La questione sul finanziamento pubblico ai partiti si è conclusa con la decisione di un aumento per gli stessi fino a 3 milioni di euro in più. Si passerà così così da 25,1 a 28,1 milioni di euro.
Come cambia il finanziamento pubblico ai partiti dopo le ultime novità decise? Nelle ultime settimane si è molto discusso delle modifiche alla legge sul finanziamento ai partiti.
La proposta è stata elaborata da due emendamenti presentati dai partiti di opposizione, Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra, e inserita in un emendamento al decreto fiscale. Ma non ha avuto molto successo e ora si cambia ancora.
Per la soluzione della questione sul finanziamento pubblico ai partiti si è tornati all’ipotesi iniziale, cioè di aumentarli fino a 3 milioni di euro in più, e passeranno così da 25,1 a 28,1 milioni di euro.
Il limite attuale di fondi che i partiti possono ricevere dal 2 per mille è di 25,1 milioni. Un emendamento riformulato dal governo ridisegnava l'intera disciplina, aumentando il finanziamento a 42,3 milioni, ma non è stato ben accolto dal Quirinale.
Alla fine il testo approvato è tornato nella versione originale presentata dall'opposizione, con il tetto a 28,1 milioni.
Il provvedimento è passata con il voto di quasi tutti i partiti. Solo il M5S ha espresso parere contrario.
Dopo lo stop Presidente della Repubblica Mattarella alla modifica per la normativa sul finanziamento dei partiti, è comunque passata la proposta di aumento del tetto stabilito: sarà di tre milioni.
Partito democratico e Alleanza verdi sinistra avevano presentato un emendamento per aumentare il finanziamento pubblico ai partiti tramite il 2×1000.
L’accordo prevedeva di passare dal finanziamento pubblico (agli stessi partiti) attraverso il 2xmille, quota dell'Irpef che il contribuente può destinare al sostegno dei partiti politici, a un nuovo sistema che avrebbe permesso di distribuire alle forze politiche anche il cosiddetto inoptato, cioè di soldi che i cittadini non destinano a nessuno.
La riformulazione prevedeva la modifica dell’intera disciplina del 2 per 1.000, prendendo come esempio quella che regola l’8 per 1.000, cioè il finanziamento alla Chiesa cattolica, senza tetto.
Questo sistema avrebbe permesso di aumentare in maniera decisamente troppo elevata i fondi ai partiti e sarebbero passati addirittura da 25 a ben 42 milioni di euro. Ma il Quirinale ha bloccato l’emendamento.
L’inserimento della norma nel Decreto fiscale è sembrata inadeguata.
Il finanziamento pubblico rappresenta una delle modalità che permette ai partiti politici di percepire soldi per finanziare le proprie attività e da sommare a quelli derivanti da raccolte fondi e quote di iscrizione.
E’ un sistema assolutamente legale, in vigore in moltissimi Paesi. Dopo diverse modifiche avvenute nel corso degli anni sulla disciplina, a partire dal 2014, è stato stabilito che ogni contribuente può destinare il due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche a favore di un partito politico iscritto nel relativo registro nazionale.
In particolare, i partiti possono contare non solo sui contributi da parte dello Stato direttamente erogati ai partiti e movimenti politici, ma anche sui finanziamenti dei privati.
Questi possono avvenire o tramite la destinazione volontaria del due per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche su precisa scelta del contribuente, o tramite erogazioni liberali dei privati, che permettono ai cittadini di usufruire delle relative detrazioni fiscali.
Sono, però, pochissimi gli italiani che decidono di donare il 2 per mille, nel 2023 sono stati appena il 4,2%, mentre il restante 95,8%, ha preferito non decidere, lasciandolo così allo Stato
Sono pochi anche i contribuenti che corrispondono il 2 per mille tramite il pagamento dell’Irpef: su 41 milioni di contribuenti, infatti, ben 12,8 milioni hanno redditi troppo bassi o troppe detrazioni, per cui ne restano 28,4 milioni.
Precisiamo che, come stabilito dalla normativa vigente, possono erogare contributi ai partiti e ai gruppi parlamentari, i singoli privati (cioè le persone fisiche) e le persone giuridiche (enti, associazioni, società, ecc.).