Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Dove versare il TFR? Le soluzioni possibili previste dalle normative e CCNL 2025

Il lavoratore conserva il diritto di scegliere la destinazione del TFR? Ma quali sono le opzioni possibili?

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Dove versare il TFR? Le soluzioni possib

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) indica una porzione significativa del risparmio previdenziale dei lavoratori dipendenti italiani. La sua corretta allocazione può influenzare notevolmente il futuro economico di ciascun dipendente. Nel panorama normativo del 2025, le opzioni per la destinazione del TFR sono molteplici e meritano un'attenta valutazione in base alle proprie esigenze personali e alla propria situazione lavorativa.

Come funziona la scelta della destinazione del TFR

Ogni lavoratore dipendente ha il diritto di decidere autonomamente dove destinare il proprio TFR. Questa decisione deve essere presa entro 6 mesi dall'assunzione, un periodo durante il quale è possibile valutare attentamente le diverse alternative disponibili. Il bivio fondamentale presenta due principali opzioni: lasciare il TFR in azienda oppure investirlo in un fondo pensione complementare.

È importante sottolineare che, in caso di mancata comunicazione della scelta entro il termine previsto, il TFR resta automaticamente in azienda secondo il principio del silenzio-assenso inverso. Questa disposizione tutela il lavoratore che non ha avuto modo di approfondire le diverse possibilità offerte dalla normativa.

Destinazione ai Fondi di previdenza complementare, vantaggi e caratteristiche

La destinazione del TFR ai fondi di previdenza complementare rappresenta un'opzione sempre più considerata dai lavoratori, specialmente nel contesto previdenziale del 2025. Questi fondi si distinguono in diverse tipologie:

  • Fondi di categoria o di settore: riservati ai lavoratori che hanno sottoscritto un contratto collettivo di lavoro specifico per quella categoria o settore
  • Fondi aziendali: derivanti da accordi che coinvolgono specifiche aziende e i loro dipendenti
  • Fondi territoriali: accessibili ai lavoratori presenti in una determinata area geografica

Contribuzione e benefici dei Fondi negoziali

Nei Fondi negoziali o di categoria è previsto un importante vantaggio: il versamento di una quota aggiuntiva a carico del datore di lavoro. Questo rappresenta di fatto un incremento della retribuzione, poiché il datore di lavoro riconosce una contribuzione supplementare a favore del dipendente che sceglie questa opzione.

Gli iscritti possono generalmente scegliere tra diverse linee di investimento con profili di rischio variabili, dalle più garantite a quelle più dinamiche. È importante considerare che gli utili e le eventuali perdite conseguite dall'investimento nei Fondi pensione incidono direttamente sul valore finale del capitale accumulato.

Vantaggi economici e fiscali della previdenza complementare

I Fondi negoziali presentano diversi benefici economici rispetto ad altre forme di investimento:

  • Minori costi di gestione rispetto ai Fondi non negoziali, con conseguente maggiore accumulo di capitale nel lungo periodo
  • Regime fiscale agevolato che include:
    • Deduzione dal reddito imponibile dei contributi versati fino a 5.164,57 euro annui
    • Tassazione dei rendimenti al 20%, con riduzione al 12,5% per investimenti in titoli di Stato e obbligazioni emesse da Paesi in white list
    • Tassazione delle prestazioni finali alla fonte con aliquota del 15%, ulteriormente ridotta dello 0,3% per ogni anno di partecipazione al Fondo oltre il quindicesimo, fino a un minimo del 9%

Per chi è consigliabile questa soluzione

La destinazione del TFR ai fondi di previdenza complementare è particolarmente vantaggiosa per:

  • Lavoratori che hanno accesso a un fondo pensione negoziale, potendo così beneficiare dell'integrazione del datore di lavoro e dei minori costi di gestione
  • Dipendenti con contratto a tempo indeterminato e prospettive lavorative stabili
  • Persone che hanno più di 20 anni dal pensionamento, potendo così compensare eventuali fluttuazioni negative dei mercati con periodi di alti rendimenti
  • Chi preferisce un investimento potenzialmente più redditizio, pur accettando un maggior grado di rischio
  • In contesti economici caratterizzati da cicli regolari, scenari stabili o fasi espansive con alti rendimenti finanziari
  • Durante periodi di deflazione o inflazione stabile

Va sottolineato che, secondo le normative aggiornate al 2025, la scelta di destinare il TFR alla previdenza complementare è irreversibile, salvo l'opzione per l'erogazione mensile. I Fondi sono comunque sottoposti alla vigilanza della COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), a tutela degli iscritti.

Mantenimento del TFR in azienda, caratteristiche e benefici

Quando si opta per mantenere il TFR in azienda, questo continua a rappresentare una forma di retribuzione differita, che verrà liquidata al termine del rapporto di lavoro. Questa soluzione offre caratteristiche specifiche che possono risultare vantaggiose in determinate situazioni.

Rivalutazione e trattamento fiscale

Il TFR lasciato in azienda viene rivalutato annualmente secondo un meccanismo definito per legge:

  • Rivalutazione su base composta pari all'1,5% in misura fissa
  • Più il 75% dell'indice ISTAT dei prezzi al consumo

Dal punto di vista fiscale, si applicano le seguenti condizioni:

  • Tassazione separata del TFR liquidato, secondo gli scaglioni di reddito IRPEF, con applicazione dell'aliquota media (generalmente con un minimo del 23%)
  • Tassazione della rivalutazione al 17%

Ulteriori caratteristiche del TFR in azienda

A differenza della previdenza complementare, la scelta di mantenere il TFR in azienda è reversibile, consentendo maggiore flessibilità nelle decisioni future. Inoltre, in caso di insolvenza dell'imprenditore, interviene il Fondo di garanzia INPS a tutela dei lavoratori, assicurando il pagamento del TFR maturato.

Per le aziende con meno di 50 dipendenti, il TFR rimane effettivamente presso l'azienda stessa, mentre per le aziende più grandi, viene versato al Fondo Tesoreria INPS, pur mantenendo le stesse caratteristiche di rivalutazione e tassazione.

A chi è consigliato mantenere il TFR in azienda

Questa opzione risulta particolarmente indicata per:

  • Lavoratori con contratto a tempo determinato o con prospettive lavorative discontinue
  • Chi preferisce un investimento meno redditizio ma più garantito
  • In scenari economici previsionali turbolenti e irregolari
  • Durante fasi economiche recessive, caratterizzate da perdite sui mercati finanziari
  • In periodi di alta inflazione, poiché la rivalutazione del TFR è parzialmente legata all'indice ISTAT
  • Chi prevede di avere necessità di anticipazioni nel breve-medio periodo per acquisto prima casa, spese mediche o altre esigenze personali

Opzioni intermedie e soluzioni personalizzate

Oltre alle due alternative principali, esistono anche opzioni intermedie che permettono di diversificare la destinazione del TFR. A partire dal 2025, la normativa consente di:

  • Suddividere il TFR tra fondo pensione e azienda, con percentuali personalizzabili
  • Destinare solo una quota del TFR alla previdenza complementare, mantenendo il resto in azienda
  • Attivare versamenti volontari aggiuntivi al fondo pensione, indipendentemente dalla destinazione del TFR

Queste soluzioni intermedie sono particolarmente utili per bilanciare sicurezza e rendimento, adattando la scelta alle proprie esigenze personali e alla propria propensione al rischio.

Diritti e possibilità di anticipazione del TFR

Indipendentemente dalla destinazione scelta, il lavoratore mantiene il diritto di richiedere anticipazioni sul TFR maturato in specifiche circostanze previste dalla legge:

  • Fino al 70% per spese sanitarie per terapie e interventi straordinari
  • Fino al 70% per acquisto della prima casa per sé o per i figli
  • Fino al 30% per altre necessità, dopo almeno 8 anni di servizio

Le modalità di richiesta e i tempi di erogazione possono variare a seconda che il TFR sia mantenuto in azienda o versato a un fondo pensione, con regole specifiche definite dai regolamenti dei singoli fondi e dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) in vigore nel 2025.

Considerazioni finali sulla scelta della destinazione del TFR

La decisione su dove destinare il proprio TFR nel 2025 richiede un'analisi approfondita della propria situazione personale, considerando:

  • L'orizzonte temporale fino al pensionamento
  • La stabilità lavorativa e contrattuale
  • La propria propensione al rischio
  • La presenza di un fondo negoziale nel proprio settore
  • Le previsioni economiche di medio-lungo periodo
  • La necessità di flessibilità nell'accesso alle risorse

È consigliabile, prima di prendere una decisione definitiva, consultare un consulente finanziario o rivolgersi ai patronati sindacali, che possono fornire assistenza personalizzata in base alla specifica situazione del lavoratore e alle normative vigenti.

Leggi anche
Puoi Approfondire