tassi d’interesse nelle rateazioni e confermate regole di maggior flessibilità nella gestione delle dilazioni, particolarmente favorevoli per i debitori che intendano regolarizzare la propria posizione rispettando i piani di rientro.
Tipo di tributo o sanzione | Termine prescrizione (anni) |
IRPEF, IRAP, IRES, IVA | 10 |
Imposta di registro, ipotecaria, catastale, bollo, canone Rai, contributi CCIAA | 10 |
IMU, TARI, TASI, TOSAP | 5 |
Sanzioni amministrative, multe stradali, interessi | 5 |
Contributi INPS/INAIL | 5 |
Bollo auto | 3 |
Questa tabella sintetizza i principali termini di prescrizione, ma bisogna ricordare che interruzioni formali riattivano il computo del termine.
La cartella esattoriale rappresenta il principale titolo esecutivo utilizzato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
In assenza di atti interruttivi validamente notificati, il termine di prescrizione si calcola a partire dalla scadenza del pagamento di ciascuna cartella, variando in base al tipo di debito iscritto a ruolo.
Atti interruttivi:
Secondo il prevalente orientamento della Suprema Corte, i termini prescrizionali variano in funzione della natura giuridica del credito: per le imposte statali e ruoli derivanti da accertamenti definitivi, si applica la prescrizione decennale; in tutti gli altri casi, quali multe e tributi locali, si applicano prescrizioni brevi (cinque o tre anni). Le sanzioni e interessi, come chiarito anche nelle pronunce del 2024, sono sempre soggetti alla prescrizione quinquennale, a meno che non siano oggetto di sentenza passata in giudicato (in tal caso il termine è decennale).
Non basta il trascorrere del tempo! Ogni atto giuridicamente idoneo interruttivo, validamente notificato (lettera raccomandata, PEC, notifica a mani proprie), azzera la prescrizione e la fa ripartire, anche più volte. Gli enti creditori tipicamente inviano comunicazioni proprio a ridosso della scadenza per mantenere vivo il loro diritto di esigere il credito.
È inoltre fondamentale tenere presente che la notificazione irregolare di un atto non produce effetti interruttivi efficaci. La giurisprudenza impone infatti che le modalità di notifica rispettino pienamente le norme di legge.
Oltre alle imposte e alle sanzioni collegate, anche le dichiarazioni fiscali sono soggette a termini di decadenza e prescrizione. In linea generale, l’Agenzia delle Entrate può contestare errori e omissioni su dichiarazioni:
Il regime può essere ridotto in caso di pagamenti tracciati o ISA elevati, oppure ampliato in presenza di dichiarazioni integrative o proroghe straordinarie (es. per emergenza sanitaria). Dal 2025, le recenti proroghe sugli effetti Covid non modificano le scadenze ordinarie, fatte salve situazioni eccezionali espressamente previste a livello normativo.
Le sanzioni tributarie inflitte per violazioni fiscali seguono i nuovi parametri introdotti dal D.Lgs. 87/2024 (sanzione ora pari al 25% per omesso versamento, in luogo del 30%). La prescrizione per il recupero delle sanzioni e degli interessi è sempre quinquennale, a meno che non sia oggetto di sentenza definitiva.
Esempio pratico: su una cartella relativa a IRPEF notificata nel 2025, la prescrizione per l’imposta decorre in 10 anni ma per le relative sanzioni/interessi basta che non intervengano atti interruttivi per 5 anni dalla notifica perché non siano più dovute.
La Corte di Cassazione ha stabilito fra l’altro che i termini più lunghi (decennio) valgano solo in presenza di accertamento definitivo, sentenza passata in giudicato o cartella non opposta.
La prescrizione attribuisce al contribuente il diritto di non pagare i debiti decaduti. Tuttavia il contribuente deve sollecitare formalmente l’eccezione, presentando istanza di autotutela oppure ricorso presso il giudice competente (Commissione Tributaria o Giudice di Pace, in base alla natura del credito).
Si raccomanda di agire tempestivamente, anche richiedendo l’assistenza di professionisti esperti. Nel caso la cartella sia dichiarata prescritta, non sussiste obbligo di procedere al pagamento. Se la prescrizione è contestata dall’ente e non viene riconosciuta, sarà il giudice a decidere sulla spettanza del diritto al mancato pagamento.
È vietato tentare di evitare la riscossione tramite comportamenti fraudolenti (alienazioni simulate, occultamento dei beni ecc.). L’art. 11 del D.Lgs. 74/2000 configura infatti il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, punito con sanzioni penali severe. La prescrizione non giustifica né autorizza tali condotte, che dovranno essere rigorosamente evitate da chiunque intenda tutelare i propri interessi secondo legge.
Il 2023 e gli anni successivi hanno visto l’introduzione di numerosi strumenti straordinari (rottamazione-quater, saldo e stralcio, stralcio automatico mini-debiti fino a €1000 affidati tra 2000 e 2015) che hanno permesso l’estinzione di vecchi carichi fiscali a condizioni molto vantaggiose. Ad oggi, nel 2025, queste finestre risultano chiuse; tuttavia, eventuali future riaperture potrebbero consentire un ennesimo abbattimento del carico fiscale per determinate categorie di debitori, senza incidere direttamente sulle regole della prescrizione. L’invito resta quello di non attendere nuovi condoni, ma di gestire tempestivamente la propria posizione con gli strumenti ordinari: ravvedimento operoso, rateazione rafforzata, ricorso alle procedure giudiziarie.