La Corte di Cassazione ha affermato un principio chiave riguardo l'accertamento dello stato di ebbrezza alla guida, come delineato dall'articolo 186 del Codice della strada.
La Corte di Cassazione ha stabilito che per dimostrare la guida in stato di ebbrezza non è sempre necessario ricorrere all'alcol test. Secondo la sentenza, possono bastare prove obiettive e sintomatiche come il comportamento del conducente osservato e riportato dagli agenti di polizia. Il caso esaminato riguardava un automobilista che, pur non avendo provocato incidenti, aveva colpito un marciapiede e mostrava evidenti segni di alterazione, quali difficoltà nel reggersi in piedi e evidente ubriachezza.
I giudici hanno ritenuto sufficienti le osservazioni degli agenti sulla condotta del conducente, come l'odore di alcol, l'incapacità di rispondere coerentemente alle domande e la scarsa coordinazione nel controllare il veicolo, anche se queste venivano solamente riferite. La decisione ha sottolineato che queste valutazioni, pur avendo un carattere apparentemente soggettivo, sono considerate motivazioni valide per una condanna.
Questa pronuncia potrebbe ora aprire la strada a una serie di condanne basate solo sulle testimonianze degli agenti, senza la necessità di ulteriori accertamenti clinici. Nel caso specifico, il rifiuto del conducente di sottoporsi all'alcoltest non è stato il motivo principale della decisione, in quanto gli agenti non avevano informato l'uomo della possibilità di avere un legale, rendendo di fatto nullo il test. Questa omissione procedurale ha contribuito a determinare la sentenza, stabilendo un precedente per il riconoscimento dello stato di ebbrezza anche in assenza di prove cliniche concrete. Ecco cosa è successo:
Nella loro sentenza, i giudici hanno sottolineato che, in assenza di un esame alcolimetrico valido, il giudice di merito può legittimamente fondare il proprio giudizio su elementi obiettivi e chiari segnali di ebbrezza. Nel caso specifico, il comportamento dell'imputato, descritto come comatoso e chiaramente alterato, e un forte odore di alcol sono stati ritenuti indicatori sufficienti di un consumo di alcol ben oltre il limite legale di 1.50 g/L.
La Corte ha aggiunto che l'incapacità manifesta dell'imputato di controllare il veicolo e di rispondere coerentemente agli interrogativi degli agenti ha rafforzato la presunzione di colpevolezza. Di fronte a tali evidenze, la Corte ha respinto il ricorso presentato, considerando inadeguate le argomentazioni del ricorrente, volte semplicemente a reinterpretare gli elementi già valutati adeguatamente dalla Corte d'Appello.
Questo verdetto conferma l'approccio della magistratura nell'applicare un'interpretazione estensiva degli indicatori di ebbrezza, ponendo le basi per decisioni giudiziarie che non dipendano esclusivamente da test alcolimetrici.
Nel luglio scorso, la Corte d'appello di Brescia ha modificato in parte la sentenza di primo grado riguardante un imputato sorpreso alla guida in stato di ebbrezza, che aveva causato un incidente stradale. La corte ha mantenuto la condanna a sei mesi di arresto e l'ammenda di 1.500 euro, ma ha escluso la menzione della condanna nel casellario giudiziale dell'imputato e ha confermato la revoca della patente.
Il caso si è complicato quando l'imputato ha contestato la decisione, affermando che, nonostante il Tribunale e la Corte d'appello avessero considerato inutilizzabili gli accertamenti medici richiesti dalla polizia per verificare il suo stato di ebbrezza, avevano comunque accettato come fattuali le testimonianze degli agenti che indicavano un tasso alcolemico superiore a 1.50. L'imputato sosteneva che, in assenza di dati tecnici obiettivi, non si potesse determinare con certezza il livello di alcol nel sangue al momento dell'incidente.
Le descrizioni fornite dai testimoni, tra cui lo stato confusionale dell'imputato, l'impatto della sua auto contro il marciapiede e la sua incapacità di rispondere alle domande degli agenti, sono stati al centro del dibattito. La Corte di Cassazione ha respinto questi argomenti, stabilendo che le testimonianze degli agenti erano sufficienti per confermare la condanna.