Aprire una partita IVA comporta l'assunzione di numerosi adempimenti burocratici, significativamente ridotti nel caso di adesione al regime forfettario. Non si tratta solo di pratiche amministrative da espletare, ma anche della possibilità di recuperare parte delle spese effettuate durante lo svolgimento dell'attività professionale.
Consideriamo ad esempio le spese per il carburante (benzina, diesel, GPL) che possono risultare consistenti e ricorrenti per i professionisti che si spostano frequentemente in automobile per incontrare clienti o fornitori. Analogamente, pensiamo ai ticket restaurant (buoni pasto), che nel lavoro dipendente rappresentano un'alternativa al servizio mensa aziendale.
È importante sottolineare che, mentre i buoni pasto e le spese per carburante possono essere dedotti fiscalmente da chi possiede una partita IVA in regime ordinario, la stessa disposizione non si applica a chi opera nel regime agevolato forfettario. Vediamo nel dettaglio come funziona:
Chi attiva una partita IVA in regime forfettario nel 2025 accede a diverse agevolazioni fiscali. La più significativa è indubbiamente la tassazione agevolata con aliquota fissa al 15% (ridotta al 5% per le nuove attività nei primi cinque anni). Contemporaneamente, deve però accettare alcune limitazioni, tra cui il tetto massimo di ricavi e compensi fissato a 85.000 euro annui.
Un'altra importante restrizione riguarda l'impossibilità di dedurre i costi sostenuti per l'esercizio della propria attività, compresi i buoni pasto e le spese per il carburante. Analizzando la normativa fiscale in vigore nel 2025, l'unico onere deducibile per i contribuenti forfettari è rappresentato dai contributi previdenziali versati alle rispettive casse di appartenenza.
Questa caratteristica rappresenta uno dei principali svantaggi del regime forfettario rispetto a quello ordinario, specialmente per i professionisti che sostengono costi significativi per la propria attività. Nel regime ordinario, infatti, i costi documentati sono deducibili secondo percentuali stabilite dalla normativa fiscale.
Nonostante l'impossibilità di dedurre spese come i buoni pasto o il carburante, scegliere il regime forfettario comporta comunque numerosi benefici per i contribuenti, tra cui:
Sebbene le semplificazioni siano significative, persistono alcuni obblighi fiscali anche per i contribuenti forfettari:
È importante ricordare che sulle fatture emesse da un forfettario non deve essere esposta l'IVA, ma è necessario riportare una specifica annotazione che indichi l'applicazione del regime forfettario (ad esempio: "Operazione effettuata ai sensi dell'art. 1, commi 54-89, Legge n. 190/2014 - Regime forfettario").
Come abbiamo visto, né i buoni pasto né le spese per il carburante possono essere dedotti fiscalmente da chi opera con partita IVA in regime forfettario nel 2025. Il sistema forfettario, infatti, prevede un calcolo del reddito imponibile basato sull'applicazione di un coefficiente di redditività ai ricavi o compensi percepiti, senza considerare le spese effettivamente sostenute.
Tuttavia, esiste un'importante eccezione: i contributi previdenziali obbligatori possono essere dedotti integralmente dal reddito imponibile. Questa deduzione comprende:
L'eventuale eccedenza dei contributi previdenziali rispetto al reddito d'impresa è deducibile dal reddito complessivo del contribuente, in base alla capienza dello stesso.
Un altro aspetto rilevante del regime forfettario riguarda il ruolo di sostituto d'imposta. I contribuenti forfettari non sono considerati sostituti d'imposta e di conseguenza non effettuano le ritenute fiscali sui compensi corrisposti ad altri professionisti. Sono però tenuti a indicare nella propria dichiarazione dei redditi il codice fiscale del percettore delle somme non assoggettate a ritenuta.
Inoltre, i ricavi e compensi percepiti dai forfettari non subiscono la ritenuta d'acconto da parte del committente. Per evitare l'applicazione della ritenuta, il professionista in regime forfettario deve rilasciare al committente una dichiarazione in cui specifica che nessuna ritenuta è dovuta in virtù del regime fiscale adottato. In assenza di tale dichiarazione, il contribuente forfettario si troverebbe sistematicamente in una situazione di credito fiscale.
La scelta tra regime forfettario e regime ordinario dipende da diversi fattori, tra cui il volume d'affari previsto, la tipologia di attività svolta e l'entità dei costi sostenuti. In generale, il regime forfettario risulta particolarmente vantaggioso per:
Al contrario, potrebbe non essere conveniente per chi:
Sebbene non sia possibile dedurre direttamente spese come i buoni pasto o il carburante, i contribuenti in regime forfettario possono adottare alcune strategie per ottimizzare la gestione fiscale: