La Manovra Finanziaria 2026 apporta cambiamenti rilevanti al sistema delle addizionali regionali Irpef per il triennio 2026-2028. L’intervento normativo permette alle regioni di adottare una maggiore flessibilità nella definizione di aliquote e scaglioni, salvaguardando l’autonomia territoriale ma con regole puntuali per garantire coerenza sul piano nazionale. La riforma interessa in particolare la distribuzione delle aliquote regionali sulla base dei quattro scaglioni di reddito originariamente previsti prima della recente semplificazione dell’Irpef nazionale.
Le regole generali sulle addizionali Irpef regionali: scaglioni, aliquote e autonomia delle Regioni
Secondo quanto stabilito dalla nuova Manovra 2026, le regioni italiane possono definire annualmente le aliquote dell’addizionale regionale all’Irpef, seguendo la suddivisione in quattro scaglioni di reddito pre-riforma: fino a 15.000 euro, da 15.001 a 28.000 euro, da 28.001 a 50.000 euro, oltre 50.000 euro.
Questa impostazione consente agli enti territoriali di calibrare la pressione fiscale in base alle esigenze locali e alle dinamiche socio-economiche del proprio territorio. L’autonomia riconosciuta permette di:
- Modulare le aliquote su ciascuno scaglione, sia aumentandole che riducendole rispetto all’anno precedente.
- Introdurre detrazioni specifiche per categorie di contribuenti (ad esempio famiglie numerose o soggetti in difficoltà economica), limitatamente alle strette regole di bilancio.
- Stabilire eventuali soglie di esenzione, particolarmente significative nei contesti a maggiore fragilità economica.
Il nuovo impianto agevola quindi una gestione più mirata del prelievo, pur richiedendo continuità legislativa:
ogni modifica deve essere adottata dalla regione entro il 31 dicembre di ciascun anno e comunicata puntualmente all’Agenzia delle Entrate. In assenza di nuovi provvedimenti regionali, scatta un meccanismo di continuità automatica che mantiene le aliquote e gli scaglioni già vigenti. Tale sistema tutela i contribuenti da variazioni retroattive e garantisce certezze nei calcoli fiscali annuali.
Cosa succede se le Regioni non intervengono: applicazione degli scaglioni previgenti e meccanismi di continuità
Quando le regioni scelgono di non modificare aliquote e scaglioni entro la scadenza prevista, il sistema fiscale applica automaticamente l'impostazione esistente per l’anno precedente. In pratica:
- Gli scaglioni di reddito e le aliquote restano invariati rispetto all’ultimo aggiornamento valido.
- I contribuenti versano l’addizionale regionale secondo i parametri “congelati”, senza sorprese sulle trattenute in busta paga o nei modelli di dichiarazione.
- Questa regola di continuità si estende all’intero triennio (2026-2028) oppure fino a eventuali nuove delibere regionali.
La continuità automatica è stata disegnata per tutelare sia la stabilità di entrate per le amministrazioni territoriali che la prevedibilità per cittadini e imprese.
Gli effetti concreti sugli scaglioni regionali 2026-2028: Esempi tra uniformità e differenziazione
L’impianto previsto dalla Manovra 2026 permette di riscontrare effetti diversi sul territorio, a seconda delle scelte delle singole regioni. In alcuni casi, l’addizionale regionale rimane allineata ai valori nazionali; in altri vengono introdotti aumenti, specialmente nelle fasce centrali di reddito, per coprire esigenze di bilancio. Esempi pratici mostrano:
- Regioni che optano per innalzare le aliquote degli scaglioni medi (es. 15.001–28.000 euro o 28.001–50.000 euro), trasferendo il carico soprattutto su lavoratori dipendenti e pensionati della classe media.
- Situazioni in cui viene mantenuto un profilo di uniformità, senza differenziare le aliquote rispetto all’anno precedente, offrendo ai contribuenti stabilità e prevedibilità nei versamenti.
- Implementazione di detrazioni studiate ad hoc per nuclei familiari numerosi o con ISEE basso, con effetti compensativi rispetto agli aumenti per specifiche platee.
Focus Piemonte: maggiorazioni, aumenti e platea interessata dal 2026 al 2028
Nel triennio 2026-2028
il Piemonte si distingue tra le regioni che hanno già deliberato incrementi consistenti sull’addizionale regionale Irpef, in particolare sulle fasce di reddito medio. Secondo quanto stabilito dalla legge regionale n. 16/2025, dal periodo d’imposta 2026 sono introdotte nuove maggiorazioni oltre la soglia dei 15.000 euro. Analizzando gli effetti per fasce di reddito:
- I contribuenti con reddito imponibile tra 15.000 e 28.000 euro affronteranno un aumento annuo fino a 33 euro, passando da 371 a 404 euro di addizionale regionale.
- Per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro, l’aggravio potrà raggiungere i 106 euro all’anno, da 685 a 791 euro.
- Nessuna variazione per i soggetti con redditi al di sopra dei 50.000 euro e al di sotto dei 15.000 euro, per cui l’aliquota rimarrà invariata.
La maggiorazione si attesta allo 0,55% per gli anni 2026 e 2027 nella fascia 15.001–28.000 euro, e allo 0,56% dal 2028. Dal 2028, i valori maggiorati saranno pari rispettivamente a 0,39%, 2,08% e 2,10% per le fasce previste dalla legge regionale. Si tratta di una scelta che, secondo le rappresentanze sindacali e le analisi degli operatori del settore, viene considerata regressiva, perché incide in misura maggiore su lavoratori dipendenti e pensionati fino a 50.000 euro di reddito, che costituiscono circa l’85% della platea contribuente regionale. L’ente motiva la decisione con la necessità di recupero di risorse a seguito delle modifiche degli scaglioni dell’Irpef nazionale.
| Fascia di reddito |
Aumento annuo addizionale 2026 |
| 15.001–28.000 euro |
+33 euro |
| 28.001–50.000 euro |
+106 euro |
| Sotto 15.000 euro o sopra 50.000 euro |
Invariato |
L’impatto su lavoratori, pensionati e famiglie: chi paga di più e chi di meno?
I recenti interventi sulle addizionali regionali, associati alla riforma Irpef, modulano il prelievo fiscale in modo spesso discendente rispetto alla capacità contributiva reale. Nel caso piemontese, il carico addizionale graverà soprattutto sui dipendenti e sulle pensionate della fascia intermedia, con un effetto redistributivo discusso. Secondo i dati regionali:
- L’85% dei contribuenti nella regione con reddito sotto i 35.000 euro subirà un’addizionale maggiore, in controtendenza rispetto alle attese di progressività e protezione delle fasce deboli.
- Famiglie numerose e nuclei con figli potranno beneficiare di detrazioni o agevolazioni, ma l’efficacia di tali misure dipende dalle scelte regionali specifiche e dai requisiti oggettivi (ISEE, numero di figli, condizioni di disagio).
- Per i redditi più elevati, sopra 50.000 euro, l’aliquota resta stabile, confermando l’impianto di scelta regressiva già evidenziato.