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Quali sono le tasse sui Btp che si pagano sul guadagno e i costi fissi da considerare. Calcolo ed esempi

Dal punto di vista fiscale, i guadagni derivanti da Btp sono considerati reddito imponibile e, come tali, soggetti a tassazione.

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
Quali sono le tasse sui Btp che si pagan

Per comprendere la tassazione dei Btp bisogna partire dalla definizione di questi strumenti finanziari. I Btp sono titoli di debito emessi dallo Stato italiano, utilizzati per finanziare le spese pubbliche. Tra le varie emissioni, troviamo i Btp Italia, legati all'andamento dell'inflazione nazionale, e i Btp Valore, lanciati il 7 giugno 2023, destinati a offrire opportunità legate ai movimenti dei prezzi al consumo.

Quando si investe in Btp si impegna il proprio denaro nell'acquisto di obbligazioni statali e, in cambio, si ottengono diversi benefici: una cedola, o interesse attivo, pagata con cadenza semestrale; una garanzia di restituzione del capitale investito a scadenza, indipendentemente dalle fluttuazioni del mercato; un rendimento composto da eventuali guadagni in capitale al momento della restituzione, interessi accumulati e, in alcuni casi, un bonus di fedeltà.

Dal punto di vista fiscale, i guadagni derivanti da Btp sono considerati reddito imponibile e, come tali, soggetti a tassazione. Questi si dividono in redditi da capitale, legati direttamente agli interessi percepiti dal possesso del titolo; redditi diversi, che includono le plusvalenze realizzate alla vendita del titolo o alla sua scadenza.

Esaminiamo quindi le implicazioni fiscali per gli investitori privati e le imprese che decidono di allocare risorse in questi strumenti di Stato:

  • Tasse e costi sui Btp che si pagano se si vendono prima della scadenza (imposte sulla plusvalenza)

  • Tassazione su Btp da pagare sui guadagni maturati alla normale scadenza del titolo di stato

  • Calcolo ed esempi tasse e costi sui Btp nei due casi sopra indicati

Tasse e costi sui Btp che si pagano sul guadagno se si tengono fino alla scadenza o se si vendono prima (plusvalenza)

Quando si realizza una plusvalenza dall'investimento in Btp comunemente conosciuta come capital gain, questa si verifica in due scenari principali: alla vendita del titolo prima della sua scadenza o al termine della sua maturazione. Il guadagno si calcola dalla differenza tra il prezzo di acquisto originale e il prezzo di vendita del titolo. Nonostante i Btp offrano una garanzia sul capitale investito, i rendimenti possono fluttuare in risposta alle variazioni dei tassi d'interesse.

Negli ultimi mesi, la domanda di Btp è cresciuta spinta anche dalle politiche monetarie della Banca Centrale Europea che hanno innalzato i tassi di interesse, potenziando così i rendimenti delle obbligazioni statali, sia italiane che estere. Ad esempio, i Btp Valore hanno raccolto rapidamente 18,1 miliardi di euro, surclassando gli 8,5 miliardi dei Btp Italia.

Diversamente dai redditi da capitale, i capital gain sui Btp sono classificati come redditi diversi, analogamente a quanto avviene con la vendita di azioni o altri asset finanziari. La tassazione di questi guadagni prevede un'imposta sostitutiva del 26% sul 48,08% del guadagno realizzato, risultando in un'aliquota effettiva del 12,5%.

Oltre alla tassazione degli interessi e dei possibili guadagni in capitale, gli investitori sono anche soggetti all'imposta di bollo sul dossier titoli. Questa tassa colpisce i possessori di strumenti finanziari e prodotti di investimento custoditi in conti titoli o conti deposito. Calcolata come il 0,20% del controvalore totale degli investimenti, l'imposta di bollo è dovuta annualmente e si applica indipendentemente dalle plusvalenze realizzate, basandosi semplicemente sul possesso degli strumenti finanziari.

Calcolo ed esempi tasse e costi sui Btp sulla plusvalenza (prima della scadenza) o su importo guadagato alla data naturale di scadenza

Gli investimenti in Btp in Italia godono di un regime fiscale specifico, con un'aliquota ridotta del 12,5% applicata sia sugli interessi sia sui guadagni di capitale. Questo tasso agevolato rende i Btp una scelta popolare tra gli investitori desiderosi di combinare rendimenti sicuri con una tassazione moderata.

Supponiamo di possedere un Btp del valore nominale di 1.000 euro, con un tasso di interesse annuo del 3%. Questo si traduce in un coupon annuale di 30 euro. L'imposta sulle cedole, calcolata al 12,5%, sarebbe quindi di 3,75 euro, lasciando un reddito netto di 26,25 euro dal coupon.

Consideriamo il caso di un Btp acquistato per 950 euro, a fronte di un valore nominale di 1.000 euro, riflettendo un tasso di interesse di mercato superiore al momento dell'acquisto. Alla scadenza, il Btp viene rimborsato al suo valore nominale di 1.000 euro, risultando in un guadagno di capitale di 50 euro. L'aliquota del 12,5% su tale guadagno comporta un'imposta di 6,25 euro, con un guadagno netto di 43,75 euro.

Immaginiamo ora di acquistare un Btp a 950 euro, con un valore nominale di 1.000 euro e un tasso di interesse annuale del 3%. Dopo un periodo, i tassi di interesse di mercato diminuiscono, portando il valore di mercato del Btp a 1.020 euro. Decidendo di vendere il Btp prima della scadenza sul Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato, si realizza un guadagno di 70 euro. Applicando l'aliquota del 12,5%, l'imposta sarebbe di 8,75 euro, lasciando un guadagno netto di 61,25 euro.