Quando si affronta un divorzio o una separazione, si va incontro a numerose spese legali che possono risultare considerevoli. Si tratta non solo degli onorari degli avvocati, ma anche di costi successivi come gli assegni di mantenimento all'ex coniuge e ai figli. Una domanda frequente riguarda la possibilità di portare in detrazione queste spese nella dichiarazione dei redditi. Vediamo chi può detrarre le spese per divorzio nel 730 2025 tra i coniugi e per quali importi.
Stando alla normativa fiscale vigente, le spese legali per il divorzio non possono essere detratte nel 730 2025. Come stabilito dalla Corte di Cassazione, il beneficio delle detrazioni per spese legali in dichiarazione dei redditi è riservato esclusivamente alle persone giuridiche (imprese) e non si applica alle spese sostenute per procedimenti di divorzio.
Di conseguenza, i soggetti privati non possono detrarre nella dichiarazione dei redditi:
Tuttavia, è possibile portare in deduzione gli assegni di mantenimento corrisposti all'ex coniuge. La normativa prevede infatti che, poiché l'assegno di mantenimento è tassato in capo a chi lo riceve, è simmetricamente deducibile per chi lo versa.
L'assegno di mantenimento all'ex coniuge gode di un trattamento fiscale particolare:
Per chi lo riceve: rappresenta un reddito assimilato a quello di lavoro dipendente (ai sensi dell'articolo 50, comma 1, lettera i, del TUIR) e deve essere dichiarato nel quadro C o RC sezione II del modello 730.
Per chi lo versa: costituisce un onere deducibile dal reddito complessivo, da indicare nel rigo E22 del quadro E del modello 730, specificando il codice fiscale dell'ex coniuge beneficiario.
È importante sottolineare che la deduzione spetta solo se l'assegno è stato stabilito da un provvedimento dell'autorità giudiziaria ed ha carattere periodico. Non sono invece deducibili:
Per poter dedurre l'assegno di mantenimento dal proprio reddito, è necessario rispettare alcune condizioni:
Oltre all'assegno di mantenimento vero e proprio, sono deducibili anche:
L'importo dell'assegno di mantenimento che si versa all'ex coniuge riduce la base imponibile su cui si applica l'aliquota IRPEF. Ad esempio, se un contribuente guadagna 2.000 euro al mese e versa 500 euro mensili all'ex coniuge come assegno di mantenimento, pagherà l'IRPEF su 1.500 euro anziché sui 2.000 euro lordi.
Per il periodo d'imposta 2024 (dichiarazione 730/2025), le aliquote IRPEF applicabili sono:
È importante ricordare che, in caso di assegno corrisposto sia al coniuge che ai figli senza distinzione, si considera destinato al coniuge il 50% dell'importo, indipendentemente dal numero dei figli, salvo diversa indicazione nell'atto giudiziario.
Per beneficiare della deduzione dell'assegno di mantenimento nel 730 2025, è necessario conservare e presentare:
In caso di controlli fiscali, questa documentazione sarà indispensabile per dimostrare il diritto alla deduzione.
A differenza dell'assegno all'ex coniuge, gli assegni di mantenimento destinati ai figli non sono soggetti a tassazione e quindi non vanno inseriti nella dichiarazione dei redditi del genitore che li percepisce.
Di conseguenza, il genitore che versa l'assegno di mantenimento ai figli non può portarlo in deduzione dal proprio reddito. Questo principio si applica indipendentemente dall'età dei figli o dal fatto che siano o meno fiscalmente a carico.
Le normative fiscali non prevedono quindi alcuna deducibilità per le somme versate a titolo di mantenimento per i figli, creando una netta distinzione rispetto al trattamento dell'assegno all'ex coniuge.
Per chi versa l'assegno di mantenimento all'ex coniuge, l'importo va inserito nel quadro E, Sezione II, rigo E22 del modello 730 2025, specificando:
Per chi riceve l'assegno di mantenimento, l'importo deve essere indicato nella sezione II del quadro C nei righi da C6 a C8, dove nella colonna 2 va riportato l'importo dei redditi percepiti. È necessario anche barrare la casella di colonna 1 "Assegno del coniuge".
È importante notare che, secondo il principio di cassa, vanno dichiarati solo gli importi effettivamente percepiti nell'anno 2024. Analogamente, chi versa può dedurre solo quanto effettivamente pagato nell'anno.
In alcune situazioni, i coniugi possono concordare un assegno di mantenimento in forma di una tantum, cioè un importo forfettario versato in un'unica soluzione, anziché pagamenti periodici.
Il trattamento fiscale in questo caso è completamente diverso:
Su questo tema, la Corte Costituzionale ha più volte ribadito che le due forme di adempimento (periodica e una tantum), pur avendo entrambe la funzione di regolare i rapporti patrimoniali derivanti dallo scioglimento del vincolo matrimoniale, presentano differenze sostanziali che giustificano un diverso trattamento fiscale.
Oltre agli aspetti relativi all'assegno di mantenimento, i coniugi separati o divorziati devono considerare altre implicazioni fiscali:
In caso di separazione o divorzio, la detrazione per figli a carico genitori non sposati ma conviventi viene ripartita al 50% tra i genitori, salvo diverso accordo. Se l'affidamento è esclusivo, la detrazione spetta interamente al genitore affidatario. Ricordiamo che dal 2025, queste detrazioni sono state in gran parte sostituite dall'Assegno Unico Universale erogato dall'INPS.
Per gli oneri sostenuti in favore dei figli (spese mediche, di istruzione, assicurazioni, ecc.), le detrazioni e deduzioni competono al genitore che ha fiscalmente a carico il figlio. Tuttavia, i genitori possono accordarsi per ripartire le spese in percentuali diverse, purché nel limite dell'importo effettivamente sostenuto da ciascuno.
Quando l'abitazione principale dei coniugi è cointestata e viene assegnata a un solo coniuge, entrambi possono continuare a dichiarare la casa come abitazione principale, usufruendo delle relative agevolazioni fiscali. In caso di divorzio, il bonus prima casa per marito e moglie che si separano segue regole specifiche, con il coniuge trasferito che può continuare a considerare l'immobile come abitazione principale solo se vi dimorano i suoi figli.
La detrazione degli interessi passivi sul mutuo stipulato per l'acquisto dell'abitazione principale spetta all'intestatario del contratto di mutuo. In caso di divorzio, la detrazione compete al coniuge che ha trasferito la propria residenza, purché l'immobile sia abitato dai suoi familiari (ad esempio, i figli).
Queste considerazioni sono particolarmente rilevanti nella preparazione della dichiarazione dei redditi e possono comportare significativi vantaggi fiscali se gestite correttamente. È importante anche capire cosa succede quando due conviventi si separano con o senza figli in termini di beni, diritti e doveri, poiché le regole possono differire rispetto a una coppia sposata.