I diritti inespressi per le pensioni rappresentano un insieme di prestazioni e benefici economici che possono incrementare significativamente l'importo della pensione percepita. Molti pensionati non sono consapevoli di queste opportunità che, se richieste attraverso un'apposita domanda, potrebbero migliorare notevolmente la loro situazione economica.
In Italia, sono numerosi i cittadini che ricevono trattamenti pensionistici di importo modesto. Le statistiche mostrano che circa un terzo dei pensionati percepisce assegni inferiori ai 750 euro mensili. Per questa fascia di popolazione, i diritti inespressi costituiscono una risorsa preziosa per aumentare la pensione fino ad arrivare almeno a 1000 euro e affrontare con maggiore serenità la vita quotidiana.
I diritti inespressi sono prestazioni assistenziali e previdenziali che l'INPS può erogare ai pensionati che ne hanno diritto, ma che non vengono riconosciute automaticamente. Si tratta di supplementi economici, agevolazioni e sgravi che possono contribuire ad aumentare l'importo della pensione finale.
La peculiarità di questi benefici è che non vengono assegnati d'ufficio, ma richiedono un'iniziativa attiva da parte del pensionato, che deve presentare un'apposita richiesta all'INPS. Questa caratteristica spiega perché vengono definiti "inespressi": esistono come diritto potenziale, ma restano inapplicati finché non vengono esplicitamente richiesti.
Nel 2025, questi diritti assumono un'importanza ancora maggiore, considerando l'aumento del costo della vita e le difficoltà economiche che molti pensionati si trovano ad affrontare.
I diritti inespressi comprendono diverse tipologie di prestazioni, ognuna con requisiti specifici e importi variabili. Ecco i principali benefici che possono essere richiesti:
Non tutti i pensionati possono beneficiare dei diritti inespressi. La normativa vigente stabilisce criteri precisi per l'accesso a queste prestazioni.
Il requisito principale riguarda l'importo della pensione percepita: possono presentare domanda i pensionati che ricevono un trattamento pensionistico lordo inferiore a 750 euro mensili. Questa soglia interessa circa un terzo dei pensionati italiani.
Per ciascuna tipologia di diritto inespresso esistono poi requisiti specifici. Ad esempio, per la quattordicesima mensilità occorre avere almeno 64 anni di età e un reddito complessivo non superiore a determinati limiti, mentre per le maggiorazioni sociali i requisiti variano in base all'età anagrafica.
L'importo aggiuntivo riconosciuto grazie ai diritti inespressi può oscillare mediamente tra i 50 e gli 80 euro mensili, una cifra che, pur sembrando modesta, può fare una differenza significativa per chi percepisce pensioni minime.
Per accedere ai benefici dei diritti inespressi è necessario presentare una domanda formale. Esistono diverse modalità per inoltrare la richiesta:
Prima di presentare domanda, è consigliabile verificare la propria situazione pensionistica attraverso il modello ObisM, un documento rilasciato dall'INPS che riporta il dettaglio di tutti gli importi pensionistici percepiti nel corso dell'anno. Il modello può essere facilmente scaricato accedendo all'area riservata del sito dell'INPS.
Un aspetto importante da considerare riguarda la possibilità di richiedere gli arretrati. I diritti inespressi, una volta riconosciuti, possono essere corrisposti anche per i periodi precedenti alla presentazione della domanda, entro i limiti della prescrizione.
In generale, la prescrizione per i diritti inespressi è di 5 anni. Questo significa che, presentando domanda nel 2025, è possibile ottenere gli arretrati a partire dal 2020, sempre che sussistessero già all'epoca i requisiti necessari.
L'INPS, dopo aver ricevuto la domanda, procede alla verifica dei requisiti e, in caso di esito positivo, inizia a erogare le prestazioni richieste. I tempi di lavorazione delle domande possono variare in base al carico di lavoro degli uffici, ma generalmente si attestano tra i 30 e i 60 giorni.
Per comprendere meglio l'impatto concreto dei diritti inespressi, è utile considerare alcuni esempi pratici:
Caso 1: Pensionato con trattamento minimo
Mario, 67 anni, percepisce una pensione minima di 600 euro mensili. Presentando domanda per l'integrazione al trattamento minimo e la maggiorazione sociale, potrebbe ottenere un incremento di circa 80 euro mensili, portando la sua pensione a 680 euro.
Caso 2: Pensionata con invalidità
Anna, 65 anni, riceve una pensione di 700 euro mensili e ha un'invalidità civile riconosciuta del 75%. Richiedendo le prestazioni per invalidi civili a cui ha diritto, potrebbe ottenere un'indennità aggiuntiva di circa 290 euro mensili.
Caso 3: Ex lavoratore autonomo con familiari a carico
Giuseppe, 70 anni, ex artigiano con pensione di 740 euro e coniuge a carico, presentando domanda per l'assegno familiare per pensionati autonomi e per la maggiorazione sociale spettante agli ultrasettantenni, potrebbe vedere aumentare il suo assegno di circa 180 euro mensili.