Il lavoratore non può infatti utilizzarne più di 8 buoni pasto in contemporanea al supermercato. Possono essere utilizzati solo per comprare prodotti alimentari e bevande e non possono essere ceduti a terzi o venduti. Dopodiché vanno usati per l'intero valore facciale.
La normativa sui buoni pasto ha subito nel tempo una serie di modifiche e non solo per l'affiancamento dei ticket elettronici e quelli cartacei. Ma anche per l'adeguamento alle rinnovate esigenze di lavoratori e aziende.
Pensiamo ad esempio alla possibilità oggi ammessa di utilizzare i buoni pasto per fare la spesa al supermercato, sebbene nell'ambito delle regole in materia. Alcune regole sono però invariate anche nel 2022. In particolare, il buono pasto può essere utilizzato dal solo titolare, non è cedibile, né commercializzabile a un collega oppure a un familiare.
Il titolare non deve necessariamente essere un lavoratore dipendente poiché i buoni pasto possono essere assegnati anche ai collaboratori della società. Approfondiamo in questo articolo:
Le regole vigenti nel 2022 consentono di fare la spesa al supermercato con i buoni pasto. Naturalmente se il punto vendita accetti ticket in possesso del lavoratore. Esistono infatti numerose tipologie di buoni pasto ovvero emessi da differenti tipologie.
E non tutti i supermercati accettano i ticket o comunque tutti quelli presenti sul mercato. La seconda regola da considerare è il limite di utilizzo dei buoni pasto al supermercato. Il lavoratore non può infatti utilizzarne più di 8 in contemporanea.
Ecco quindi che basta una semplice operazione aritmetica per sapere qual è l'importo massimo spendibile, ricordando che non tutti i buoni pasto hanno lo stesso valore. Sono poi due le soglie di esenzione che permettono al buono pasto di non essere considerato reddito da lavoro: 4 euro in caso di buono cartaceo, 8 euro in caso di buono elettronico.
Con i buoni pasto può essere garantito ai lavoratori un reddito annuo destinato di circa 880 euro se il buono pasto è cartaceo ovvero di 1.760 euro se elettronico, che è totalmente detassato.
Di regola in regola, i buoni pasto al supermercato possono essere utilizzati solo per comprare prodotti alimentari e bevande. Oggi i supermercati vendono prodotti più disparati, come libri e riviste o accessori per auto, ad esempio. Queste spese rientrano tra i beni non commestibili e di conseguenza sono esclusi dal pagamento con i ticket pasto.
Dopodiché, come abbiamo accennato, i buoni pasto non possono essere ceduti a terzi o venduti. Possono insomma essere sfruttati direttamente dal titolare e per l'intero valore facciale. Se l'importo della spesa è inferiore a quello dei buoni pasto, il lavoratore non ha diritto al resto.
Il Ministero per lo Sviluppo Economico ha rivisto in maniera le norme riguardanti l’utilizzo dei buoni pasto, stabilendo che se ne possono usare al massimo 8 per ciascuna spesa o acquisto e che sono spendibili presso ristoranti, pizzerie, self service mense e attività similari, oltre che in supermercati, agriturismi, ittiturismi, mercatini e spacci aziendali.
I beni fruibili tramite l’utilizzo del buono pasto devono essere esclusivamente pronti al consumo. Sono esclusi quindi i prodotti non alimentari o quelli alimentari consumabili solo previa manipolazione.
Allo stesso tempo possono essere utilizzati anche se l’orario di lavoro non prevede la pausa pranzo; sono utilizzabili solo dal titolare e non sono convertibili in denaro e devono essere usati per l’intero valore facciale. Infine, ma non di minore importanza perché si tratta di un'altra norma da rispettare, possono essere spesi solo nei giorni in cui il dipendente svolge l’attività lavorativa.
A norma di legge, se l’orario di lavoro giornaliero è maggiore di 6 ore, il lavoratore deve beneficiare di un intervallo per pausa, le cui modalità e la cui durata sono stabilite dal contratto collettivo nazionale di lavoro applicato, ai fini del recupero delle energie psico-fisiche e della consumazione del pasto anche per alleviare il lavoro monotono e ripetitivo.