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Quando si deve restituire la Naspi all'INPS. I casi e motivi previsti nel 2025

Restituire lindennit di disoccupazione Naspi se si viene ricollocati al lavoro: quali sono i casi previsti e cosa c da sapere

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
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L'indennità di disoccupazione Naspi rappresenta un importante sostegno economico per chi perde involontariamente il lavoro, ma esistono diverse situazioni in cui questo beneficio deve essere restituito all'INPS. Conoscere tali circostanze è fondamentale per evitare spiacevoli sorprese e gestire correttamente la propria posizione contributiva.

I principali casi in cui occorre restituire la Naspi nel 2025

Secondo quanto stabilito dall'INPS, i percettori dell'indennità di disoccupazione sono tenuti alla restituzione del sussidio in specifiche circostanze. Il caso più frequente riguarda il reintegro nel posto di lavoro, in particolare quando si verifica un rientro a seguito dell'annullamento della procedura di licenziamento.

Nel 2025, questa situazione assume particolare rilevanza considerando le normative vigenti che disciplinano i licenziamenti. L'INPS, infatti, procede all'accoglimento delle domande di Naspi con riserva di reiterazione, proprio in previsione di possibili reintegri lavorativi.

Se il datore di lavoro annulla il recesso contrattuale e richiede per il dipendente l'accesso a misure di integrazione salariale come la cassa integrazione, il lavoratore è obbligato a restituire integralmente l'importo ricevuto a titolo di indennità di disoccupazione.

Reintegro al lavoro e obbligo di restituzione del sussidio

Il reintegro lavorativo rappresenta una delle principali cause di interruzione del diritto alla Naspi. Quando un lavoratore torna alla sua occupazione precedente, si determina automaticamente la cessazione dello stato di disoccupazione che costituisce il presupposto essenziale per l'erogazione del sussidio.

Le modalità di reintegro possono essere diverse:

  • Reintegro spontaneo da parte del datore di lavoro che annulla il licenziamento
  • Reintegro a seguito di impugnazione del licenziamento da parte del lavoratore
  • Reintegro per effetto di sentenza giudiziaria che dichiara illegittimo il licenziamento

In tutti questi casi, il lavoratore è tenuto alla restituzione integrale delle somme percepite durante il periodo di presunta disoccupazione. È importante sottolineare che l'obbligo di restituzione sussiste anche quando il reintegro avviene a seguito di un'azione legale intrapresa dal lavoratore stesso contro il licenziamento ritenuto illegittimo.

La procedura di recupero delle somme da parte dell'INPS

Una volta verificatosi il reintegro lavorativo, l'INPS avvia automaticamente la procedura per il recupero degli importi Naspi già erogati al lavoratore. L'Istituto, infatti, viene a conoscenza del reintegro attraverso le comunicazioni obbligatorie che il datore di lavoro è tenuto a effettuare.

Nel 2025, la procedura di recupero prevede i seguenti passaggi:

  1. L'INPS accerta il reintegro lavorativo
  2. Viene calcolato l'importo complessivo da restituire
  3. Il lavoratore riceve una comunicazione ufficiale con l'indicazione della somma da rimborsare
  4. Vengono proposte le modalità di restituzione dell'indebito

Il lavoratore può richiedere una rateizzazione dell'importo da restituire, presentando apposita istanza all'INPS che valuterà la situazione economica del richiedente per determinare l'eventuale piano di rateazione.

Come comunicare all'INPS la variazione della propria condizione

Il beneficiario della Naspi ha l'obbligo di comunicare tempestivamente all'INPS qualsiasi variazione della propria condizione lavorativa che possa influire sul diritto a percepire l'indennità. Per effettuare questa comunicazione, è necessario utilizzare il modello NASpI-Com.

Il modello NASpI-Com è disponibile sul sito ufficiale dell'INPS e permette di segnalare:

  • Ripresa dell'attività lavorativa (subordinata o autonoma)
  • Reintegro nel posto di lavoro precedente
  • Variazioni reddituali
  • Altre modifiche della condizione occupazionale

La comunicazione deve essere effettuata entro un mese dall'evento che determina la variazione della condizione. In caso di mancata o tardiva comunicazione, oltre all'obbligo di restituzione delle somme indebitamente percepite, potrebbero essere applicate sanzioni amministrative.

Modalità di restituzione della Naspi all'INPS nel 2025

Per procedere alla restituzione della Naspi, il lavoratore deve seguire una procedura specifica. Nel 2025, le modalità di rimborso prevedono diversi canali:

  • Pagamento tramite modello F24, utilizzando i codici tributo forniti dall'INPS
  • Bonifico bancario sul conto corrente indicato dall'Istituto
  • Pagamento online attraverso il portale dell'INPS, accedendo alla propria area riservata

In caso di difficoltà economiche, è possibile richiedere la rateizzazione dell'importo da restituire. La domanda di rateizzazione deve essere presentata alla sede INPS competente, allegando documentazione che attesti la situazione di difficoltà finanziaria.

Il modello NASpI-Com: istruzioni per la compilazione

Il modello NASpI-Com è lo strumento ufficiale per comunicare all'INPS le variazioni che possono influire sul diritto alla prestazione. La corretta compilazione di questo modulo è essenziale per evitare problemi futuri.

Per la compilazione del modello è necessario:

  1. Accedere al sito dell'INPS con le proprie credenziali (SPID, CIE o CNS)
  2. Navigare nella sezione dedicata alle prestazioni di disoccupazione
  3. Selezionare il modello NASpI-Com
  4. Compilare tutti i campi richiesti, indicando con precisione la data e la natura dell'evento che ha modificato la condizione lavorativa
  5. Allegare eventuale documentazione a supporto
  6. Inviare il modulo telematicamente

È consigliabile conservare la ricevuta dell'avvenuta trasmissione del modello, che costituisce prova dell'adempimento dell'obbligo di comunicazione.

Altri casi di restituzione della Naspi oltre al reintegro lavorativo

Oltre al reintegro nel posto di lavoro, esistono altre circostanze che possono determinare l'obbligo di restituzione della Naspi. Nel 2025, queste includono:

In questi casi, l'INPS può richiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite, con l'aggiunta di sanzioni e interessi legali se viene accertato un comportamento doloso da parte del beneficiario.

Conseguenze del mancato rimborso della Naspi

Il mancato rimborso delle somme dovute all'INPS può comportare conseguenze significative. L'Istituto, infatti, dispone di diversi strumenti per il recupero dei crediti:

  • Compensazione con altre prestazioni erogate dall'INPS
  • Recupero mediante trattenute su stipendi o pensioni
  • Iscrizione a ruolo e successiva riscossione tramite l'Agenzia delle Entrate-Riscossione

In casi particolarmente gravi, soprattutto quando si accerta una condotta fraudolenta, possono essere avviate anche azioni legali che potrebbero portare a conseguenze di natura penale.

È quindi fondamentale regolarizzare la propria posizione nei confronti dell'INPS non appena si riceve la richiesta di restituzione, eventualmente concordando un piano di rateizzazione se necessario.

Tutele per il lavoratore in caso di reintegro

Il lavoratore reintegrato, pur dovendo restituire la Naspi, può beneficiare di alcune tutele. In particolare, il datore di lavoro che procede al reintegro è tenuto a:

  • Versare i contributi previdenziali per tutto il periodo intercorso tra il licenziamento e il reintegro
  • Corrispondere le retribuzioni che sarebbero spettate durante tale periodo

Queste somme, che costituiscono un risarcimento del danno subito dal lavoratore, possono essere utilizzate per la restituzione della Naspi. È importante notare che le somme corrisposte dal datore di lavoro a titolo di risarcimento sono considerate reddito imponibile e quindi soggette a tassazione.

La Naspi e il contenzioso sul licenziamento: come comportarsi

Un caso particolare riguarda la situazione in cui il lavoratore, dopo aver richiesto e ottenuto la Naspi, decide di impugnare il licenziamento. In questo scenario, si possono verificare due esiti:

  1. Se il contenzioso si conclude con il reintegro del lavoratore, quest'ultimo dovrà restituire l'intera Naspi percepita
  2. Se invece il contenzioso si conclude con il riconoscimento dell'illegittimità del licenziamento ma senza reintegro (con indennizzo), il lavoratore non dovrà restituire la Naspi

Nel 2025, per i lavoratori che si trovano in questa situazione, è consigliabile:

  • Informare l'INPS dell'avvio del contenzioso
  • Valutare attentamente le possibili conseguenze economiche delle diverse opzioni legali
  • Consultare un professionista per una corretta gestione della situazione

In caso di vittoria della causa con reintegro, il lavoratore potrà utilizzare le somme riconosciute dal datore di lavoro per restituire quanto dovuto all'INPS.

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