C' una tendenza crescente tra i dipendenti, in particolare i millennial, di sfumare le linee tra lavoro e riposo durante le giornate di smart working.
Il panorama lavorativo in Italia è testimone di nuove dinamiche che riflettono un cambiamento radicale nella gestione del tempo lavorativo e del benessere dei dipendenti, soprattutto tra i più giovani. I datori di lavoro sono sempre più preoccupati per la crescente popolarità delle cosiddette ferie silenziose, un fenomeno che segna un ulteriore evoluzione nella ricerca di un equilibrio tra vita privata e impegni professionali.
La pandemia ha accentuato questa tendenza, promuovendo lo smart working e spingendo molti, in particolare i millennial, a rivalutare l'importanza della qualità della vita rispetto al salario o alla carriera tradizionale. Questo spostamento di priorità ha portato molti giovani a prediligere la flessibilità del freelance rispetto al classico impiego a tempo indeterminato, consentendo loro di gestire autonomamente il proprio tempo lavorativo.
Non solo il freelance, ma anche i lavoratori dipendenti stanno esplorando nuove strategie per preservare il proprio benessere mentale e fisico. Tra queste, spicca il quiet quitting, una pratica in cui si limita l'investimento emotivo e temporale al lavoro, facendo soltanto il necessario per evitare stress e burnout. Più di recente è emerso il concetto di quiet vacationing, che vede i lavoratori più giovani sfruttare le tecnologie e i social media per staccare mentalmente, senza necessariamente dover consumare giorni di ferie ufficiali.
Questi fenomeni stanno attirando l'attenzione non solo dei datori di lavoro, che si trovano a dover navigare queste nuove tendenze, ma anche dei commentatori sociali che osservano come le nuove generazioni stiano ridefinendo i confini tra lavoro e vita privata. Andiamo oltre per capire:
La tecnologia gioca un ruolo chiave in questa tendenza: gli impiegati tendono a simulare la produttività inviando email programmate o rimanendo visibili sui sistemi di messaggistica aziendale durante l'orario di lavoro.
Questa pratica non solo riflette la ricerca di un equilibrio tra vita lavorativa e personale, ma è anche facilitata dalle piattaforme social, dove i dipendenti di diversi paesi condividono consigli su come gestire tali strategie. Questo fenomeno, inizialmente più comune negli Stati Uniti, sta gradualmente guadagnando popolarità a livello globale.
La crescente tendenza dei lavoratori, soprattutto giovani, a nascondere il bisogno di riposo sotto la facciata dello smart working sta diventando motivo di riflessione. Questo comportamento nasce dal timore di apparire poco produttivi o dediti al lavoro, spiegano gli esperti. Ma questa pratica non fa che aggravare il livello di stress, portando anche a sensi di colpa dopo aver ingannato i supervisori.
Questo modus operandi non solo pesa sui lavoratori, ma si rivela controproducente anche per i datori di lavoro, che si trovano a compensare giorni non produttivi che avrebbero potuto essere legittimamente concessi come ferie. La soluzione proposta da Jasmine Escalera, esperta del mercato del lavoro, suggerisce un cambiamento culturale nelle aziende: minor pressione sui dipendenti, maggiore dialogo tra le parti e obiettivi realistici.
Un ambiente di lavoro più sano dovrebbe anche riconoscere ai dipendenti il diritto a periodi di vero riposo, incentivando una completa disconnessione dal lavoro durante il tempo libero retribuito. Questi cambiamenti potrebbero aiutare a mitigare il fenomeno e promuovere un equilibrio più sostenibile tra vita lavorativa e personale.