Secondo previsto dalle norme in vigore, la possibilità di richiedere un risarcimento se si è lavorato in nero scatta o quando il lavoratore chiede al datore di regolarizzare il proprio rapporto di lavoro, o quando scattano dissidi tra datore di lavoro e lavoratore al termine del rapporto di lavoro relativamente a pagamenti ed emolumenti corretti da riconoscere.
Quanto si può richiedere come risarcimento se si è lavorato in nero? Il lavoro in nero indica un rapporto di lavoro irregolare instauratosi senza alcun contratto firmato né la definizione di alcuna condizione scritta per la prestazione da effettuare, né alcuna comunicazione effettuata da parte del datore di lavoro.
Le leggi in vigore prevedono, infatti, che al momento dell’assunzione, ogni datore di lavoro comunichi agli Enti preposti attraverso il modello Unilav il nuovo apporto di lavoro che rappresenta l’ufficializzazione del lavoro subordinato garantendo così al lavoratore le dovute e spettanti coperture previdenziali e ma anche prevedendo il relativo pagamento delle tasse. Ci sono casi in cui però i lavoratori in nero possono avanzare richieste di risarcimento. Vediamo quali sono.
Instaurare rapporti di lavoro in nero significa andare incontro a rischi e sanzioni sia (e soprattutto) da parte del datore di lavoro e sia da parte del lavoratore. Se, infatti, il datore di lavoro ‘assume’ un dipendente senza denunciare il nuovo rapporto di lavoro alle autorità competenti, lo priva di diritto e tutele previste dalla legge, per esempio, un lavoratore in nero non può avere indennità di malattia se assente dal lavoro non ha diritto a Tfr, pagamento delle ferie se si assenta dal lavoro, o disoccupazione, ecc.
Essendo, dunque, illegale, il lavoro in nero prevede sanzioni per il datore di lavoro e in alcuni casi anche per il lavoratore. Generalmente, infatti, chi lavora in nero viene considerato la parte debole del rapporto ed è per questo che non sono previste multe o sanzioni per i lavoratori in mero, ad eccezione di alcuni casi specifici.
In casi di denuncia o di accertamento della sussistenza di rapporti di lavoro in nero da parte della Guardia di Finanza, sanzioni e multe per i datori di lavoro possono arrivare a toccare anche i 36mila euro.
Stando a quanto previsto dalle leggi in vigore, oltre a multe e sanzioni, per i datori di lavoro può essere previsto anche l’obbligo di risarcimento nei confronti del lavoratore in nero. La possibilità di richiedere un risarcimento se si è lavorato in nero scatta o quando il lavoratore chiede al datore di regolarizzare il proprio rapporto di lavoro, o quando scattano dissidi tra datore di lavoro e lavoratore al termine del rapporto di lavoro relativamente a pagamenti ed emolumenti corretti da riconoscere.
Un rapporto di lavoro anche se non regolarizzato dovrebbe prevedere tutti i compensi che sono previsti nei normali Ccnl di riferimento, perché un rapporto di lavoro in nero non regolare ha lo stesso valore di un rapporto di lavoro regolare.
Nel calcolo del risarcimento lavoro in nero bisogna considerare:
Non rientrano, invece, nel calcolo di un eventuale risarcimento permessi, indennità e scatti di anzianità. Nei casi di calcolo del risarcimento richiesto se si è lavorato in nero, per quantificare l’importo del risarcimento dovuto al lavoratore in nero, si deve sempre fare riferimento al Ccnl che si sarebbe dovuto applicare nel caso di rapporto regolare.
Il calcolo del risarcimento da riconoscere ad un lavoratore in nero varia in base a diversi fattori ed elementi, per esempio, eventuale Ccnl che avrebbe dovuto essere applicato per l'assunzione regolare del lavoratore, tempo di lavoro, mancati pagamenti.
Se, per esempio, si tratta di calcolare il risarcimento ad un lavoratore del settore tessile, che se fosse stato regolarmente assunto avrebbe percepito uno stipendio di 1200 euro circa, considerando il lavoro in nero per due anni, bisogna considerare eventuali straordinari fatti e non pagate, quota di Tfr per due anni, eventuali ferie non dovute e tredicesime e quattordicesime per due anni, per un totale che potrebbe arrivare a 5mila-6mila euro.