Il conto corrente cointestato rappresenta uno strumento finanziario che consente a due o più persone di diventare titolari dello stesso rapporto bancario, permettendo loro di effettuare diverse operazioni come accrediti di stipendio o pensione, pagamenti, prelievi, bonifici e altre transazioni bancarie. Questa soluzione è particolarmente adatta per le coppie che convivono e desiderano gestire insieme le proprie finanze.
Questa tipologia di conto può essere aperta da diverse categorie di persone: coniugi uniti in matrimonio, genitori e figli, ma anche partner conviventi non sposati.
Esaminiamo nel dettaglio le normative e le disposizioni che regolano l'apertura e la gestione di un conto corrente condiviso tra persone che vivono sotto lo stesso tetto senza essere sposate.
Secondo la legislazione vigente, l'apertura di un conto corrente cointestato tra conviventi è pienamente legittima e consentita. Non esistono restrizioni o impedimenti legali all'attivazione di un rapporto bancario o postale condiviso tra partner che convivono. Le banche e gli istituti di credito trattano le coppie di fatto alla stregua di quelle sposate per quanto riguarda l'accesso ai servizi bancari congiunti.
La legge riconosce quindi ai conviventi gli stessi diritti dei coniugi in materia di gestione comune delle risorse finanziarie, permettendo loro di organizzare liberamente la propria economia domestica attraverso strumenti bancari condivisi.
Per procedere all'apertura di un conto corrente cointestato tra conviventi, gli istituti bancari generalmente richiedono:
La procedura di apertura non differisce significativamente da quella prevista per i conti individuali o per quelli cointestati tra coniugi, confermando l'assenza di discriminazioni tra le diverse forme di unione familiare.
Per i conviventi che decidono di aprire un conto corrente considerando spese, tasse e bollo, esistono due principali modalità operative, ciascuna con caratteristiche specifiche:
Un importante principio giuridico è stato stabilito dalla Corte di Cassazione riguardo alla proprietà del denaro depositato su un conto corrente cointestato: le somme appartengono in parti uguali a entrambi i titolari, indipendentemente da chi abbia effettivamente versato il denaro.
L'unica eccezione a questa regola si verifica quando uno dei partner riesce a dimostrare, con evidenze documentali, che i fondi presenti sul conto derivano esclusivamente dai suoi versamenti personali. In tal caso, nonostante la cointestazione, la proprietà effettiva delle somme può essere riconosciuta in misura diversa rispetto alla suddivisione paritaria.
In linea generale, salvo prova contraria, ciascun cointestatario ha diritto al 50% delle somme presenti sul conto comune, indipendentemente dal contributo effettivo al saldo.
Un aspetto cruciale da considerare riguarda cosa accade al conto corrente cointestato nel caso in cui i conviventi decidano di interrompere la loro relazione. In questa circostanza, generalmente si procede alla chiusura del conto corrente cointestato e alla divisione del saldo.
In assenza di accordi specifici o disposizioni diverse, il patrimonio presente sul conto viene suddiviso in parti uguali tra gli ex conviventi. Tuttavia, se uno dei due partner può dimostrare di aver contribuito in misura maggiore al saldo finale, ha la possibilità di richiedere e ottenere una quota proporzionalmente più elevata.
Per evitare controversie future, è consigliabile che i conviventi, al momento dell'apertura del conto, stabiliscano chiaramente le modalità di ripartizione del saldo in caso di separazione, eventualmente formalizzando tali accordi per iscritto.
Dal punto di vista fiscale, il conto corrente cointestato comporta alcune considerazioni specifiche. Le imposte e le tasse bancarie sono generalmente applicate una sola volta sul conto, indipendentemente dal numero di intestatari, rappresentando un potenziale vantaggio economico.
Per quanto riguarda le dichiarazioni fiscali, ciascun convivente deve dichiarare la propria quota di interessi maturati sul conto (generalmente il 50%, salvo prova di diversa ripartizione della proprietà delle somme). Le istituzioni bancarie comunicano automaticamente i dati relativi ai conti correnti all'Agenzia delle Entrate, che li inserisce nel 730 precompilato di ciascun intestatario.
È importante sottolineare che, in caso di verifiche fiscali, gli organi competenti possono controllare le operazioni effettuate sul conto cointestato da entrambi i conviventi.
La gestione condivisa delle finanze attraverso un conto corrente cointestato offre numerosi benefici pratici per le coppie di conviventi:
Questa soluzione bancaria permette di gestire con maggiore efficienza le spese condivise come affitto, bollette, rate del mutuo e altri costi relativi alla gestione dell'abitazione e della vita quotidiana.
Per i conviventi che non desiderano aprire un conto comune ma vogliono comunque facilitare la gestione delle spese condivise, esistono alcune alternative:
Queste soluzioni possono rappresentare un compromesso tra l'esigenza di condividere le spese e quella di mantenere una certa autonomia finanziaria.