Nel panorama istituzionale italiano ed europeo, la figura del portaborse, o assistente parlamentare, riveste un ruolo di primo piano nell’affiancare deputati e senatori. Questo professionista svolge un insieme articolato di mansioni determinanti, che spaziano dalla predisposizione della documentazione istituzionale, all’organizzazione logistica delle agende politiche, passando per una costante attività di consulenza, anche giuridico-amministrativa. L’assenza storica di una regolamentazione uniforme e la scarsa trasparenza sui dati ufficiali rendono la questione salariale e contrattuale una delle più dibattute nel 2025, sia a livello nazionale che europeo.
Il portaborse di un politico, detto anche assistente parlamentare, esercita numerosi compiti che richiedono flessibilità operativa, eccellenti capacità relazionali e una solida preparazione culturale. Tra le principali attività svolte si annoverano:
Un portaborse deve essere in grado di affrontare orari di lavoro prolungati e di garantire ampia disponibilità, spesso anche nei fine settimana e nei giorni festivi. La preparazione accademica preferenziale include lauree in Scienze Politiche, Relazioni Internazionali, Giurisprudenza o altre discipline affini, benché siano considerati anche percorsi di formazione tecnica o esperienza diretta nelle istituzioni.
Tra gli assistenti parlamentari italiani si osserva una marcata disparità di trattamento, dovuta a contratti atipici quali le collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co), prevalentemente senza previsione di trattamento di fine rapporto (TFR) e con accesso limitato a tutele previdenziali e assicurative. La mancanza di una normativa omogenea contribuisce al permanere di una condizione diffusa di precarietà lavorativa e scarsa trasparenza sulla destinazione dei fondi pubblici destinati ai collaboratori.
Dall’ultima legislatura sono state introdotte significative novità regolamentari, con l’approvazione di una delibera dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati che prevede la contrattualizzazione e il pagamento diretto degli assistenti parlamentari da parte dell’istituzione e non dei deputati. Tale innovazione ha l'obiettivo di rendere più trasparente la gestione del budget per i collaboratori e di garantire la tracciabilità delle spese, con la possibilità di optare per contratti di lavoro subordinato a tempo pieno o parziale.
Un deputato può avvalersi di:
Le nuove regole prevedono che i collaboratori siano pagati direttamente dalla Camera e introduce limiti all’assunzione di parenti fino al quarto grado, ampliando così le garanzie di trasparenza e imparzialità nell’accesso alle posizioni.
Lo stipendio portaborse politico resta notevolmente variabile in Italia anche all’inizio del 2025. Nonostante il budget dedicato ai collaboratori parlamentari (3.690 euro mensili per i deputati e 4.180 euro mensili per i senatori) destinato alle spese per l’esercizio di mandato, solo una parte di queste somme viene normalmente allocata per il pagamento dei portaborse. I dati raccolti evidenziano che:
Il dato evidenzia una forte divergenza rispetto agli standard europei e sottolinea la permanenza di diffuse tipologie contrattuali atipiche. È importante sottolineare che il quadro retributivo risente delle caratteristiche dei singoli rapporti e della difficoltà di accesso a dati ufficiali pubblici.
L'assistente parlamentare europeo (APA – Accredited Parliamentary Assistant) gode di uno statuto professionale regolato direttamente dal Parlamento Europeo. I contratti di lavoro subordinato destinati agli APA assicurano tutele previdenziali e diritti sociali avanzati, escludendo fenomeni di nepotismo e garantendo una selezione basata su competenze e merito.
Livello | Retribuzione mensile (euro, 2025) |
Minima | 1.800 |
Media | circa 3.500 |
Massima | oltre 7.200 |
I compensi degli APA variano in funzione dell’anzianità, della funzione e dell’inquadramento, seguendo una griglia di 19 livelli, con aggiornamenti annuali stabiliti dallo Statuto degli Assistenti Parlamentari Accreditati. Oltre allo stipendio, il sistema prevede:
Questa differenza di trattamento rispetto ai portaborse italiani emerge anche nei percorsi di selezione, in quanto il Parlamento Europeo pubblica le proprie selezioni attraverso piattaforme online assicurando trasparenza nelle procedure di recrutamento.
Il percorso per diventare portaborse varia sensibilmente tra l’Italia e gli altri Stati europei. In Italia, il reclutamento avviene principalmente tramite segnalazione diretta da parte di deputati e senatori o attraverso concorsi pubblici specifici. L’ultimo bando nazionale ha richiesto tra i principali requisiti:
Nei concorsi sono richieste conoscenze in diritto costituzionale, diritto parlamentare, storia contemporanea e, in alcune prove, materie relative alla sicurezza sul lavoro e cerimoniale istituzionale. La preparazione integrata rappresenta un elemento qualificante per l’accesso alla selezione sia nazionale sia europea.
Nonostante i recenti miglioramenti dal punto di vista normativo, la figura del portaborse italiano resta ancora poco tutelata rispetto ai colleghi europei. Alcuni progressi, grazie alle delibere parlamentari del 2025, hanno portato a una maggiore tracciabilità dei contratti e dei pagamenti, ma:
L’Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (AICP) continua a promuovere battaglie per maggiori tutele, trattamento salariale più dignitoso e trasparenza delle istituzioni. Permangono anche casi in cui il rapporto di lavoro viene contestato in sede giudiziaria per presunta natura subordinata (come riconosciuto dal Tribunale del Lavoro di Roma), contribuendo a definire giurisprudenza utile per la regolamentazione della professione.