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Che responsabilità ho se sono dipendente e faccio operazioni per evadere le tasse o fraudolente imposte dalla mia azienda?

Nel contesto aziendale, la responsabilità; del dipendente che esegue operazioni per evasione o frode fiscale imposte dall'azienda è un tema complesso. Rischi, sanzioni, differenze di ruolo, obblighi di legge e strumenti.

Autore: Marcello Tansini
pubblicato il
Che responsabilità ho se sono dipendente

Le attività di controllo da parte dell’amministrazione finanziaria e l’inasprimento delle norme rendono il tema della responsabilità dipendente evasione tasse estremamente attuale. È essenziale comprendere gli effetti che i comportamenti richiesti dall’azienda possono avere sulla posizione personale del lavoratore. Questa analisi offre una panoramica sulle principali conseguenze legali e sui rischi collegati alla partecipazione, diretta o indiretta, in pratiche di evasione delle imposte.

Le principali forme di evasione fiscale e le loro conseguenze

L'evasione fiscale si manifesta attraverso una molteplicità di schemi e dinamiche, alcuni dei quali sono riconoscibili da tempo e ormai ben noti agli organi ispettivi:

  • Mancata dichiarazione di ricavi o occultamento di redditi;

  • Emissione e utilizzo di fatture false per operazioni inesistenti, spesso tramite “società cartiere”;

  • Utilizzo di conti correnti privati per transazioni aziendali non registrate;

  • Sottovalutazione delle rimanenze di magazzino, al fine di alterare il risultato fiscale;

  • Sottofatturazione di operazioni immobiliari o commerciali;

  • Apertura di società estere gestite dall’Italia (esterovestizione);

  • Erogazione indebita di finanziamenti a enti e associazioni con ritorno irregolare di fondi.

La legge italiana (D.Lgs. 74/2000) qualifica molte di queste condotte come veri e propri reati tributari, ponendo dei limiti di rilevanza penale che, se superati, espongono anche a sanzioni detentive fino a 8 anni. Più in generale, anche nei casi sotto soglia, le conseguenze si traducono in sanzioni amministrative molto elevate, perdita di credibilità aziendale, inibizione all’accesso a crediti fiscali e, per le società, rischio di revoca di benefici o licenze.

Il sistema di controlli integrato – che comprende incrocio banche dati, monitoraggio dei movimenti finanziari, verifiche sulle persone fisiche collegate alle società – rende estremamente rischioso qualsiasi tentativo di elusione o occultamento, anche se messo in atto con la collaborazione di lavoratori dipendenti.

Responsabilità penale e civile dei lavoratori dipendenti in caso di evasione o frode

Quando un lavoratore, pur essendo semplice dipendente, si trova coinvolto operativamente in condotte che generano evasione fiscale, la valutazione della responsabilità personale segue regole precise. Non basta il mero rapporto di subordinazione per escludere il rischio di responsabilità: anche chi agisce su ordine dei superiori può divenire destinatario di accertamenti o procedimenti penali e civili, a seconda del livello di consapevolezza e partecipazione al fatto illecito.

La responsabilità penale si configura quando il dipendente ha avuto una parte attiva nell’esecuzione di operazioni fraudolente o ha volontariamente collaborato alla realizzazione di pratiche illecite, quali:

  • Redazione o validazione di documentazione falsa (ad es., fatture per operazioni inesistenti);

  • Registrazione contabile di operazioni simulate con piena consapevolezza delle finalità di evasione;

  • Gestione, anche materiale, di somme derivanti da operazioni occulte;

  • Partecipazione ideativa o esecutiva a montaggi societari volti ad eludere l’imposizione;

  • Assistenza diretta al management nella costruzione di schemi fraudolenti.

Anche sul piano civile e lavoristico, il collaboratore può rispondere patrimonialmente verso il datore, i soci e i terzi danneggiati per aver agevolato la realizzazione della frode,

Il rischio di rivalsa si accentua soprattutto nei ruoli amministrativi, contabili e direzionali, vista la maggiore autonomia decisionale e la posizione “di fatto” spesso rilevabile anche in assenza di formali poteri di firma o amministrazione.

Il ruolo del dolo, della colpa e della consapevolezza

La configurazione della responsabilità penale richiede sempre l’accertamento dell’elemento soggettivo, ovvero se il lavoratore abbia agito con dolo (cioè volontà e consapevolezza dell’illecito) oppure per colpa (negligenza, imprudenza o imperizia). È importante distinguere tra:

  • Colui che partecipa attivamente a una frode con piena volontarietà, consapevole di contribuire a danneggiare l’erario;

  • Colui che esegue disposizioni senza rendersi conto della natura illecita, ad esempio senza conoscenze specifiche contabili o fiscali;

  • Chi accetta con «dolo eventuale», ossia avendo percepito i rischi ma scegliendo di non approfondire per evitare implicazioni personali.

Le sentenze recenti della Corte di Cassazione sottolineano che la responsabilità si può configurare anche nei confronti di chi, con competenze specifiche (contabili, commerciali, fiscali), non può ignorare gli indici di anomalia e quindi assume una posizione “garantista” rispetto all’ente o all’azienda. Accettare la posizione di prestanome o operare in qualità di amministratore di diritto per interposta persona, se si è consapevoli delle finalità, comporta rischi di condanna anche in assenza di un esplicito tornaconto personale.

Distinzioni tra amministratore, prestanome e dipendente semplice

Nell’ambito delle indagini su evasione fiscale, la distinzione tra ruoli è centrale ai fini delle responsabilità individuali:

  • Amministratore di diritto: risponde a livello penale e civile di tutte le violazioni eseguite nella società, salvo provi che l’illecito sia avvenuto contro la sua volontà e senza possibilità di impedirlo.

  • Amministratore di fatto: la responsabilità è piena quando esercita poteri direttivi anche in assenza di incarico formale (Cass. n. 526/2025).

  • Prestanome: risponde se ha accettato consapevolmente la carica per favorire condotte illecite; secondo la Cassazione, è destinato a rispondere, almeno per dolo eventuale, anche se non ha ottenuto vantaggi.

  • Dipendente semplice: può rispondere solo qualora abbia avuto un ruolo attivo e consapevole, o se abbia collaborato in modo determinante nella realizzazione dell’illecito.

Il quadro si complica per le figure contabili e amministrative, che in presenza di particolari competenze e responsabilità operative hanno un onere di conoscenza e di vigilanza superiore rispetto agli altri lavoratori.

Responsabilità delle società e dei soggetti apicali secondo D.lgs. 231/2001

Il D.Lgs. 231/2001 ha introdotto la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche per reati commessi “nell’interesse o a vantaggio” dell’ente. Le società possono essere sottoposte a sanzioni pecuniarie e interdittive quando dirigenti, amministratori o dipendenti realizzano uno dei reati previsti, incluse le fattispecie fiscali, se l’illecito deriva da una carenza dell’assetto organizzativo.

La responsabilità della società si configura qualora:

  • Il reato venga commesso da soggetti in posizione apicale o da persone sottoposte alla direzione o vigilanza di questi ultimi;

  • La condotta sia stata resa possibile dall’assenza di un efficace modello organizzativo aziendale;

  • Il reato abbia portato un vantaggio (patrimoniale o competitivo) all’ente.

La normativa prevede che l’adozione di un Modello Organizzativo 231 idoneo, sviluppato prima del reato, attenui o escluda la responsabilità della società (D.Lgs. 231/2001). L’assenza di misure preventive solide espone l’azienda non solo a sanzioni pecuniarie elevate, ma anche a provvedimenti come esclusioni da bandi pubblici e sospensioni dell’attività.

Sanzioni, indagini e procedimenti: cosa rischiano i dipendenti coinvolti

La partecipazione ad attività illecite, anche solo come esecutori materiali di operazioni fraudolente, espone i dipendenti a rischi multipli. Sotto il profilo penale, si possono ricevere avvisi di garanzia, notifiche di indagine o, nei casi gravi, rinvii a giudizio con le sanzioni massime previste per i reati tributari (ad esempio, reclusione fino a 8 anni per frode fiscale aggravata):

Tipo di sanzione

Effetti per il dipendente

Penale

Condanna per reati tributari, detenzione, interdizione da cariche, confisca dei beni illecitamente acquisiti

Amministrativa

Multe sostanziose, iscrizione in banche dati delle irregolarità, inibizione a ruoli strategici

Civile

Responsabilità verso azienda e terzi per i danni arrecati, eventuale azione di rivalsa da parte dell’ente datore

Lavoristica

Licenziamento per giusta causa, preclusione all’accesso a nuovi impieghi in settori sensibili

Il percorso processuale può prevedere, a seconda della gravità, misure cautelari (ad esempio interdizione dalla professione), sequestri preventivi e, sul piano fiscale, il recupero integrale delle somme evade, maggiorate da interessi e sanzioni pecuniarie.

Nei casi di minore gravità, può trovare applicazione l’istituto del ravvedimento operoso, che attenua le sanzioni se il contribuente collabora attivamente alla definizione della propria posizione prima che inizi un procedimento formale.

Come difendersi: buone pratiche e strumenti di tutela del lavoratore

Per non incorrere nelle ripercussioni associate alle attività di evasione fiscale aziendale, il lavoratore deve adottare un approccio proattivo nella gestione del rischio:

  • Chiedere sempre spiegazioni puntuali e documentate sulle operazioni sospette;

  • Richiedere una conferma scritta degli ordini potenzialmente rischiosi e, dove possibile, inviare comunicazioni interne di dissenso rispetto a condotte non trasparenti;

  • Valutare la possibilità di segnalazione alle autorità interne o di adottare il whistleblowing, secondo il modello organizzativo aziendale;

  • Mantenere sempre aggiornata la propria formazione su normative tributarie, organizzative e di compliance aziendale;

  • Consultare professionisti esperti in diritto penale tributario in presenza di dubbi circa la liceità delle procedure operative.

La responsabilità dipendente evasione tasse trova, dunque, un punto di equilibrio tra l’autonomia dell’individuo, la sua posizione gerarchica e il dovere di diligenza connesso al proprio ruolo. Un comportamento trasparente, l’evidenza della propria estraneità e la capacità di documentare ogni passaggio rappresentano una tutela efficace sia in fase preventiva che nel corso di eventuali procedimenti.