Nel panorama della pianificazione fiscale delle imprese, il concordato preventivo biennale (CPB) rappresenta un istituto normativo di recente introduzione, progettato per offrire certezza, trasparenza e prevedibilità sia agli imprenditori che allo Stato. L’obiettivo principale è di garantire all’imprenditore la possibilità di definire in anticipo la base imponibile su cui saranno calcolate le imposte, con benefici evidenti in termini di stabilità e serenità operativa.
Il concordato preventivo biennale (CPB) è un accordo opzionale tra l’impresa e l’Agenzia delle Entrate che consente di fissare preventivamente il reddito imponibile su cui calcolare le imposte per i due anni successivi. Questo strumento si rivolge principalmente ai titolari di partita IVA che applicano gli ISA (Indici Sintetici di Affidabilità), con l’esclusione dei contribuenti in regime forfettario e di coloro che hanno ricavi o compensi superiori ai limiti previsti dalla normativa vigente.
Il piano di concordato è formulato dall’Agenzia delle Entrate, sulla base dei dati dichiarativi e delle informazioni presenti nelle banche dati fiscali. L’adesione permette così di bloccare il livello delle imposte sui redditi concordati, indipendentemente dal risultato reale di esercizio. Il meccanismo non include l’IVA, la quale rimane soggetta alle regole ordinarie.
L’accesso al concordato preventivo biennale è riservato a soggetti fiscalmente affidabili secondo i punteggi ISA e regolarmente in regola con gli obblighi dichiarativi e contributivi. Sono esclusi dalla procedura i contribuenti che:
Il CPB non si applica nei casi di conferimenti societari o cessioni di azienda/rami d’azienda durante il biennio, né in caso di successione ereditaria dell’attività, che comportano la cessazione anticipata dell’accordo.
Il funzionamento del concordato preventivo biennale si articola in tre passaggi principali:
Nei casi in cui il reddito effettivo superi quello concordato, la normativa introduce una doppia fascia di tassazione:
Eventuali errori gravi o omissioni nella dichiarazione oltre un certo limite percentuale rappresentano fattori di decadenza dal CPB, con annullamento dei benefici e ripristino delle normali modalità di accertamento.
L’introduzione del CPB offre alcuni benefici tangibili agli imprenditori:
Tuttavia, si evidenziano anche alcune criticità:
La decisione sull’opportunità di adesione al CPB va quindi ponderata sulla base delle previsioni di crescita, della propensione al rischio e della struttura finanziaria.
Tra le novità più rilevanti dell’attuale disciplina spicca l’introduzione di una sanatoria agevolata (detta “ravvedimento speciale”) per le annualità dal 2019 al 2023, riservata a chi aderisce al CPB per la prima volta nel biennio 2025–2026. Questa misura consente di regolarizzare eventuali pendenze pregresse con aliquote attenuate, commisurate all’indice di affidabilità fiscale (ISA), e ulteriori agevolazioni sulle annualità colpite da emergenze. L’importo minimo è fissato dalla legge e può essere dilazionato fino a dieci rate mensili.
Il CPB può decadere o cessare anticipatamente nelle seguenti ipotesi principali:
La decadenza dal CPB implica la perdita di tutti i benefici fiscali, inclusi i ravvedimenti speciali e la protezione dagli accertamenti ordinari. Restano comunque dovute le imposte sul reddito concordato fino alla data di cessazione dell’accordo.
Per chiarire le conseguenze operative si riporta una simulazione di calcolo:
Reddito concordato | 55.000 € |
Reddito effettivo annuale | 60.000 € |
Imposta dovuta | calcolata su 55.000 € |
Nel caso in cui il reddito reale fosse inferiore (ad esempio, 45.000 €), l’imposta rimarrebbe comunque dovuta per l’intero importo del reddito concordato di 55.000 €. Viceversa, in caso di redditi superiori, l’eccedenza oltre la soglia stabilita sarebbe tassata in parte con aliquota agevolata e in parte secondo il regime fiscale ordinario.
L’attuale disciplina inserisce anche premialità e semplificazioni procedurali, ma segnala un aumento dell’attenzione da parte delle autorità fiscali nei confronti di chi sceglie di non aderire al CPB o decade dall’accordo. Il decreto legislativo n. 13/2024 prevede, infatti, una maggiore attività di controllo sui soggetti che non partecipano o che violano i termini concordati.
Il concordato preventivo biennale rappresenta uno strumento innovativo che cambia l’approccio alla gestione fiscale delle imprese. La sua convenienza dipende dalla capacità dell’imprenditore di prevedere con sufficiente attendibilità l’andamento futuro dell’attività. È consigliabile: