Meta guadagna 16 miliardi di euro grazie ad annunci con truffe o prodotti illegali sui social come Instagram, Facebook, Tik Tok
Il crescente impatto delle truffe pubblicitarie online rappresenta una delle principali minacce per la sicurezza digitale e la fiducia degli utenti nei social network. Tra le piattaforme maggiormente coinvolte si trovano Facebook, Instagram e, in misura crescente, TikTok, tutte appartenenti a gruppi tecnologici di dimensione globale.
Negli ultimi anni, i rischi legati a frodi veicolate tramite pubblicità sono aumentati in maniera esponenziale, tanto da attirare l’attenzione di autorità regolatorie e media internazionali e soprattutto promuovendo prodotti vietati, investimenti fittizi e offerte irrealistiche rivolte a un pubblico sempre più vasto e vulnerabile.
Secondo analisi e documenti interni emersi grazie alle inchieste di Reuters, Meta raggiunge cifre record grazie a ricavi derivanti da annunci e inserzioni collegati a pratiche fraudolente. Si stima che nel solo 2024, circa il 10% delle entrate complessive del gruppo, equivalenti a oltre 16 miliardi di dollari, sia stato generato attraverso pubblicità relative a truffe e prodotti vietati.
Questa percentuale emerge da report delle divisioni interne di finanza, sicurezza e lobbying, che evidenziano inoltre una difficoltà persistente nell’intercettare e rimuovere le campagne sospette ma anche la poca convenienza che Meta avrebbe nel contrastare le stesse truffe.
| Anno | Ricavo stimato da truffe | % del fatturato |
| 2024 | 16 miliardi $ | 10,1% |
| 2025 (obiettivo) | N/D | 7,3% |
| 2026 (obiettivo) | N/D | 6% |
| 2027 (obiettivo) | N/D | 5,8% |
Ogni giorno, le piattaforme afferenti al gruppo mostrano agli utenti una media di 15 miliardi di annunci pubblicitari considerati "ad alto rischio", ossia con marcati segnali di frode. Documenti inediti confermano che dal solo segmento di annunci a rischio elevato il gruppo ricava circa 7 miliardi di dollari annui. La questione è aggravata dalla presenza di 22 miliardi di tentativi di truffa organica giornaliera, anche tramite contenuti non a pagamento.
Ulteriore aspetto rilevante, la dirigenza Meta avrebbe imposto ai team preposti al controllo limiti rigidi sui ricavi persi per provvedimenti contro gli inserzionisti sospetti, con azioni che non potevano superare lo 0,15% del giro d’affari semestrale.
Le dinamiche che rendono profittevole la veicolazione di annunci fraudolenti sulle piattaforme social sono complesse e strutturate. Il sistema di pubblicazione degli annunci di Meta si basa su un’asta online, in cui gli inserzionisti competono per ottenere la visibilità nei feed degli utenti. I dati interni indicano che parte significativa di inserzioni pericolose viene promossa da operatori di marketing già segnalati come sospetti dai sistemi di sorveglianza automatica. Il funzionamento è il seguente:
I documenti interni mettono in luce che la rimozione degli inserzionisti viene operata solo quando i sistemi algoritmici raggiungono almeno il 95% di probabilità di attività fraudolenta. Quando il sospetto risulta inferiore, la scelta è di aumentare le tariffe pubblicitarie per tali operatori, una strategia definita “penalty bid”:
Secondo i portavoce di Meta, le cifre diffuse risulterebbero approssimative e poco rappresentative della complessità aziendale. Sottolineano inoltre una riduzione del 58% delle segnalazioni e la rimozione di oltre 134 milioni di annunci ingannevoli dal 2025.
L’intervento delle autorità di vigilanza a livello internazionale si è intensificato, soprattutto dopo la pubblicazione delle cifre che attestano l’ampiezza del fenomeno. La Securities and Exchange Commission statunitense e alcune agenzie europee hanno avviato indagini approfondite, valutando se le policy in atto siano efficaci nella tutela di consumatori e mercato.
Secondo quanto emerso, Meta avrebbe calcolato ex ante la possibile incidenza di sanzioni legali e amministrative, stimando multe attese fino a 1 miliardo di dollari, considerate comunque tollerabili rispetto ai ricavi da inserzioni sospette. Questa gestione del rischio economico riflette la priorità data alla continuità del business, pur sotto la spinta crescente di richieste normative più stringenti. Le probabili soluzioni potrebbero essere: