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Quanto guadagnano operai, impiegati e dirigenti in Italia. Stipendi medi lordi e netti nel 2025

Ecco i dati delle ultime statistiche 2025. Come e quanto cambiano gli stipendi di operai, impiegati e dirigenti in Italia in base a settore di impiego e CCNL di settore

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Quanto guadagnano operai, impiegati e di

Nel panorama lavorativo italiano, la retribuzione costituisce un parametro chiave per valutare le dinamiche sociali ed economiche del Paese. Gli stipendi in Italia sono influenzati da differenti variabili come qualifica professionale, settore di impiego, area geografica, dimensione aziendale, titolo di studio e anzianità lavorativa. 

Stipendi medi in Italia nel 2025: quadro generale, trend e novità

Nel 2025 la retribuzione annua lorda media (RAL) in Italia si attesta a 31.856 euro, secondo il più recente report ISTAT. Lo stipendio netto mensile medio si colloca invece tra 1.700 e 1.850 euro. Tuttavia, queste cifre variano in funzione dell’inquadramento professionale e dell’area geografica di residenza. La Lombardia si conferma la regione con la retribuzione media più elevata (33.635 euro lordi l’anno), seguita da Trentino-Alto Adige e Lazio, mentre realtà come Sicilia, Calabria e Basilicata registrano valori sensibilmente inferiori, anche sotto i 27.000 euro annui.

Negli ultimi anni, la crescita degli stipendi in Italia è stata condizionata dagli effetti dell’inflazione, dalla contrazione dei margini aziendali e dalla pressione fiscale. Nel 2024-2025 si segnala però una ripresa della dinamica retributiva, favorita dal rinnovo dei CCNL e dalla crescente difficoltà delle imprese nell’attrarre nuove competenze. Proprio per rispondere all’erosione del potere d’acquisto, sono stati confermati anche per il 2025 il taglio del cuneo fiscale (6–7 punti percentuali in base al reddito) e un rafforzamento delle misure di welfare aziendale e benefit (fonte: Osservatorio JobPricing 2024, legge di bilancio 2025).

Da evidenziare inoltre la prossima entrata in vigore della Direttiva UE 970/2023 sulla trasparenza retributiva, che dal giugno 2026 renderà più trasparenti le politiche salariali private, incidendo potenzialmente su equità e dialogo tra imprese e lavoratori.

Differenze retributive tra dirigenti, impiegati e operai nel 2025

Il livello di stipendio varia in modo consistente in base al ruolo ricoperto:

  • Dirigenti: la RAL media è pari a 106.606 euro all’anno, con una componente variabile (premi, stock option, benefit) che può raggiungere il 12–15% del salario complessivo. Il settore finanziario e la grande impresa offrono le retribuzioni più elevate, mentre i livelli più bassi si rilevano nel terziario e nell’agricoltura. Secondo Eurostat 2023, i dirigenti italiani sono tra i meglio retribuiti in Europa, ma rappresentano solo l’1,1% dei lavoratori dipendenti, con una quota molto inferiore rispetto a Francia, Spagna e Germania.
  • Impiegati: la RAL media si attesta a 33.358 euro lordi, con notevole eterogeneità tra pubblico e privato e tra settori (banche e servizi finanziari, utilities e ingegneria sono quelli più redditizi). La retribuzione netta media mensile per gli impiegati si aggira tra i 1.700 e i 1.900 euro. Nell’ambito degli impiegati pubblici, le differenze retributive rispecchiano spesso la categoria contrattuale, l’area funzionale e la regione di lavoro.
  • Operai: la retribuzione lorda media è di 27.266 euro, leggermente in crescita rispetto all’anno precedente (+4,6%). A livello mensile, la paga netta oscilla tra 1.200 e 1.500 euro, con punte superiori per operai specializzati e in regioni ad alta produttività industriale. Il rinnovo di molti CCNL ha garantito aumenti più marcati per questa categoria nell’ultimo biennio.

Oltre al settore, anche la dimensione aziendale influisce significativamente. In media, i lavoratori delle grandi aziende ottengono fino all’8–10% in più rispetto a quelli impiegati nelle realtà sotto i 10 dipendenti. Ciò è dovuto, oltre che a una maggiore produttività, alla possibilità di ricevere benefit aggiuntivi e politiche di welfare più avanzate.

Approfondimento: i dati sugli stipendi netti e lordi mensili per ruolo

Ruolo RAL media annua Stipendio netto mensile
Dirigente 106.606 € ~4.524 €
Quadro 56.746 € ~2.698 €
Impiegato 33.358 € ~1.837 €
Operaio 27.266 € ~1.549 €

Fonte: Osservatorio JobPricing, ISTAT, Eurostat 2025

Stipendi in Italia: regioni, settori e dimensioni aziendali a confronto

Il divario retributivo Nord-Sud rimane una delle peculiarità del sistema salariale italiano. Al Nord, la RAL media supera i 32.900 euro, mentre nel Sud scende a 29.375 euro. Nel dettaglio, Milano si conferma la provincia dove si guadagna di più, seguita da Trieste e Bolzano. Tra le province a più basso reddito, compaiono Ragusa, Cosenza e Vibo Valentia.

Le differenze geografiche sono amplificate anche dal costo della vita locale e dalla distribuzione delle sedi delle grandi aziende. A livello settoriale, i comparti con le retribuzioni più alte restano banche/finanza, ingegneria, farmaceutica, biotecnologie e telecomunicazioni. All’opposto si collocano i servizi alla persona, l’agricoltura e l’ospitalità.

Tabella: Retribuzione annua lorda media per regione (2025)

Regione RAL media
Lombardia 33.055 €
Trentino-Alto Adige 32.178 €
Lazio 31.945 €
Basilicata 26.239 €
Calabria 27.074 €

Differenze nei settori: nel settore bancario e finanziario uno stipendio annuale può superare i 45.900 euro, mentre nei settori come agricoltura, servizi alla persona o ristorazione si resta tra i 25.000 e i 28.000 euro annui.

Stipendio e fattori individuali: titolo di studio, età, esperienza e genere

La formazione rappresenta una delle discriminanti principali nella determinazione della retribuzione. Secondo i più recenti studi, un laureato guadagna in media il 38,8% in più di chi non ha conseguito titoli universitari, e il 58% in più se ha proseguito con master e specializzazioni. Anche l’età e l’esperienza incidono significativamente: la RAL per gli over 50 è superiore del 65% rispetto a quella degli under 30, dinamica che si riflette tanto negli aumenti di carriera quanto nella stabilità contrattuale.

Un aspetto centrale nel 2025 rimane il gender pay gap, ossia il divario tra le retribuzioni di uomini e donne. Nel settore privato la differenza salariale media si attesta al 10,4%, ma può salire fino al 30% nelle posizioni apicali (fonte: INPS, Eurostat). Solo l’1% circa degli impiegati italiani raggiunge le fasce retributive più alte. Il gap è parzialmente attenuato tra chi lavora part-time, ma permane soprattutto nelle funzioni manageriali e tecniche a tempo pieno.

Tabella: Stipendio medio annuo lordo e netto per fasce d’età

Fascia d’età Lordo annuo Netto mensile
15–24 anni 24.588 € ~1.590 €
25–34 anni 27.028 € ~1.693 €
35–44 anni 29.831 € ~1.813 €
45–54 anni 31.926 € ~1.897 €
55–64 anni 34.057 € ~1.982 €

Il quadro europeo e il ruolo della pressione fiscale

Nel confronto europeo, l’Italia occupa l’undicesimo posto tra i 27 Stati membri per livello salariale, con una RAL media di 32.749 euro – inferiore rispetto a Germania, Francia e Lussemburgo, ma superiore a Spagna e Polonia. Tuttavia, il profilo fiscale resta tra i più penalizzanti: circa il 22,1% delle retribuzioni lorde va in imposte e contribuzioni previdenziali, riducendo di fatto il netto a parità di lordo rispetto ad altri paesi UE.

Questa elevata pressione fiscale contribuisce a spiegare la stagnazione salariale che l’Italia ha vissuto nell’ultimo decennio e la sensibile polarizzazione tra i lavoratori degli estremi della scala retributiva. Il potere d’acquisto effettivo risulta quindi inferiore non soltanto alla media OCSE, ma anche a quella UE (fonte: OCSE 2025).

Il trend attuali, tra elementi positivi di crescita retribuzioni e problemi persistenti

Negli ultimi anni c'è la conferma di un trend di miglioramento per la contrattazione collettiva soprattutto per operai e impiegati, in virtù dei rinnovi CCNL e delle misure fiscali che aumentano il netto in busta paga. Cresce nei benefit il peso della componente sanitaria e del welfare familiare, con i dirigenti e i quadri che possono arrivare a ricevere benefit anche sopra i 5.000 euro annui. La quota di lavoratori che riceve una componente variabile sul salario è in decisa espansione (circa il 37% tra impiegati e quadri).

Rimangono, però, criticità come la stagnazione delle retribuzioni reali, il difficile recupero del gap con le principali economie europee e la persistenza di povertà lavorativa soprattutto tra le fasce giovani, precarie o a basso profilo contrattuale. Tuttavia, segnali positivi in arrivo dalla nuova direttiva UE sulla trasparenza e dalla maggiore sensibilità verso la parità di genere potrebbero contribuire a un futuro più equo e trasparente.

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