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Intelligenza artificiale e italiani: cresce uso e apprezzamento ma richieste pi regole e formazione

di Marcello Tansini pubblicato il
IA e italiani

Lintelligenza artificiale si fa sempre pi spazio nella vita degli italiani: cresce lutilizzo e la fiducia, ma emergono richieste di regole chiare e formazione. Limpatto coinvolge lavoro, scuola e servizi pubblici.

L’intelligenza artificiale (AI) è diventata una presenza sempre più manifesta nel quotidiano degli italiani. Da strumento considerato distante, oggi l’AI permea attività domestiche, lavorative e sociali rivelando un’evoluzione nell’approccio, nella consapevolezza e nella fiducia verso queste tecnologie. Secondo recenti rilevazioni, una quota crescente di cittadini riconosce l’utilizzo diffuso dell’AI nella propria giornata, anche quando resta, per molti aspetti, invisibile. Questa trasformazione non riguarda solo un avanzamento tecnologico, ma coinvolge anche una mutazione culturale e socioeconomica in cui imprese, istituzioni e singoli individui sono chiamati a ripensare abitudini, competenze e aspettative rispetto alla tecnologia.

Diffusione e percezione dell’AI: come cambia l’approccio degli italiani

Negli ultimi dodici mesi l’impiego dell’AI tra gli italiani è sensibilmente aumentato, segnando il passaggio da un utilizzo di nicchia ad una diffusione pressoché trasversale. I dati raccolti tra ottobre e novembre 2025 su un campione rappresentativo dimostrano che oltre il 23% degli italiani utilizza sistemi “generativi” come ChatGPT più volte al giorno, contro il 16% dell’anno precedente. Parallelamente, cala il numero di coloro che dichiarano di non farne mai uso, attestandosi oggi al 45% — a fronte del 56% riscontrato dodici mesi fa.

La percezione collettiva nei confronti dell’AI è profondamente mutata. Quasi la metà della popolazione (47%) riconosce l’esistenza di molteplici forme di intelligenza artificiale anche laddove non immediatamente visibili. Un altro 31% ritiene che la tecnologia sia presente solo in alcuni ambiti specifici della vita quotidiana, mentre solo una quota sempre più contenuta continua a considerare l’AI una realtà lontana dal proprio vissuto.

Questa metamorfosi percettiva è accompagnata dall’emergere di nuove aspettative ed esigenze: maggiore facilità d’uso, trasparenza nei processi, e informazioni più accessibili sulle modalità di funzionamento degli algoritmi. Le indagini condotte da centri di ricerca e istituzioni confermano che il calo dello scetticismo va di pari passo con aumento delle competenze digitali e acquisizione di familiarità con gli strumenti AI. Tuttavia, rimangono sparse nel territorio lacune da colmare, soprattutto riguardo l’educazione all’uso corretto e consapevole di tali tecnologie.

Le abitudini digitali degli italiani stanno cambiando rapidamente, con una crescita significativa di utenti che adottano assistenti virtuali, chatbot, tool per la scrittura automatica, motori di ricerca avanzati e piattaforme adattive. Le nuove generazioni, in particolare, considerano strumenti come i tutor virtuali e i servizi di raccomandazione strumenti irrinunciabili per lo studio e la gestione della vita quotidiana.

Le richieste di regole chiare: tra fiducia, trasparenza e tutela

Nonostante l’incremento dell’uso e della familiarità con l’AI, l’opinione pubblica italiana conferma una richiesta generalizzata di regole e garanzie solide. Il 90% dei cittadini intervistati ritiene indispensabile stabilire norme precise e limiti all’applicazione dell’intelligenza artificiale. Questa domanda nasce da due esigenze principali: la tutela dei diritti individuali (privacy, identità digitale, protezione dei dati personali) e il bisogno di affidabilità nell’informazione e nei servizi digitali.

La necessità di trasparenza è sottolineata anche dalle istituzioni. Secondo le dichiarazioni del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, la trasparenza rappresenta il cardine per la tutela del diritto d’autore e la generazione di contenuti affidabili. A tale scopo, è stato introdotto il reato di deepfake, per contrastare la manipolazione della realtà attraverso tecnologie AI avanzate. Tale scelta normativa mira a rafforzare la fiducia pubblica e a garantire un ecosistema informativo adeguato alla complessità della società contemporanea.

L’esperienza di giornalisti, imprese e cittadini dimostra che la costruzione di un quadro regolatorio europeo condiviso è considerata strategica. Le discussioni in corso presso la Commissione Europea e i tavoli nazionali evidenziano l’urgenza di adottare regolamenti in grado di difendere la democrazia, valorizzare la creatività e contenere i rischi derivanti da un uso scorretto della tecnologia.

La fiducia nell’AI, secondo le fonti e le ricerche più accreditate, si basa dunque sulla capacità di coniugare trasparenza e chiarezza normativa con la necessità di mantenere il progresso tecnologico sicuro e inclusivo.

Intelligenza artificiale e lavoro: opportunità, timori e nuovi scenari

L’adozione diffusa di sistemi di AI trasforma profondamente le dinamiche del mondo del lavoro italiano. Secondo quanto emerge dagli studi di settore, circa il 53% degli intervistati esprime preoccupazione circa la possibile perdita del proprio impiego a seguito dell’automazione e della proliferazione delle tecnologie intelligenti.

Allo stesso tempo, cresce la consapevolezza che l’AI può rappresentare un motore di crescita competitiva, innovazione e nuovi investimenti per le imprese. I rappresentanti del settore industriale e tecnologico sottolineano come centinaia di piccole e medie aziende italiane adottino sistemi automatici all’interno dei processi produttivi, evidenziando una capacità di adattamento superiore a quanto spesso percepito dagli stessi operatori economici. La principale sfida resta trasformare la diffidenza o l’incertezza in fiducia e consapevolezza di opportunità concrete – come l’ottimizzazione di processi, la generazione di valore e la crescita occupazionale in nuovi ruoli professionali.

Gli esperti ribadiscono che la collaborazione tra giovani lavoratori, senior provenienti da settori tradizionali e nuove generazioni formate sulle tecnologie emergenti può diventare un’efficace leva di competitività. In tale contesto, è essenziale che siano implementate strategie di aggiornamento e coinvolgimento capaci di ridurre il timore del cambiamento, supportando la transizione verso nuovi modelli organizzativi più flessibili e digitalizzati.

Il ruolo della formazione nell’adozione dell’AI: cittadini, imprese e professionisti a confronto

La formazione emerge come fattore strategico centrale nell’adozione efficace e responsabile degli strumenti di intelligenza artificiale in Italia. Il 70% degli intervistati nei principali studi sottolinea l’esigenza di incrementare le competenze digitali per cogliere appieno le opportunità e i benefici dell’AI.

Anche tra i professionisti dell’informazione e delle imprese si riscontra una domanda crescente di programmi formativi dedicati, da corsi base a percorsi di specializzazione su strumenti avanzati e sulle implicazioni etiche dell’utilizzo dell’AI. Emerge, tuttavia, un dislivello tra la disponibilità di strumenti e la capacità di utilizzare gli stessi in modo consapevole: un dato esemplare arriva dalla scuola, dove solo un insegnante su quattro ha ricevuto una formazione strutturata sul tema.

Secondo gli addetti ai lavori intervistati, non basta la conoscenza tecnica: è necessario promuovere capacità critiche, pensiero flessibile, curiosità e intraprendenza per rendere le tecnologie uno strumento di valorizzazione personale e collettiva, non una semplice automazione di processi esistenti. L’investimento nella formazione viene inteso come la più solida garanzia di inclusione, collegando l’innovazione tecnologica a valori come etica, responsabilità e crescita sostenibile.

Imprese e pubbliche amministrazioni sono sollecitate a farsi promotrici di iniziative che accompagnino cittadini e lavoratori nel percorso di acquisizione di nuove competenze, favorendo sia l’aggiornamento continuo sia uno spirito critico verso le potenzialità e i limiti dell’intelligenza artificiale.

Applicazioni dell’AI in Italia: scuola, imprese e servizi pubblici

L’applicazione dell’intelligenza artificiale in Italia riguarda una pluralità di ambiti, ciascuno con aspettative e bisogni specifici:

  • Scuola: La personalizzazione dell’apprendimento, la semplificazione delle attività amministrative e il supporto agli studenti con differenti necessità sono tra i principali benefici derivati dall’introduzione dell’AI nelle classi. Tuttavia, rimangono criticità come la privacy, il divario tecnologico e la necessità di nuovi criteri di valutazione. Circa il 75% dei docenti lamenta l’assenza di formazione strutturata, mentre oltre il 60% delle famiglie chiede maggiore chiarezza sugli strumenti adottati e sulle modalità di utilizzo.
  • Imprese: L’adozione dell’AI si traduce in innovazione di processi, maggiore competitività e valorizzazione dei dati aziendali. Le associazioni di categoria segnalano una crescita del numero di imprese, in particolare PMI, che utilizzano l’AI in settori strategici come manifattura, logistica, finanza e sanità digitale. Il Piano Transizione 5.0 del Governo, predisposto per sostenere la digitalizzazione, prevede incentivi e aggiornamenti normativi mirati per integrare pienamente l’AI tra le tecnologie sostenute dallo Stato.
  • Servizi pubblici: L’innovazione digitale interessa anche la pubblica amministrazione, dove lo sforzo di digitalizzazione viene orientato alla realizzazione di servizi accessibili, trasparenti e multilingue. Il coinvolgimento di enti locali, la gestione etica dei dati e il rafforzamento delle collaborazioni tra pubblico e privato risultano fattori determinanti per assicurare qualità e correttezza nei rapporti tra amministrazione e cittadini.
Secondo le fonti più autorevoli, la sfida consiste nell’allineare sviluppo tecnologico, regole, formazione e governance per garantire che l’adozione dell’AI sia al servizio del benessere collettivo e dell’efficienza, mantenendo elevati standard di inclusione, trasparenza e sicurezza..