Le inchieste condotte negli ultimi anni, come riportato da diverse testate italiane, hanno evidenziato come questa pratica non sia isolata.
Negli ultimi anni si è intensificato il fenomeno delle truffe legate ai sussidi sociali: alcuni migranti, approfittando delle falle nel sistema, riescono a ottenere benefici economici anche dopo aver lasciato l’Italia, sfruttando un vuoto normativo e amministrativo. Questo fenomeno è un danno economico per lo Stato ed è un problema etico e sociale che mina la fiducia dei cittadini nel sistema di welfare. Entriamo nei dettagli:
Un caso emblematico riguarda l'uso delle carte prepagate associate al reddito di cittadinanza, che possono essere utilizzate all’estero senza restrizioni. In molti casi, i beneficiari tornano nei loro Paesi d’origine portando con sé queste carte, continuando a ritirare i fondi senza che l’Inps riesca a intercettare l'irregolarità. Secondo le indagini, una parte significativa di queste truffe si verifica in paesi extraeuropei, dove le transazioni bancarie sono più difficili da monitorare.
Le stime fornite dalla Guardia di finanza indicano che il fenomeno delle truffe sui sussidi costa allo Stato italiano decine di milioni di euro ogni anno. Nel solo 2024, sono stati rilevati oltre 3.000 casi di irregolarità, con un danno economico di circa 25 milioni di euro. Questi numeri sono però solo la punta dell’iceberg, poiché molti casi non vengono mai scoperti.
Un esempio riguarda una famiglia che, dopo aver percepito per mesi il reddito di cittadinanza, è tornata nel proprio Paese continuando a utilizzare la carta prepagata. In un altro caso, è stato scoperto un gruppo organizzato che, con l’aiuto di intermediari, falsificava documenti per ottenere i sussidi in modo fraudolento, causando un danno di milioni di euro.
La radice del problema risiede nelle falle strutturali del sistema di controllo. Le autorità italiane non dispongono di strumenti sufficientemente avanzati per monitorare l’effettiva permanenza sul territorio dei beneficiari. Le banche dati dell’Inps, ad esempio, non sono integrate con quelle delle forze dell’ordine o delle autorità di frontiera, rendendo difficile verificare chi ha lasciato il Paese.
Un altro problema riguarda la scarsa trasparenza nella gestione delle richieste. In molti casi, gli operatori non verificano con attenzione la documentazione presentata dai richiedenti e favoriscono così le frodi. Le autocertificazioni, che dovrebbero semplificare le procedure, finiscono per diventare un punto debole del sistema, utilizzato dai truffatori per aggirare le regole.
Ogni euro sottratto indebitamente è una risorsa sottratta a chi ne ha davvero bisogno. La diffusione delle truffe mina la fiducia nella giustizia sociale, alimentando un clima di sfiducia e insoddisfazione tra i contribuenti.
Le ricadute sono anche politiche, con alcuni schieramenti che utilizzano questi casi per sostenere una revisione generale del sistema di welfare.