Un professionista titolare di Partita IVA tradizionale nel 2025 può arrivare a versare all'erario fino anche all'80% di quanto guadagnato tra imposte dovute e contributi previdenziali. La pressione fiscale sui lavoratori autonomi in Italia rappresenta una delle più elevate in Europa, rendendo essenziale una conoscenza approfondita del sistema tributario.
Aprire una Partita IVA non comporta alcun costo iniziale per il professionista. Tuttavia, è fondamentale comprendere, soprattutto prima di intraprendere un'attività autonoma, che gli oneri fiscali annuali possono essere considerevoli, in particolar modo se si aderisce al regime IRPEF ordinario.
Il carico fiscale per un lavoratore autonomo nel 2025 varia significativamente in base al regime fiscale scelto. Le principali opzioni a disposizione sono il regime ordinario e il regime forfettario, ciascuno con vantaggi e svantaggi specifici in termini di tassazione.
Nel 2025, le aliquote IRPEF su cui effettuare il calcolo del pagamento delle dovute imposte sono tre, strutturate secondo i seguenti scaglioni di reddito:
Oltre all'IRPEF, i professionisti in regime ordinario devono versare:
È importante sottolineare che i liberi professionisti che optano per il regime IRPEF ordinario possono portare in detrazione e deduzione diverse spese professionali, riducendo così la base imponibile e, di conseguenza, il carico fiscale complessivo.
Chi aderisce al regime forfettario nel 2025 beneficia di un trattamento fiscale significativamente più favorevole. Infatti, non si applicano le aliquote IRPEF progressive in base allo scaglione di reddito, ma si paga un'imposta sostitutiva con aliquota unica al 15% per ricavi annui fino a 85.000 euro.
Per i nuovi professionisti che avviano un'attività, l'aliquota può essere ulteriormente ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività, se rispettano determinati requisiti.
Nel caso di adesione al regime forfettario, tuttavia, non è possibile dedurre o detrarre alcuna spesa in dichiarazione dei redditi, poiché il sistema prevede l'applicazione di coefficienti di redditività predeterminati in base al codice ATECO dell'attività svolta.
Le imposte che un libero professionista deve versare non sono fisse, ma dipendono dal reddito percepito e dal regime fiscale adottato. In proporzione al guadagno lordo, il carico fiscale può incidere notevolmente, arrivando a rappresentare anche fino all'80% del fatturato.
In questo scenario, da un guadagno lordo di 40.000 euro, dopo il versamento di imposte e contributi, rimarrebbe un reddito netto di circa 13.000-16.000 euro annui, equivalenti a circa 1.100-1.300 euro mensili.
Consideriamo ora lo stesso professionista con 40.000 euro di fatturato annuo, ma in regime forfettario:
In questo caso, il reddito netto si aggirerebbe intorno ai 22.000-25.000 euro annui, equivalenti a circa 1.800-2.100 euro mensili, con un notevole vantaggio rispetto al regime ordinario.
I liberi professionisti possono adottare diverse strategie legittime per ottimizzare il proprio carico fiscale, rispettando sempre la normativa vigente.
La prima e più importante decisione è quella relativa al regime fiscale. Per fatturati fino a 85.000 euro, il regime forfettario è generalmente più vantaggioso, a meno che non si abbiano spese deducibili particolarmente elevate o altre situazioni specifiche che potrebbero rendere più conveniente il regime ordinario.
Per i professionisti in regime ordinario, è fondamentale conoscere tutte le spese deducibili e detraibili:
Una corretta pianificazione previdenziale può offrire vantaggi fiscali significativi. I versamenti a forme di previdenza complementare sono deducibili fino a 5.164,57 euro annui, riducendo la base imponibile IRPEF.
I liberi professionisti devono rispettare diverse scadenze fiscali durante l'anno:
Il mancato rispetto di queste scadenze comporta sanzioni e interessi, rendendo essenziale una corretta pianificazione finanziaria.
Il 2025 porta con sé alcune novità rilevanti per i liberi professionisti: