Il quadro delle concessioni balneari italiane è stato profondamente ridefinito alla luce della normativa europea e della necessità di garantire maggiore trasparenza e concorrenza nell’assegnazione delle aree demaniali. Dal 2025, il settore vedrà significativi adeguamenti collegati alle scadenze delle attuali concessioni, alla proroga fino al 2027 e alla progressiva applicazione dei criteri stabiliti dalla Direttiva Bolkestein. L’interesse economico e sociale verso la gestione degli stabilimenti balneari resta altissimo, ma nuovi operatori e concessionari devono ora affrontare procedure di selezione pubblica più strutturate e una crescente attenzione ai criteri di qualità, sostenibilità e accessibilità dei servizi costieri. Questi cambiamenti rispondono anche alla necessità di valorizzare il patrimonio paesaggistico nazionale e tutelare le spiagge, beni comuni sottoposti a rigorose regole di utilizzo.
Le concessioni balneari rappresentano il titolo giuridico attraverso il quale enti pubblici, generalmente Comuni e Regioni, affidano ai privati l’uso e la gestione di aree demaniali marittime per fini turistico-ricreativi. Queste concessioni non sono diritto perpetuo, ma contratti a tempo determinato regolati da precisi requisiti tecnici, normativi ed economici.
Il quadro normativo è mutato a seguito dell’applicazione dei principi UE di concorrenza e trasparenza. La Direttiva Bolkestein, riflessa in Italia anche dal Decreto-Legge 16 settembre 2024, n. 131, introduce il principio dell’assegnazione tramite procedure comparative aperte e vieta i rinnovi automatici. Dal 2025, pur essendo prevista una proroga delle concessioni esistenti fino al 2027, l’obbligo di avviare le gare pubbliche entro giugno 2027, senza eccezioni, sarà pienamente in vigore. I nuovi criteri premiano la qualità gestionale, la tutela dell’ambiente e l’accessibilità, e saranno determinanti nella selezione dei concessionari.
Tra le novità principali spiccano l’indennizzo per i concessionari uscenti in caso di subentro, la valorizzazione delle imprese familiari attive nel settore e nuove modalità di calcolo della durata delle concessioni (da 5 a 20 anni secondo l’entità degli investimenti previsti). Queste innovazioni sono finalizzate a garantire un equilibrio tra apertura del mercato e tutela degli operatori storici, assicurando al contempo che il bene pubblico sia valorizzato nell’interesse della collettività.
La procedura di autorizzazione per la gestione di uno stabilimento balneare è articolata e prevede una serie di requisiti formali, tecnici e finanziari imposti dal bando pubblico indetto dall’ente competente. In primis, l’ente pubblica il bando in cui vengono specificati i dettagli della concessione, i criteri di valutazione e la documentazione richiesta agli operatori economici interessati.
Elementi di preferenza nella graduatoria dei bandi pubblici possono essere assegnati alle imprese familiari con attività prevalente nel settore negli ultimi cinque anni, nonché ai soggetti che garantiscano continuità occupazionale.
L’offerta presentata sarà oggetto di valutazione secondo criteri di merito tecnico, impatto ambientale, capacità gestionale e congruità economica. La capacità di elaborare un progetto solido e innovativo, in linea con le priorità pubbliche di sostenibilità e valorizzazione costiera, rappresenta un elemento cardine nella procedura.
La procedura autorizzativa inizia con la pubblicazione del bando da parte dell’ente territoriale. Il bando definisce chiaramente ubicazione, estensione, durata della concessione, criteri e modalità di assegnazione. Il partecipante dovrà fornire in sede di domanda:
Conclusa la fase di presentazione delle domande, una commissione esperta valuta i progetti secondo i criteri fissati dal bando. L’aggiudicazione avviene sulla base della migliore combinazione tra offerta tecnica e proposta economica. Il rilascio definitivo della concessione è condizionato all’ottenimento di tutte le ulteriori autorizzazioni (ambientali, paesaggistiche, urbanistiche) e al deposito di garanzie fideiussorie, generalmente pari a due volte il canone annuo della concessione assegnata.
Le aree costiere, essendo parte del demanio pubblico, sono soggette a stringenti vincoli urbanistici e paesaggistici a tutela del territorio. Gli enti locali adottano strumenti di pianificazione come il Piano di Utilizzo dei Litorali o il Piano Comunale delle Coste, che distinguono zone balneabili, stabiliscono limiti volumetrici alle costruzioni e impongono il principio delle strutture facilmente amovibili.
Qualunque intervento, anche temporaneo, richiede autorizzazione paesaggistica vincolante da parte della Soprintendenza. Le strutture permanenti sono generalmente vietate, mentre sono ammissibili chioschi, cabine e manufatti in legno rimovibili. Ogni nuova realizzazione è subordinata all’ottenimento di permessi edilizi comunali e al rispetto della normativa ambientale vigente.
La pianificazione economica per l’apertura di uno stabilimento balneare deve considerare una molteplicità di voci, distinte tra oneri amministrativi, investimenti nelle strutture e acquisizione delle necessarie dotazioni. Il procedimento di autorizzazione del lido balneare comporta costi sostanziali e variabili in base alla dimensione, alla località e al livello dei servizi previsti.
Voce di spesa | Importo stimato |
Concessione demaniale marittima | 10.000 € – 30.000 €/anno |
Autorizzazione paesaggistica | 500 € – 2.000 € |
Certificazioni sanitarie e di sicurezza | 250 € – 3.000 € |
Licenza somministrazione alimenti/bevande | 200 € – 1.000 € |
Certificato di agibilità | 500 € – 1.500 € |
L’investimento totale iniziale si aggira tra 250.000 € e 600.000 €, a seconda delle dimensioni e della localizzazione.
Il subingresso in una concessione balneare avviene attraverso acquisto o cessione d’azienda e consente di proseguire l’attività senza bandi pubblici aggiuntivi, limitatamente al periodo di validità della concessione originaria e previa verifica dei requisiti normativi del subentrante. La procedura richiede autorizzazione dell’ente con relativo esame della documentazione societaria e degli atti di trasferimento.
Costi della licenza:
Il subentrante dovrà inoltre versare l’indennizzo per gli investimenti non ammortizzati al concessionario uscente, secondo i criteri stabiliti dalla normativa vigente. L’operazione riduce la complessità burocratica e consente una continuità nelle attività in essere.
Una volta avviata l’attività i gestori devono affrontare costi fissi e ricorrenti per il mantenimento della struttura. Le principali voci di spesa ricorrente includono:
In media, il totale dei costi fissi annui per una struttura di dimensioni medie varia tra 50.000 € e 100.000 €, esclusi eventuali canoni integrativi per l’uso di aree aggiuntive o servizi extra.
Costo fisso annuo | Importo stimato |
Personale | 20.000 € – 40.000 €/dipendente a tempo pieno |
Utenze e servizi | 6.000 € – 15.000 € |
Assicurazioni | 2.000 € – 5.000 € |
I ricavi di una struttura balneare sono moltiplicati da servizi aggiuntivi e dipendono dalla posizione geografica, dall’ampiezza delle strutture e dalla capacità di offrire servizi differenziati. La stagionalità e le condizioni climatiche incidono sensibilmente sul potenziale fatturato.
Fatturato medio annuo: per uno stabilimento di medie dimensioni il range stimato è tra 100.000 € e 300.000 €; le strutture maggiori superano ampiamente i 500.000 € annui. Il margine netto oscilla tra il 20% e il 40% del fatturato. Un’attività con 200.000 € di entrate può quindi generare utili netti tra 40.000 € e 80.000 € annui.
L’espansione dei periodi di apertura, l’offerta di servizi innovativi e l’implementazione di strategie di destagionalizzazione possono contribuire a migliorare ulteriormente le prospettive di rendimento.