Districarsi tra i tempi di conservazione dei documenti fiscali è fondamentale per evitare errori e sanzioni. Le regole, le eccezioni, le differenze normative e le novità su archiviazione e digitalizzazione.
Il timore di gettare troppi documenti o, al contrario, di tenere carta inutile a tempo indefinito è comprensibile, visto il fitto intreccio tra le diverse normative italiane. Il tema riguarda sia singoli cittadini sia lavoratori autonomi, imprese e professionisti. Errate valutazioni possono esporre a rischi economici rilevanti in caso di controlli e richieste documentali da parte dell'Agenzia delle Entrate, con la possibilità di sanzioni o perdita di agevolazioni.
La risposta dipende da vari aspetti: natura del documento, soggetto obbligato e finalità della conservazione. Le normative fiscali e civilistiche, insieme a indicazioni più recente sulla digitalizzazione, rendono le regole meno intuitive di quanto sembri. Una consulenza aggiornata è sempre consigliata, ma alcune linee guida aiutano a chiarire quando sia realmente possibile alleggerire i propri archivi, rispondendo al quesito: quali documenti fiscali puoi buttare oggi senza errori?
Le disposizioni che regolano la conservazione dei documenti fiscali sono frutto dell'incrocio tra la normativa tributaria e quella civilistica, spesso in parte sovrapposte ma con scopi distinti. La normativa fiscale italiana, facendo riferimento al DPR 600/1973 (art. 43) e al DPR 633/1972 (art. 57), stabilisce che il Fisco ha il potere di effettuare controlli accertativi fino a 5 anni dopo la presentazione della dichiarazione - termine che si allunga a 7 in caso di omessa dichiarazione. Questa scadenza rappresenta il periodo entro cui l'amministrazione può agire per recuperare imposte evase o non versate.
Parallelamente, il Codice Civile estende il periodo di conservazione obbligatoria di tutti i documenti contabili, scritture e registrazioni legate all'attività economica fino a 10 anni (art. 2220). Il termine decennale è generalmente applicato da imprese e professionisti ma, nella prassi, rappresenta la scelta più sicura anche per i privati cittadini. Va evidenziato che, oltre le scadenze fiscali, ragioni di tutela civile - come eventuali richieste di danni o controversie - rafforzano l'utilità di una conservazione prolungata, scongiurando carenze documentali che possono causare difficoltà in sede di verifica e giudizio.
I termini di prescrizione, cioè il periodo oltre il quale il Fisco non può più notificare accertamenti o richiedere documenti, sono fissati da specifiche disposizioni. Di norma, per le dichiarazioni dei redditi presentate regolarmente, il termine è di 5 anni a partire dall'anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione, come stabilito dal DPR 600/1973. Nel caso in cui la dichiarazione sia omessa o nulla, il termine si estende a 7 anni: ciò avviene quando il documento non è stato inviato, oppure contiene informazioni tali da renderlo inidoneo agli scopi di accertamento tributario.
Da rilevare che i termini decadenziali possono subire sospensioni ed eccezioni, ad esempio per eventi straordinari come le proroghe legate a situazioni di emergenza legislativa o sanitaria. Alcune agevolazioni fiscali, specialmente quelle collegate a detrazioni pluriennali (ad esempio bonus ristrutturazioni o risparmio energetico), determinano un prolungamento dell'obbligo di conservazione: la documentazione correlata deve essere tenuta per tutta la durata delle rate di detrazione, maggiorata del periodo di controllo da parte del Fisco.
La durata minima per la conservazione dei documenti fiscali varia in funzione della categoria e delle specificità di utilizzo:
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Tipologia documento |
Durata conservazione |
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Bollette luce, gas, acqua, telefono |
5 anni dalla scadenza (2 anni per mancata fatturazione tempestiva) |
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Busta paga, CU |
10 anni |
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Dichiarazione dei redditi (730, Modello Redditi PF) |
5 anni (meglio 10) |
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Fatture di spese detraibili |
10 anni |
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Bollo auto |
3 anni |
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Tassa rifiuti (TARI) |
5 anni |
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Canoni di locazione |
5 anni |
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Mutui e finanziamenti |
10 anni dalla cessazione |
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Certificazioni fiscali, oneri deducibili |
10 anni |
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Documenti per bonus edilizi e ristrutturazione |
Durata della detrazione + 5 anni |
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Multe |
5 anni |
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Documentazione proprietà immobiliari |
Indefinita |
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Referti medici |
Consigliata indefinita |
Recentemente sono intervenute importanti innovazioni riguardo la digitalizzazione dei documenti. Il Sistema Tessera Sanitaria consente ora a chi ha sostenuto spese mediche di presentare, in caso di controlli, il prospetto scaricato dal portale ufficiale come alternativa alle ricevute cartacee. Affinché il documento digitale sia sufficiente, deve essere accompagnato da una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, certificando la corrispondenza tra quanto prodotto nel prospetto e quanto risultante nel sistema.
Resta comunque l'obbligo di conservare specifiche documentazioni aggiuntive per casi soggettivi particolari (ad esempio, disabilità), che richiedono la tenuta di certificati specifici anche quando si ricorre al digitale. La transizione verso la dematerializzazione dei documenti fiscali richiede organizzazione, attenzione alla nomenclatura dei file, sicurezza dei supporti usati (cloud, hard disk) e verifica della validità in sede di controllo.
L'organizzazione accurata dei documenti fiscali riduce il rischio di smarrimenti, consente una pronta risposta a eventuali richieste di verifica e tutela da sanzioni. Ecco alcuni suggerimenti pratici: